Catania Pride 2008 - 5 luglio

21 ottobre 2007

“Scioperiamo per tutti”, ma i sindacati si dividono

Lo sciopero contro la riforma dei regimi pensionistici speciali può dirsi concluso, almeno per il momento. Il traffico ferroviario e quello dei trasporti urbani, infatti, è tornato oggi quasi alla normalità in tutta la Francia. L’astensione dal lavoro di 24 ore proclamata giovedì scorso da tutti i sindacati e proseguita nelle giornate di venerdì e sabato dalle sole organizzazioni Sud-Rail e Force Ouvrière (che rappresentano il 21% di tutto il personale delle ferrovie e il 29% dei macchinisti) non ha ammorbidito le posizioni del governo, che conferma l’intenzione di portare a termine una riforma che giudica “indispensabile”. È attesa per domani una riunione intersindacale per decidere le prossime mosse, mentre il ministro del lavoro, Xavier Bertrand, si è detto disponibile a incontrare i rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori la prossima settimana, pur senza mai pronunciare la parola “negoziato”.
Intanto, però, c’è da registrare la rottura del fronte sindacale unitario che si era formato alla vigilia dello sciopero del 18 ottobre: la Federazione generale autonoma dei macchinisti (FGAAC), che alle ultime elezioni interne della società delle ferrovie (SNCF) ha preso il 2,9% dei voti di tutte le categorie ma il 29% di quella dei conducenti, ha chiesto ai propri aderenti di interrompere definitivamente lo stato d’agitazione. Prima ancora dell’apertura dei negoziati col governo, la FGAAC ha trattato separatamente con i vertici dell’azienda, all’insaputa delle altre organizzazioni, ottenendo per i macchinisti della SNCF un’attenuazione degli effetti della riforma, almeno a parole. La novità principale starebbe nel fatto che il cumulo dei contributi sarà innalzato, come esige il governo, da 37 anni e mezzo a 40, ma i conducenti assunti a partire dal 2009 potranno andare in pensione anche prima dei 55 anni previsti, scalando dal periodo rimanente al raggiungimento del 55° anno un capitale-tempo che avranno accumulato rinunciando a delle giornate di riposo. Quello stesso capitale-tempo potrà essere convertito in salario, se il macchinista dovesse invece scegliere di lavorare fino all’età pensionabile.
Furente, com’era prevedibile, la reazione della CGT – il principale sindacato della SNCF e dell’azienda dei trasporti di Parigi – che puntava ad estendere le rivendicazioni a quante più categorie possibili per tenerle unite e solidali nella lotta contro questa riforma fortemente voluta dal presidente Nicolas Sarkozy. Contro la strategia della CGT di puntare a una sola giornata di sciopero, invece che alla prosecuzione della protesta fino a ottenere il ritiro della riforma, si sono pronunciati Force Ouvrière e Sud-Rail. Questi ultimi hanno scritto in un volantino che “mai il governo e la direzione [della SNCF, n.d.r] hanno ceduto su vertenze di questa importanza dopo 24 ore di sciopero. La tattica dei ‘tempi forti’ di 24 ore è quella seguita nel 2003, e abbiamo perso”, affermano, ricordando la sconfitta della mobilitazione contro la riforma dell’allora ministro del lavoro Fillon, che ha portato all’innalzamento dei contributi per i lavoratori del settore pubblico a 40 anni.
La prossima sarà probabilmente una settimana decisiva per comprendere le sorti di questo movimento e, più in generale, della lotta sociale nella Francia dell’era Sarkozy. Come ha fatto notare un commentatore di Libération, con toni per quel quotidiano ormai desueti, “la vera natura del regime di Sarkozy, la sua natura di classe, come si diceva un tempo, si sta rivelando apertamente. […] Se la sinistra non fosse in stato comatoso, non le mancherebbero le occasioni per rientrare in gioco”.

Grégory, ferroviere di Bordeaux, aderente a Force Ouvrière:



“Il 18 ottobre scioperiamo per difendere non soltanto i regimi speciali che sono rimessi in discussione oggi ma, più in generale, tutto il capitolo delle pensioni, poiché questo riguarda tutti i lavoratori francesi. Infatti – e questo è stato annunciato molto chiaramente – a partire dal 2008 tutto il regime generale farà un nuovo passo indietro dal punto di vista sociale, passando a 41 anni e a 42 in prospettiva. Quindi, noi di Force Ouvrière pensiamo che, per il momento, il solo mezzo per resistere sulla base dei 40 anni prima di tornare a 37 anni e mezzo per tutti, è quello di conservare i regimi speciali”.

Fonti: CGT, FGAAC, Le Figaro, Le Monde, Libération, Sud-Rail, Wikipédia.


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