La révolution du désir
Annuncio. Oggi esce in Francia il dvd del nostro documentario, il cui titolo definitivo è “La révolution du désir – 1970, la libération homosexuelle”. Ve ne avevo già parlato in occasione della prima proiezione pubblica, svoltasi qui a Parigi nel novembre scorso. Se volete sapere di cosa tratta esattamente il documentario, potete leggere il post: La prima! Quella che pubblico di seguito, invece, è la traduzione del comunicato stampa diffuso qualche settimana fa.
E se per caso dovesse restarvi ancora qualche curiosità, andate a farvi un giro sul blog del documentario (in francese), dove, tra le altre cose, si trovano delle foto, un teaser e un estratto. Che volete di più?
La révolution du désir – 1970, la libération homosexuelle, di Alessandro Avellis e Gabriele Ferluga, segue il percorso che ha condotto alcuni giovani ribelli del maggio 68 prima al femminismo, poi alla fondazione del FHAR (Front Homosexuel d’Action Révolutionnaire), e rende omaggio a due eminenti figure di questo movimento: la scrittrice femminista Françoise d’Eaubonne (scomparsa recentemente) e Guy Hocquenghem, l’intellettuale ribelle. Troppo a lungo dimenticato, a causa dei suoi attacchi all’intellighenzia mitterrandiana degli anni Ottanta, questo saggista anticonformista è tornato di moda negli anni Novanta negli Stati Uniti, grazie all’influenza esercitata dalla sua opera nell’elaborazione della teoria queer. Secondo il filosofo Didier Eribon, questa teoria, nata nei dipartimenti dei gay studies delle università americane e in seguito sviluppatasi in tutto il mondo, “può essere considerata come una riscoperta sia degli interrogativi politici e teorici del FHAR sia delle critiche mosse dallo stesso Hocquenghem nei loro confronti”. Nel suo Le désir homosexuel, sulla scia di Deleuze e Guattari così come di René Schérer, sua guida spirituale e amico di sempre, Hocquenghem intende far uscire la sessualità dal triangolo edipico freudiano e si concentra su una sessualità anale come elemento d’indifferenziazione dei due sessi : “il nostro buco del culo è rivoluzionario”, scriverà non a caso.
Guy Hocquenghem era innanzitutto persuaso del fatto che omosessualità e normalizzazione sociale non potevano coesistere. Ciò che non poteva immaginare era l’arrivo di un virus terribile che, per una tragica ironia, avrebbe normalizzato gli omosessuali nel giro di una quindicina d’anni, rendendoli degni della pietà umana agli occhi della società benpensante. Lo stesso virus che lo avrebbe ucciso all’età di 41 anni, nel momento stesso in cui cominciava un promettente percorso letterario. Oggi le teorie di Hocquenghem tornano d’attualità. Una concezione rivoluzionaria dell’omosessualità, o quantomeno ribelle, è ancora possibile in un mondo globalizzato, che ha omologato gli omosessuali all’insegna del mercato e dell’ultraliberalismo. Opporsi alla falsa tolleranza di certi politici, criticare gli intrallazzi elettorali di un Sarkozy che, malgrado i bei discorsi, mantiene l’omofobo Vanneste al suo posto nel partito, o quelli di un Delanoë che, in pompa magna, intitola una piazza al reazionario Giovanni Paolo II, militare per i diritti dei/delle transessuali, resta tra gli obiettivi di una parte del movimento glbt che è ancora combattiva e vivace. In questo documentario, i due autori hanno scelto di mettere in relazione la storia del FHAR con un gruppo attuale, le Panthères Roses (“Lesbiche e froci all’attacco”, è uno dei loro slogan), per capire le influenze che i giovani di allora, carichi di ideologia, possono avere sui militanti, magari un po’ più disillusi, di oggi. Pubblicata per la prima volta nel 1986, la Lettre ouverte à ceux qui sont passés du col mao au Rotary (“Lettera aperta a quelli che sono passati dal colletto alla Mao al Rotary”) di Guy Hocquenghem, mostra un altro aspetto dell’attualità del pensiero di questo autore. In quel pamphlet Hocquenghem esamina il percorso dei “nuovi filosofi” e dei vari rappresentanti del mitterrandismo, tra i ricordi personali delle barricate del maggio 68 e le dichiarazioni pubbliche: ne scaturisce l’impietoso ritratto di una generazione che, in gran parte, ha rinnegato i propri valori e che è passata dal pacifismo e dai grandi ideali della dorata giovinezza al militarismo ad oltranza, al sostegno al nucleare e al sistema ultracapitalista. Guy Hocquenghem non si sarebbe certo stupito nel vedere Kouchner approdare al governo Fillon/Sarkozy...
E se per caso dovesse restarvi ancora qualche curiosità, andate a farvi un giro sul blog del documentario (in francese), dove, tra le altre cose, si trovano delle foto, un teaser e un estratto. Che volete di più?
La révolution du désir – 1970, la libération homosexuelle, di Alessandro Avellis e Gabriele Ferluga, segue il percorso che ha condotto alcuni giovani ribelli del maggio 68 prima al femminismo, poi alla fondazione del FHAR (Front Homosexuel d’Action Révolutionnaire), e rende omaggio a due eminenti figure di questo movimento: la scrittrice femminista Françoise d’Eaubonne (scomparsa recentemente) e Guy Hocquenghem, l’intellettuale ribelle. Troppo a lungo dimenticato, a causa dei suoi attacchi all’intellighenzia mitterrandiana degli anni Ottanta, questo saggista anticonformista è tornato di moda negli anni Novanta negli Stati Uniti, grazie all’influenza esercitata dalla sua opera nell’elaborazione della teoria queer. Secondo il filosofo Didier Eribon, questa teoria, nata nei dipartimenti dei gay studies delle università americane e in seguito sviluppatasi in tutto il mondo, “può essere considerata come una riscoperta sia degli interrogativi politici e teorici del FHAR sia delle critiche mosse dallo stesso Hocquenghem nei loro confronti”. Nel suo Le désir homosexuel, sulla scia di Deleuze e Guattari così come di René Schérer, sua guida spirituale e amico di sempre, Hocquenghem intende far uscire la sessualità dal triangolo edipico freudiano e si concentra su una sessualità anale come elemento d’indifferenziazione dei due sessi : “il nostro buco del culo è rivoluzionario”, scriverà non a caso.
Guy Hocquenghem era innanzitutto persuaso del fatto che omosessualità e normalizzazione sociale non potevano coesistere. Ciò che non poteva immaginare era l’arrivo di un virus terribile che, per una tragica ironia, avrebbe normalizzato gli omosessuali nel giro di una quindicina d’anni, rendendoli degni della pietà umana agli occhi della società benpensante. Lo stesso virus che lo avrebbe ucciso all’età di 41 anni, nel momento stesso in cui cominciava un promettente percorso letterario. Oggi le teorie di Hocquenghem tornano d’attualità. Una concezione rivoluzionaria dell’omosessualità, o quantomeno ribelle, è ancora possibile in un mondo globalizzato, che ha omologato gli omosessuali all’insegna del mercato e dell’ultraliberalismo. Opporsi alla falsa tolleranza di certi politici, criticare gli intrallazzi elettorali di un Sarkozy che, malgrado i bei discorsi, mantiene l’omofobo Vanneste al suo posto nel partito, o quelli di un Delanoë che, in pompa magna, intitola una piazza al reazionario Giovanni Paolo II, militare per i diritti dei/delle transessuali, resta tra gli obiettivi di una parte del movimento glbt che è ancora combattiva e vivace. In questo documentario, i due autori hanno scelto di mettere in relazione la storia del FHAR con un gruppo attuale, le Panthères Roses (“Lesbiche e froci all’attacco”, è uno dei loro slogan), per capire le influenze che i giovani di allora, carichi di ideologia, possono avere sui militanti, magari un po’ più disillusi, di oggi. Pubblicata per la prima volta nel 1986, la Lettre ouverte à ceux qui sont passés du col mao au Rotary (“Lettera aperta a quelli che sono passati dal colletto alla Mao al Rotary”) di Guy Hocquenghem, mostra un altro aspetto dell’attualità del pensiero di questo autore. In quel pamphlet Hocquenghem esamina il percorso dei “nuovi filosofi” e dei vari rappresentanti del mitterrandismo, tra i ricordi personali delle barricate del maggio 68 e le dichiarazioni pubbliche: ne scaturisce l’impietoso ritratto di una generazione che, in gran parte, ha rinnegato i propri valori e che è passata dal pacifismo e dai grandi ideali della dorata giovinezza al militarismo ad oltranza, al sostegno al nucleare e al sistema ultracapitalista. Guy Hocquenghem non si sarebbe certo stupito nel vedere Kouchner approdare al governo Fillon/Sarkozy...
2 commenti:
il tema sembra molto molto interessante. speriamo di vederlo presto in italia. per ora dello stesso autore e sullo stesso argomento (il FHAR) in italia si trova il lungometraggio (non e' un doc) Ma Saison Super8. Date un occhio su www.tichofilm.com nella sezione queer del catalogo.
tra l'altro "ma saison super 8" è di alessandro avellis, uno dei due registi del documentario
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