Di cosa parlano Nicolas e Vladimir?
Leggo la notizia secondo la quale il neopresidente della Repubblica francese, il piccolo Nicolas, nei colloqui avuti con il suo equivalente russo giovedì scorso, avrebbe fatto riferimento ad alcune questioni alquanto spinose. Al termine dell’incontro con Vladimir Putin, Sarkozy ha dichiarato alla stampa: “È stato un colloquio franco, poiché abbiamo trattato tutti gli argomenti: la Cecenia, la giornalista Anna Politkovskaja uccisa nel 2006, i diritti dell’Uomo, i diritti degli omosessuali...”.
Ah sì? Anche di questi ultimi avranno parlato? In effetti, la carne al fuoco è tanta: il sindaco di Mosca ha vietato anche quest’anno il Pride, i manifestanti – scesi comunque in piazza il 27 maggio scorso – sono stati picchiati da estremisti di destra sotto l’occhio compiacente dei poliziotti, intervenuti a cose fatte... per arrestare gli attivisti, manco a dirlo. Però, malignamente, io una risposta a Putin l’avrei suggerita, per tappare a Sarkozy quella bocca a ciabatta che si ritrova.
Avrei ricordato al piccolo Nicolas, per esempio, che in campagna elettorale proprio lui ha pronunciato un netto “no” a possibili aperture del matrimonio e dell’adozione a coppie formate da persone dello stesso sesso. Che in una funambolica intervista è riuscito a sostenere (con quale competenza?) l’origine genetica della pedofilia e, en passant, anche dell’omosessualità. Che, una volta eletto, ha nominato ministro per l’urbanistica e gli alloggi, l’integralista cattolica Christine Boutin, quella che, durante il voto sull’istituzione dei PaCS, a sostegno delle proprie tesi contrarie, brandì una Bibbia in pieno emiciclo.
Soprattutto, però, il partito di Nicolas Sarkozy, l’UMP, nelle odierne elezioni politiche per il rinnovo dell’Assemblée Nationale (l’equivalente della nostra Camera dei Deputati) non ha presentato nessun candidato contro Christian Vanneste, omofobo notorio, nel collegio dove quest’ultimo si presenta. È l’atteggiamento ipocrita di chi dice: noi non lo candidiamo, ma se proprio insiste, gli assicuriamo una benevola desistenza.
Il deputato in questione è stato giudicato colpevole, in primo grado e in appello, di aver violato la legge che punisce le affermazioni omofobe, per aver detto che “l’omosessualità è inferiore all’eterosessualità ed è una minaccia per la sopravvivenza dell’umanità”. Nonostante questo, il nuovo governo presieduto da François Fillon non ha disdegnato d’invitarlo recentemente a un banchetto organizzato per i deputati uscenti dell’UMP. “Sono felice” – ha dichiarato in quell’occasione Vanneste – “non avrò contro un candidato dell’UMP. Eppoi, rimango membro dell’UMP, nel caso non lo sapeste”. È in buona compagnia. Il presidente dell’Assemblée Nationale, Patrick Ollier (anche lui dell’UMP), gli ha infatti inviato i suoi auguri per le elezioni: “Desidero farti avere personalmente tutto il mio più fraterno sostegno”.
Nicolas avrà davvero discusso di tutto questo con l’amico Vladimir?
Ah sì? Anche di questi ultimi avranno parlato? In effetti, la carne al fuoco è tanta: il sindaco di Mosca ha vietato anche quest’anno il Pride, i manifestanti – scesi comunque in piazza il 27 maggio scorso – sono stati picchiati da estremisti di destra sotto l’occhio compiacente dei poliziotti, intervenuti a cose fatte... per arrestare gli attivisti, manco a dirlo. Però, malignamente, io una risposta a Putin l’avrei suggerita, per tappare a Sarkozy quella bocca a ciabatta che si ritrova.
Avrei ricordato al piccolo Nicolas, per esempio, che in campagna elettorale proprio lui ha pronunciato un netto “no” a possibili aperture del matrimonio e dell’adozione a coppie formate da persone dello stesso sesso. Che in una funambolica intervista è riuscito a sostenere (con quale competenza?) l’origine genetica della pedofilia e, en passant, anche dell’omosessualità. Che, una volta eletto, ha nominato ministro per l’urbanistica e gli alloggi, l’integralista cattolica Christine Boutin, quella che, durante il voto sull’istituzione dei PaCS, a sostegno delle proprie tesi contrarie, brandì una Bibbia in pieno emiciclo.
Soprattutto, però, il partito di Nicolas Sarkozy, l’UMP, nelle odierne elezioni politiche per il rinnovo dell’Assemblée Nationale (l’equivalente della nostra Camera dei Deputati) non ha presentato nessun candidato contro Christian Vanneste, omofobo notorio, nel collegio dove quest’ultimo si presenta. È l’atteggiamento ipocrita di chi dice: noi non lo candidiamo, ma se proprio insiste, gli assicuriamo una benevola desistenza.
Il deputato in questione è stato giudicato colpevole, in primo grado e in appello, di aver violato la legge che punisce le affermazioni omofobe, per aver detto che “l’omosessualità è inferiore all’eterosessualità ed è una minaccia per la sopravvivenza dell’umanità”. Nonostante questo, il nuovo governo presieduto da François Fillon non ha disdegnato d’invitarlo recentemente a un banchetto organizzato per i deputati uscenti dell’UMP. “Sono felice” – ha dichiarato in quell’occasione Vanneste – “non avrò contro un candidato dell’UMP. Eppoi, rimango membro dell’UMP, nel caso non lo sapeste”. È in buona compagnia. Il presidente dell’Assemblée Nationale, Patrick Ollier (anche lui dell’UMP), gli ha infatti inviato i suoi auguri per le elezioni: “Desidero farti avere personalmente tutto il mio più fraterno sostegno”.
Nicolas avrà davvero discusso di tutto questo con l’amico Vladimir?
1 commento:
Carissimo, se leggo i tuoi post facendo mente locale sul Canada, mi sento di darti ragione. Se li leggo facendo mente locale sull'Italia, mi augurerei che Sarko fosse il prossimo PdC italiano!
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