Nuove speranze per Nouchet
Di Sébastien Nouchet ho già scritto in un post del 27 settembre scorso che avevo intitolato, forse un po’ troppo frettolosamente, Sipario su Nouchet. La procura della Repubblica di Béthune, infatti, aveva archiviato il suo caso, non essendo riuscita a trovare i colpevoli dell’aggressione omofoba da lui subita. Non pochi dubbi erano stati sollevati da una parte della stampa sulla veridicità della versione fornita dalla vittima.
La buona notizia è che Sébastien Nouchet ha deciso, il 5 ottobre scorso, di presentare ricorso contro l’archiviazione del caso “poiché” – spiega Franck Berton, il suo terzo avvocato dall’inizio dell’inchiesta – “non può sopportare che si lasci credere che lui stesso sia colpevole di un’ ‘autoaggressione’”. L’avvocato precisa che la decisione del procuratore di Béthune non ha tenuto in alcun conto le aggressioni precedenti, tutte a carattere omofobo, che la persona accusata da Nouchet aveva già commesso contro il suo cliente. “Non è stato mai del tutto accertato cosa abbia fatto esattamente quel giorno l’indiziato” – dichiara ancora Franck Berton – “e una bottiglia di alcol, non raccolta dalla polizia dopo l’aggressione, è misteriosamente scomparsa dalla casa di Nouchet”.
In questi giorni Sébastien Nouchet è tornato a vivere con sua madre, dopo essersi separato dal suo compagno e dopo aver vissuto un mese e mezzo in un’automobile, insieme ai propri cani, in preda alla depressione. In alcune dichiarazioni rilasciate oggi in esclusiva alla rivista glbt francese Têtu, si mostra deciso a voler fare piena luce su quanto gli è accaduto. “Ho il diritto di sapere quello che è successo il 16 gennaio 2004”, ha affermato Nouchet. “I genitori e gli amici delle vittime dell’omofobia devono rimanere vicini a loro, perché hanno bisogno d’aiuto. Io non mi vergogno,” – continua Nouchet – “bisogna far capire alle altre vittime che non bisogna lasciar perdere”.
La buona notizia è che Sébastien Nouchet ha deciso, il 5 ottobre scorso, di presentare ricorso contro l’archiviazione del caso “poiché” – spiega Franck Berton, il suo terzo avvocato dall’inizio dell’inchiesta – “non può sopportare che si lasci credere che lui stesso sia colpevole di un’ ‘autoaggressione’”. L’avvocato precisa che la decisione del procuratore di Béthune non ha tenuto in alcun conto le aggressioni precedenti, tutte a carattere omofobo, che la persona accusata da Nouchet aveva già commesso contro il suo cliente. “Non è stato mai del tutto accertato cosa abbia fatto esattamente quel giorno l’indiziato” – dichiara ancora Franck Berton – “e una bottiglia di alcol, non raccolta dalla polizia dopo l’aggressione, è misteriosamente scomparsa dalla casa di Nouchet”.
In questi giorni Sébastien Nouchet è tornato a vivere con sua madre, dopo essersi separato dal suo compagno e dopo aver vissuto un mese e mezzo in un’automobile, insieme ai propri cani, in preda alla depressione. In alcune dichiarazioni rilasciate oggi in esclusiva alla rivista glbt francese Têtu, si mostra deciso a voler fare piena luce su quanto gli è accaduto. “Ho il diritto di sapere quello che è successo il 16 gennaio 2004”, ha affermato Nouchet. “I genitori e gli amici delle vittime dell’omofobia devono rimanere vicini a loro, perché hanno bisogno d’aiuto. Io non mi vergogno,” – continua Nouchet – “bisogna far capire alle altre vittime che non bisogna lasciar perdere”.
Fonte: Têtu.
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