Catania Pride 2008 - 5 luglio

07 gennaio 2008

Popper, la Francia sceglie la linea dura

Un approccio realistico e serio alla questione delle droghe dovrebbe prevedere, secondo me, l’opzione antiproibizionista tra le soluzioni efficaci per ridurre le dipendenze o gli effetti dannosi che l’assunzione di stupefacenti può provocare. Ecco perché ho accolto con un certo stupore la notizia del decreto governativo che, dal novembre scorso, ha introdotto in Francia il divieto di fabbricazione, importazione, esportazione, vendita o distribuzione del popper.

Il popper è una sostanza di uso abbastanza comune fra i gay di tutto il mondo occidentale, fin dagli anni 70 (dopo alcol e tabacco, è la terza droga assunta dai gay inglesi). Dal punto di vista chimico si tratta di nitrito d’amile (più raramente nitrito di etile o di butile), un tempo utilizzato come farmaco nei casi di angina e oggi sostituito, in medicina, dalla nitroglicerina. Il popper, che a quanto mi consta è ancora reperibile in Spagna, Inghilterra e Italia, si presenta confezionato in una boccetta come quella raffigurata nella foto. In teoria, si dovrebbe togliere il tappo del flacone, lasciando che una parte della sostanza liquida che si trova all’interno evapori, spandendo così nell’aria la sua essenza. Nella pratica comune, però, le cose vanno assai diversamente: durante un atto sessuale, la boccetta viene portata al naso e i vapori sono inalati direttamente, sniffando prima da una narice e poi dall’altra. L’effetto è immediato, breve (circa un minuto) ma molto intenso: euforia, attenuazione delle inibizioni, aumento del battito cardiaco, vasodilatazione e rilassamento dei muscoli, con conseguente dilatazione dello sfintere anale.

Oltre agli effetti collaterali fin qui conosciuti (tra i quali possibili aritmie, sensazione di nausea, irritazione delle mucose nasali, aumento della pressione interna dell’occhio), una ricerca recente ha dimostrato che, in caso di penetrazione senza preservativo da parte di un partner sieropositivo, l’uso del popper aumenta il rischio di contagio dell’HIV perché i vasi sanguigni presenti nel retto sarebbero più facilmente esposti a rotture. Inoltre, i rapporti sessuali più “brutali” indotti dall’uso del popper creerebbero quelle microlesioni propizie al passaggio del virus (sempre in rapporti non protetti) mentre la caduta del livello d’attenzione può portare a un potenziale aumento delle situazioni a rischio.

Fino a due mesi fa il popper troneggiava sugli scaffali dei sex shop francesi, agli ingressi delle saune o nei bar dei locali con le dark room. Proprio la sua relativa banalizzazione lo teneva al riparo dal pericolo che diventasse un vero e proprio mito, qualcosa di difficilmente raggiungibile e pertanto ancor più desiderabile. Chi voleva provarlo poteva comprare un flaconcino a un prezzo molto basso, giudicando da sé se il gioco valeva la candela. Ora che il governo francese ne vieta la vendita e la distribuzione, il popper non smetterà certo di essere sniffato, ma sarà acquistato o ordinato via internet all’estero ed eventualmente venduto sottobanco. A me pare che un modo più efficace per ridurre l’impatto negativo del popper sulla popolazione omosessuale sarebbe invece quello di informarla correttamente e massicciamente sui suoi effetti, affinché chi intende continuare a inalarlo, lo faccia cercando di ridurre al massimo i rischi ai quali si espone.

Certo, bisognerebbe innanzitutto sgombrare il campo dall’ipocrisia: ripetere che la droga è il male assoluto e che va pertanto proibita per legge ha un effetto dissuasivo assai discutibile, soprattutto per chi l’ha già provata (e quanti di noi possono dire di non averne mai fatto uso, leggera o pesante che fosse?) e sa benissimo che queste sostanze provocano, il più delle volte, delle sensazioni estremamente piacevoli. L’accento andrebbe posto, semmai, sul prezzo da pagare per ottenerle, quelle emozioni, e sulle conseguenze nefaste che ne possono derivare. Ma il divieto, a che serve?


OkNotizie
Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

4 commenti:

Anonimo ha detto...

secondo le ricerche citate da peter h. duesberg nei suoi lavori (ormai datati) sull'AIDS, il consumo di popper è direttamente correlato (statisticamente sembra vi sia anche più che una correlazione, ovvero un rapporto di causa-effetto) all'insorgere del sarcoma di kaposi, una malattia tumorale che si presenta associata ai bronchi e alle vie aeree, nonché all'epidermide.
un po' meno rassicurante della ricerca che menzioni, almeno credo. Guido

Anonimo ha detto...

L'azienda del mio migliore amico a Londra è specializzata nella vendita di popper.
La stessa cosa che avviene in Francia sta avvenendo in Inghilterra. Solo a scaglioni.
Per il 2008 è ancora consentita la vendita di popper posto che l'etichetta sia conforme alle norme della comunità europea, riporti tutti i marchi e le diciture in breil per i non vedenti.
Per il futuro, dato che il riferimento è al principio attivo, i produttori stanno già sperimentando soluzioni alternative.
La diffusione delle droghe non si combatte con le leggi proibizioniste anche perchè queste sono inefficaci. La democrazia è troppo lenta per far fronte ad un mercato agile, giovane e disposto al cambiamento.

Riguardo a ciò che dice stratex non sapevo nulla della ricerca che citi.
Chiederò al mio medico allo Spallanzani domani mattina.
Il popper è una droga che, curiosamente, non riesce ad interessarmi.
Tuttavia volevo sottolineare tre punti:
1 la scienza ha sempre dimostrato ciò che gli è stato chiesto di dimostrare
2 il sarcoma non è la principale causa di morte nelle persone in aids ed è oggi in generale curabile (lo dico perchè ho amici che ci sono passati)
3 pur non essendo un medico, trovo curioso che un vasodilatatore già ampiamente in uso in medicina generi d'un tratto un cancro che prima degli anni ottanta era RARISSIMO

chiedo domani al mio medico

Anonimo ha detto...

Gli studi di Peter H. Duesberg sull'Aids sono ridicoli per chiunque abbia messo le pupille dentro a un microscopio elettronico, dal momento che il premio Nobel per la chimica (sic!) sostiene l'inesistenza del virus dell'Hiv, e quindi secondo lui c'è un complotto mondiale di immunologi ed esperti di Hiv che starebbero studiando da ventincinque anni un oggetto che, in realtà, non esiste.

Detto ciò, ho provato il popper due volte nella mia vita e devo dire che è una delle pochissime droghe che ha un effetto interessante, lì per lì. Certo, gli effetti sul cuore e non solo possono essere seri, per cui occorre cercare di non usarlo mai, o il meno possibile. Vietarlo mi pare una stronzata, a 'sto punto dovremmo vietare anche il vino e il caffè che fanno potenzialmente più male del popper.

Anonimo ha detto...

Secondo me si dovrebbe porre l'accento sul fatto che ste cose sono potenzialmente nocive ma di fatto assolutamente non indispensabili. Cioe` una cosa del tipo "ma chi te lo fa fare?".