Francia, secondo giorno di sciopero
Secondo giorno di sciopero in Francia contro la modifica dei regimi pensionistici speciali. Sia ieri che oggi l’adesione è stata massiccia alla SNCF (Ferrovie dello Stato) anche se inferiore a quella registrata il 18 ottobre scorso. Sei sindacati su sette hanno deciso di continuare la mobilitazione. I treni che circolano oggi sono aumentati rispetto a ieri, ma il traffico ferroviario viene definito ancora “fortemente ridotto”.
Nonostante l’ottimismo mostrato ieri dalla direzione della RATP, la società che gestisce la metropolitana di Parigi, anche il traffico urbano sotterraneo e quello regionale (linee A e B del RER) rimangono oggi ridotti. Quasi impossibile, questa mattina, prendere la 1, come ho potuto constatare personalmente, nonostante la scarsa adesione dei lavoratori di quella linea allo sciopero (si tratta per il 60-70% di giovani conducenti che non hanno ancora un contratto definitivo e ai quali i sindacati stessi consigliano di rimanere in servizio). Tutti i sindacati presenti tra i lavoratori della metropolitana (con l’eccezione notevole della moderata CFDT) hanno deciso di incrociare le braccia anche oggi.
È ormai palese che la preoccupazione principale del governo è di evitare che il forte movimento che in queste ore vede protagonisti i lavoratori dei trasporti e delle aziende dell’elettricità e del gas, si possa congiungere a quello che porterà in piazza, martedì prossimo, i funzionari pubblici e gli insegnanti. Uno sciopero ad oltranza che coinvolgesse fasce così ampie di lavoratori, sarebbe un vero incubo per il governo e per il presidente Sarkozy (e i sindacati stessi, a partire dalla CFDT, fortemente contraria alla congiunzione delle differenti rivendicazioni, appaiono impreparati alla “politicizzazione” e alla radicalizzazione del conflitto). Da non sottovalutare, poi, il movimento studentesco, messosi in marcia un mese fa contro la legge Pécresse sull’autonomia finanziaria delle università, che introdurrebbe una sorta di privatizzazione degli atenei. 36 delle 85 università francesi sono oggi occupate dai manifestanti o chiuse.
Eppure si moltiplicano, almeno in teoria, i segnali che indicano lo sbocco della crisi: il segretario del principale sindacato, la CGT di Bernard Thibault, che incontra il ministro del lavoro qualche ora prima dell’inizio dello sciopero; la proposta, sempre da parte della CGT, di aprire negoziati settore per settore, con tavoli a tre (sindacati, direzione delle società, governo); il desiderio esplicito di Sarkozy di fermare il conflitto “prima possibile”, accettando la proposta della CGT; la “lettera sul metodo” da seguire nei negoziati, inviata ieri sera dal ministro del lavoro Xavier Bertrand ai sindacati, che prevede di lasciare un mese alle imprese e ai rappresentanti dei lavoratori per trovare il modo di applicare la riforma.
Nessuno può dire per il momento - mentre i contatti tra i sindacati e il governo continuano frenetici dietro le quinte - se siamo nel campo degli stratagemmi mediatici e del gioco delle parti, o se la crisi potrà risolversi davvero in tempi brevi. Certo è che, come ricordava un macchinista ieri, lo sciopero “è dei lavoratori”, prima ancora che del sindacato. La lotta, posto che in pochi credono in un ritiro puro e semplice della riforma dei regimi pensionistici speciali, si sposta ora su alcuni aspetti specifici di quel provvedimento, giudicati irrinunciabili dal governo. In particolare, i manifestanti contestano l’innalzamento dei contributi necessari per ottenere una pensione a tasso pieno dagli attuali 37 anni e mezzo a 40. Quelli che svolgono lavori particolarmente faticosi, come ad esempio i macchinisti, sanno bene che pochi potranno permettersi di prestare servizio fino al raggiungimento della quota prevista e vedono quindi ridursi sostanzialmente l’ammontare della loro pensione. Per altro, per il 2008 è già previsto l’innalzamento dei contributi per i funzionari pubblici a 41 anni, e molti temono (a ragion veduta) che presto si ricomincerà a parlare di un nuovo adeguamento anche per le altre categorie. Una china della quale non si vede la fine.
Aggiornamenti
13,30 - Le prime assemblee generali che si sono tenute questa mattina nei depositi della SNCF hanno deciso ufficialmente la continuazione dello sciopero anche domani, venerdì. Si tratta di assemblee di un certo peso: Marsiglia, Bordeaux e Parigi Nord. “Vogliamo sapere su quali punti è possibile negoziare e, finché il governo non aprirà la discussione, non si capisce come si possa saperlo”, ha dichiarato Eric Falempin, segretario generale della federazione dei ferrovieri di Force Ouvrière. “Bisogna continuare a fare pressione”, ha aggiunto. La stessa decisione (continuare lo sciopero almeno per altre 24 ore) è stata presa alla RATP. Una riunione di tutti i sindacati è prevista per questo pomeriggio, dopo lo svolgimento delle altre assemblee generali. (Fonti: AFP, Le Monde).
Nonostante l’ottimismo mostrato ieri dalla direzione della RATP, la società che gestisce la metropolitana di Parigi, anche il traffico urbano sotterraneo e quello regionale (linee A e B del RER) rimangono oggi ridotti. Quasi impossibile, questa mattina, prendere la 1, come ho potuto constatare personalmente, nonostante la scarsa adesione dei lavoratori di quella linea allo sciopero (si tratta per il 60-70% di giovani conducenti che non hanno ancora un contratto definitivo e ai quali i sindacati stessi consigliano di rimanere in servizio). Tutti i sindacati presenti tra i lavoratori della metropolitana (con l’eccezione notevole della moderata CFDT) hanno deciso di incrociare le braccia anche oggi.
È ormai palese che la preoccupazione principale del governo è di evitare che il forte movimento che in queste ore vede protagonisti i lavoratori dei trasporti e delle aziende dell’elettricità e del gas, si possa congiungere a quello che porterà in piazza, martedì prossimo, i funzionari pubblici e gli insegnanti. Uno sciopero ad oltranza che coinvolgesse fasce così ampie di lavoratori, sarebbe un vero incubo per il governo e per il presidente Sarkozy (e i sindacati stessi, a partire dalla CFDT, fortemente contraria alla congiunzione delle differenti rivendicazioni, appaiono impreparati alla “politicizzazione” e alla radicalizzazione del conflitto). Da non sottovalutare, poi, il movimento studentesco, messosi in marcia un mese fa contro la legge Pécresse sull’autonomia finanziaria delle università, che introdurrebbe una sorta di privatizzazione degli atenei. 36 delle 85 università francesi sono oggi occupate dai manifestanti o chiuse.
Eppure si moltiplicano, almeno in teoria, i segnali che indicano lo sbocco della crisi: il segretario del principale sindacato, la CGT di Bernard Thibault, che incontra il ministro del lavoro qualche ora prima dell’inizio dello sciopero; la proposta, sempre da parte della CGT, di aprire negoziati settore per settore, con tavoli a tre (sindacati, direzione delle società, governo); il desiderio esplicito di Sarkozy di fermare il conflitto “prima possibile”, accettando la proposta della CGT; la “lettera sul metodo” da seguire nei negoziati, inviata ieri sera dal ministro del lavoro Xavier Bertrand ai sindacati, che prevede di lasciare un mese alle imprese e ai rappresentanti dei lavoratori per trovare il modo di applicare la riforma.
Nessuno può dire per il momento - mentre i contatti tra i sindacati e il governo continuano frenetici dietro le quinte - se siamo nel campo degli stratagemmi mediatici e del gioco delle parti, o se la crisi potrà risolversi davvero in tempi brevi. Certo è che, come ricordava un macchinista ieri, lo sciopero “è dei lavoratori”, prima ancora che del sindacato. La lotta, posto che in pochi credono in un ritiro puro e semplice della riforma dei regimi pensionistici speciali, si sposta ora su alcuni aspetti specifici di quel provvedimento, giudicati irrinunciabili dal governo. In particolare, i manifestanti contestano l’innalzamento dei contributi necessari per ottenere una pensione a tasso pieno dagli attuali 37 anni e mezzo a 40. Quelli che svolgono lavori particolarmente faticosi, come ad esempio i macchinisti, sanno bene che pochi potranno permettersi di prestare servizio fino al raggiungimento della quota prevista e vedono quindi ridursi sostanzialmente l’ammontare della loro pensione. Per altro, per il 2008 è già previsto l’innalzamento dei contributi per i funzionari pubblici a 41 anni, e molti temono (a ragion veduta) che presto si ricomincerà a parlare di un nuovo adeguamento anche per le altre categorie. Una china della quale non si vede la fine.
Aggiornamenti
13,30 - Le prime assemblee generali che si sono tenute questa mattina nei depositi della SNCF hanno deciso ufficialmente la continuazione dello sciopero anche domani, venerdì. Si tratta di assemblee di un certo peso: Marsiglia, Bordeaux e Parigi Nord. “Vogliamo sapere su quali punti è possibile negoziare e, finché il governo non aprirà la discussione, non si capisce come si possa saperlo”, ha dichiarato Eric Falempin, segretario generale della federazione dei ferrovieri di Force Ouvrière. “Bisogna continuare a fare pressione”, ha aggiunto. La stessa decisione (continuare lo sciopero almeno per altre 24 ore) è stata presa alla RATP. Una riunione di tutti i sindacati è prevista per questo pomeriggio, dopo lo svolgimento delle altre assemblee generali. (Fonti: AFP, Le Monde).
16,15 - La maggioranza delle assemblee generali dei lavoratori della SNCF (ferrovie dello Stato) e RATP (metropolitana di Parigi) ha deciso che lo sciopero continuerà anche domani, venerdì. Una riunione dei vari sindacati coinvolti nella lotta è attesa per le 16,30 nella sede della CGT (Confédération Générale du Travail) a Montreuil, nell'immediata periferia parigina. Nel frattempo, il sindacato studentesco Unef e l'agenzia France Presse hanno fatto il conto delle università coinvolte oggi nella mobilitazione contro la legge Pécresse: sono 41 (fonti: Le Monde, Libération).
19,30 – Mentre il traffico nella metropolitana parigina rispetto a questa mattina è, se possibile, sensibilmente peggiorato (in otto linee su quattordici non circola nulla), è confermato che lo sciopero continuerà anche domani alla SNCF (ferrovie dello Stato) e alla RATP (metropolitana di Parigi), anche se in quest’ultima solo quattro sindacati su otto hanno deciso di dare indicazione ai propri iscritti di astenersi dal lavoro. Secondo quanto ha dichiarato il segretario della federazione dei ferrovieri della CGT, Didier Le Reste, le sei federazioni sindacali chiedono al ministro del lavoro di tenere già venerdì una riunione “per fissare il quadro” dei negoziati. I sindacati hanno già chiesto alle assemblee generali dei ferrovieri di proseguire lo sciopero anche nella giornata di sabato.
Anche l’Unef (il sindacato studentesco) si mostra più agguerrito che mai, dopo che il suo segretario, Bruno Juillard, è stato ricevuto dalla ministra Pécresse, un incontro che gli studenti hanno giudicato infruttoso. “Chiediamo di continuare e di amplificare la mobilitazione nelle università” – ha detto Juillard – “partecipando massivamente alle assemblee generali e votando per lo sciopero” (fonti: AFP, Libération).
Anche l’Unef (il sindacato studentesco) si mostra più agguerrito che mai, dopo che il suo segretario, Bruno Juillard, è stato ricevuto dalla ministra Pécresse, un incontro che gli studenti hanno giudicato infruttoso. “Chiediamo di continuare e di amplificare la mobilitazione nelle università” – ha detto Juillard – “partecipando massivamente alle assemblee generali e votando per lo sciopero” (fonti: AFP, Libération).
Vedi anche: La Francia si sveglia, contro Sarkozy; “Scioperiamo per tutti”, ma i sindacati si dividono; Francia, sciopero a oltranza.
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2 commenti:
Visto che per tua fortuna non puoi vedere il TG2 ti relaziono su come ha parlato dei fatti oggi. Grandissimo disagio dei cittadini francesi, Parigi paralizzata, scene da catastrofic-movie, elogio delle biciclette e dei pattini che permettono di unire l'utile al dilettevole e tenersi in forma in questi giorni "difficili", elogio di Sarkozy come nuovo idolo del celodurismo. Non una parola sul PERCHE' si sciopera. Ovviamente perchè scioperare è sempre sbagliato e non può mai avere una motivazione accettabile. Detto da giornalisti che, quando scioperano, lo fanno per due tre giorni di seguito raccontandoti tutte le loro rivendicazioni dall'A alla Z.
Un carissimo saluto.
Cara Lame, anche qui la tendenza è quella di dare molto peso ai disagi provocati ai cittadini (chiamati dai media, come ho scritto ieri, "ostaggi" dei manifestanti) e molto poco alle rivendicazioni di chi sciopera. Viene da chiedersi dove certa gente, che protesta perché altri lavoratori scioperano, abbia la testa; ci si chiede come facciano a non accorgersi che la difesa dei diritti di una categoria è una difesa per tutti. Ma è tanto più facile parlare di "privilegi"...
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