Police partout, justice nulle part
Bisognava proprio tapparsi le orecchie e chiudere gli occhi per non essere presi dallo sconforto. Venerdì, ultimo giorno di una campagna elettorale accesa e appassionata, è arrivata la doccia fredda dei sondaggi. Che cos’era cambiato dopo lo storico duello televisivo tra Royal e Sarkozy di mercoledì scorso che ha tenuto incollati al televisore venti milioni di francesi? Semplicemente (e crudelmente), l’ampia distanza tra il candidato della destra e Ségolène Royal sembra essersi confermata: 54 a 46. Ma erano solo sondaggi. Speriamo.
Intanto, ecco la Francia che ci preparano. “Guardavo ieri le notizie su LCI [celebre canale televisivo all news, ndr]. Nel riassunto del dibattito fatto da questa rete,” – ha dichiarato giovedì Ségolène Royal – “io avevo sbagliato tutto e Nicolas Sarkozy niente”. Come si spiega? Forse col fatto che LCI è una filiale della rete televisiva TF1, il cui azionista di maggioranza è il gruppo Bouygues. E che c’entra? Beh, provate a dire: chi è alla testa del gigante Bouygues, saldamente impiantato nel settore delle telecomunicazioni e delle costruzioni? Ma è Martin Bouygues, il quale – per un puro caso – è anche un grande amico di... Nicolas Sarkozy.
Come ho già avuto occasione di scrivere, però, questo signore non è l’unico sodale sul quale il candidato della destra che guarda “alla Francia che soffre” può contare. Sorpresa: il quotidiano Le Parisien che aveva annunciato ieri l’intenzione di pubblicare, nel suo numero in edicola sabato, l’ultima intervista a Nicolas Sarkozy, vi ha dovuto rinunciare. Ah sì? E perché? Mah, niente, solo perché la legge prevede l’assoluto silenzio dei candidati per tutta la giornata che precede il voto. E la Comissione nazionale di controllo sulla campagna l’ha fatto presente alla smemorata redazione del giornale. Il quale, tuttavia, ha deciso di inserirla, con grande risalto, nella sua edizione on line, con tanto di lagnosa editorialessa firmata dalla direzione. Di sicuro c’è che in questo modo Le Parisien è riuscito a farsi un po’ di pubblicità gratuita. Ma anche Sarkozy ci avrà forse guadagnato qualcosa: non era lui che si lamentava di non poter esprimere liberamente il suo pensiero nei media?
Va bene, e adesso rifacciamo per Le Parisien lo stesso esercizio già visto per LCI. Chi possiede il 25% della società proprietaria del Parisien? Martin Bouygues! Sbagliato! Stavolta si tratta di un tale Arnaud Lagardère, proprio quell’imprenditore che a un meeting del suo ingente gruppo editoriale, nel 2005, disse di Sarkozy: “Non vi sto per presentare un amico, ma un fratello”.
Di una cosa, comunque, possiamo star certi. Dovesse vincere davvero l’ometto di Neuilly, si toccherebbe con mano, una volta di più, la bontà di quello vecchio slogan che recita: “La polizia è ovunque, la giustizia da nessuna parte”. “Le autorità preparano un dispiegamento poliziesco speciale per la sera dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, allo scopo di prevenire eventuali disordini”, recita un dispaccio dell’agenzia Reuters. Solo a Parigi: 1600 poliziotti di rinforzo, quattro unità mobili per sorvegliare i trasporti pubblici e un elicottero dotato di una telecamera “termica”, cioè tre volte lo spiegamento di forze dell’ordine in un fine settimana ordinario. Chissà che tutto questo movimento armato, in realtà, non serva proprio ad eccitare gli animi, a provocare lo scontro. La stessa agenzia, infatti, sottolinea che “non c’è alcun segnale di preparazione ad azioni violente” e che “l’abituale sorveglianza esercitata dai Servizi nei quartieri sensibili, in particolare attraverso l’esame dei ‘blog’ dei quartieri popolari, non ha permesso di concludere che esistano piani organizzati o appelli alla violenza, nel caso in cui Nicolas Sarkozy fosse eletto”. Che delusione, vero Nicolas?
Qui si spera ancora che la maggioranza dei e delle francesi abbia deciso di dargli tutt’altro tipo di dispiacere e per questo molte persone si sono spese fino all’ultimo. Fra gli appelli al voto delle varie associazioni, eccone uno fra i più appassionati: “In cinque anni di Sarkozy al potere” – si poteva leggere in un comunicato di ActUp Paris di venerdì – “abbiamo già perso gran parte dei diritti acquisiti sui quali si basa un’efficace lotta contro l’Aids, in particolare presso alcune minoranze (prostitut*, coloro che usano droghe). Domani, sarà la più scontata solidarietà verso i malati o gli/le handicappat* a essere rimessa in causa. Non sopravviveremo alla sua elezione alla Presidenza della Repubblica. [...] Noi sappiamo” – conclude ActUp – “che se Ségolène Royal sarà presidente, le nostre lotte potranno portare a delle vittorie, mentre se sarà Nicolas Sarkozy, esse non saranno certamente sufficienti ad impedire numerose sconfitte. Abbiamo voglia di vivere, perciò vi chiediamo di votare per Ségolène Royal”.
Intanto, ecco la Francia che ci preparano. “Guardavo ieri le notizie su LCI [celebre canale televisivo all news, ndr]. Nel riassunto del dibattito fatto da questa rete,” – ha dichiarato giovedì Ségolène Royal – “io avevo sbagliato tutto e Nicolas Sarkozy niente”. Come si spiega? Forse col fatto che LCI è una filiale della rete televisiva TF1, il cui azionista di maggioranza è il gruppo Bouygues. E che c’entra? Beh, provate a dire: chi è alla testa del gigante Bouygues, saldamente impiantato nel settore delle telecomunicazioni e delle costruzioni? Ma è Martin Bouygues, il quale – per un puro caso – è anche un grande amico di... Nicolas Sarkozy.
Come ho già avuto occasione di scrivere, però, questo signore non è l’unico sodale sul quale il candidato della destra che guarda “alla Francia che soffre” può contare. Sorpresa: il quotidiano Le Parisien che aveva annunciato ieri l’intenzione di pubblicare, nel suo numero in edicola sabato, l’ultima intervista a Nicolas Sarkozy, vi ha dovuto rinunciare. Ah sì? E perché? Mah, niente, solo perché la legge prevede l’assoluto silenzio dei candidati per tutta la giornata che precede il voto. E la Comissione nazionale di controllo sulla campagna l’ha fatto presente alla smemorata redazione del giornale. Il quale, tuttavia, ha deciso di inserirla, con grande risalto, nella sua edizione on line, con tanto di lagnosa editorialessa firmata dalla direzione. Di sicuro c’è che in questo modo Le Parisien è riuscito a farsi un po’ di pubblicità gratuita. Ma anche Sarkozy ci avrà forse guadagnato qualcosa: non era lui che si lamentava di non poter esprimere liberamente il suo pensiero nei media?
Va bene, e adesso rifacciamo per Le Parisien lo stesso esercizio già visto per LCI. Chi possiede il 25% della società proprietaria del Parisien? Martin Bouygues! Sbagliato! Stavolta si tratta di un tale Arnaud Lagardère, proprio quell’imprenditore che a un meeting del suo ingente gruppo editoriale, nel 2005, disse di Sarkozy: “Non vi sto per presentare un amico, ma un fratello”.
Di una cosa, comunque, possiamo star certi. Dovesse vincere davvero l’ometto di Neuilly, si toccherebbe con mano, una volta di più, la bontà di quello vecchio slogan che recita: “La polizia è ovunque, la giustizia da nessuna parte”. “Le autorità preparano un dispiegamento poliziesco speciale per la sera dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, allo scopo di prevenire eventuali disordini”, recita un dispaccio dell’agenzia Reuters. Solo a Parigi: 1600 poliziotti di rinforzo, quattro unità mobili per sorvegliare i trasporti pubblici e un elicottero dotato di una telecamera “termica”, cioè tre volte lo spiegamento di forze dell’ordine in un fine settimana ordinario. Chissà che tutto questo movimento armato, in realtà, non serva proprio ad eccitare gli animi, a provocare lo scontro. La stessa agenzia, infatti, sottolinea che “non c’è alcun segnale di preparazione ad azioni violente” e che “l’abituale sorveglianza esercitata dai Servizi nei quartieri sensibili, in particolare attraverso l’esame dei ‘blog’ dei quartieri popolari, non ha permesso di concludere che esistano piani organizzati o appelli alla violenza, nel caso in cui Nicolas Sarkozy fosse eletto”. Che delusione, vero Nicolas?
Qui si spera ancora che la maggioranza dei e delle francesi abbia deciso di dargli tutt’altro tipo di dispiacere e per questo molte persone si sono spese fino all’ultimo. Fra gli appelli al voto delle varie associazioni, eccone uno fra i più appassionati: “In cinque anni di Sarkozy al potere” – si poteva leggere in un comunicato di ActUp Paris di venerdì – “abbiamo già perso gran parte dei diritti acquisiti sui quali si basa un’efficace lotta contro l’Aids, in particolare presso alcune minoranze (prostitut*, coloro che usano droghe). Domani, sarà la più scontata solidarietà verso i malati o gli/le handicappat* a essere rimessa in causa. Non sopravviveremo alla sua elezione alla Presidenza della Repubblica. [...] Noi sappiamo” – conclude ActUp – “che se Ségolène Royal sarà presidente, le nostre lotte potranno portare a delle vittorie, mentre se sarà Nicolas Sarkozy, esse non saranno certamente sufficienti ad impedire numerose sconfitte. Abbiamo voglia di vivere, perciò vi chiediamo di votare per Ségolène Royal”.
Foto: Uniti contro Sarko, François (con licenza CC).
1 commento:
:*
ci speravo davvero, anche contro ogni evidenza
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