Ritratti in rosa - Olivier Besancenot, il postino dalle spalle strette
A 14 anni milita all’associazione SOS Racisme, subito dopo si iscrive alla Gioventù Comunista rivoluzionaria (JCR). Poi apre una sezione del sindacato CGT (l’equivalente dell’italiana CGIL) nel supermercato di Levallois-Perret, dove lavora per pagarsi gli studi universitari in storia contemporanea. Dal 1997 è postino a Neuilly-sur-Seine, comune dell’immediata periferia parigina e rifiugio dell’alta borghesia, il cui ex-sindaco, Nicolas Sarkozy, è oggi uno dei suoi principali avversari nella corsa per la presidenza della Repubblica.
Olivier Besancenot, 34 anni il 18 aprile prossimo, ha uno sguardo dolcissimo. Veste spesso in jeans, felpa e scarpe da ginnastica. Viso da ragazzino, spalle incredibilmente strette, Besancenot è uno dei tre portavoce – in realtà la figura più in vista – della Ligue Communiste Révolutionnaire, un partito di tradizione trotzkista che cita volentieri Rosa Luxemburg o Che Guevara.
È il più giovane sfidante di queste presidenziali, ma per il candidato in divisa blu (questo il colore adottato dall’amministrazione francese per i suoi postini) non è la prima volta: Olivier Besancenot, infatti, è già stato candidato cinque anni fa e, subito dopo il passaggio al secondo turno di Jean-Marie Le Pen, leader dello xenofobo Front National, è stato accusato, insieme agli altri rappresentanti della sinistra radicale, di aver contribuito alla frantumazione del voto e alla sconfitta di Lionel Jospin, allora primo ministro uscente socialista.
Dopo la vittoria del No alla Costituzione europea del maggio 2005, ottenuta anche grazie al forte impegno della LCR, Besancenot ha rifiutato di aderire al raggruppamento della “sinistra della sinistra” che, fino all’anno scorso, costituiva la principale speranza dei militanti antimondialisti. Temeva, il leader della LCR, che una candidatura unica non offrisse garanzie sufficienti contro una riedizione della gauche plurielle, l’alleanza che aveva visto il Partito Comunista Francese governare con il Partito Socialista durante l’amministrazione di Jospin. Ogni speranza di unione tra i partiti di quella che qui viene chiamata l’“extreme gauche”, è svanita il 20 dicembre scorso, quando il PCF ha deciso di candidare alle presidenziali la propria segretaria, Marie-George Buffet.
Quale che sia l’opinione sulla LCR e su Besancenot, non si può non riconoscere a quest’ultimo la chiarezza delle idee e la grande apertura sulle rivendicazioni glbt. Tanto da poter dire che la LCR assume pienamente, quasi come fossero suoi, i punti caratterizzanti della linea politica del movimento francese, e con grande convinzione.
Il matrimonio, per esempio. La federazione di associazioni Inter-lgbt gli chiede: “È favorevole all’apertura del matrimonio alle coppie dello stesso sesso e all’adozione?”. Risposta: “Senza alcuna reticenza. Noi non siamo dei fan dell’istituzione matrimoniale, ma va da sé che sottoscrivere o meno un matrimonio deve dipendere soltanto da una scelta personale. Siamo anche favorevoli all’omogenitorialità, sotto forma di adozione o altro”. La lotta alle discriminazioni, secondo Besancenot, “richiederà un arsenale di leggi e di decisioni politiche, la cui parte essenziale dovrà essere realizzata nel primo anno di legislatura”. Pura demagogia? Ma se ci è riuscito Zapatero, perché non dovrebbe essere possibile anche qui?
Dunque sì anche all’equiparazione dei diritti sociali e in materia di fisco e d’immigrazione tra le coppie pacsate e quelle sposate; sì all’inseminazione artificiale e alla fecondazione in vitro per le coppie composte da sole donne; sì al cambiamento del sesso anagrafico per le persone trans senza obbligo di effettuare l’operazione del cambio di sesso anatomico; sì a una ridefinizione della lista di malattie di lunga durata, in modo che transessualismo e transgenderismo non siano più definiti “turbe gravi della personalità” (“sperando che non ci voglia lo stesso tempo che è occorso per disfarsi di questa definizione nel caso dell’omosessualità” – aggiunge il candidato LCR).
Per lottare efficacemente contro le discriminazioni, Besancenot propone che i programmi scolastici includano la stigmatizzazione dell’omofobia e informino sugli “orientamenti sessuali alternativi”. Inoltre, per contrastare efficacemente le discriminazioni sul luogo di lavoro, in attesa di un miglioramento dei testi legislativi (in Francia sono già oggi punite le affermazioni omofobe e l’omofobia costituisce un’aggravante nella motivazione dei delitti), Besancenot suggerisce di “istituire nelle imprese l’obbligo di un bilancio annuale” su questo tema “davanti a delle commissioni paritarie”, in collaborazione con le associazioni interessate. Per il leader della Ligue Communiste Révolutionnaire, infine, è necessaria la creazione di un numero verde gratuito di sostegno psicologico per i giovani, tra i quali le persone glbt corrono un rischio di suicidio da 7 a 13 volte più alto rispetto ai loro coetanei eterosessuali.
Quanto riuscirà a contare realmente, a sinistra, Olivier Besancenot? Quanti elettori, traumatizzati dal duello Chirac-Le Pen al secondo turno delle presidenziali del 2002, sceglieranno adesso il cosiddetto “voto utile”, quello che dovrebbe premiare la candidata socialista fin dal primo scrutinio? Se alle scorse presidenziali Besancenot aveva raccolto un milione trecentomila voti, pari al 4,25% dei consensi, oggi i sondaggi – da considerare, come sempre, con estrema cautela – lo danno al 3,5 o, nel migliore dei casi, al 5%. Stabile, insomma.
Con queste cifre, logico che ci si interroghi già sulla posizione della LCR rispetto ai ai due candidati ammessi al secondo turno o sul risultato che questo partito potrebbe conseguire alle politiche del giugno prossimo. E soprattutto sugli equilibri futuri della sinistra alternativa francese, certo influente, ma ancora una volta fortemente divisa.
Fonti: Inter-lgbt, Le Monde, Wikipedia.
Foto: Olivier Besancenot (François, con licenza CC).
Olivier Besancenot, 34 anni il 18 aprile prossimo, ha uno sguardo dolcissimo. Veste spesso in jeans, felpa e scarpe da ginnastica. Viso da ragazzino, spalle incredibilmente strette, Besancenot è uno dei tre portavoce – in realtà la figura più in vista – della Ligue Communiste Révolutionnaire, un partito di tradizione trotzkista che cita volentieri Rosa Luxemburg o Che Guevara.
È il più giovane sfidante di queste presidenziali, ma per il candidato in divisa blu (questo il colore adottato dall’amministrazione francese per i suoi postini) non è la prima volta: Olivier Besancenot, infatti, è già stato candidato cinque anni fa e, subito dopo il passaggio al secondo turno di Jean-Marie Le Pen, leader dello xenofobo Front National, è stato accusato, insieme agli altri rappresentanti della sinistra radicale, di aver contribuito alla frantumazione del voto e alla sconfitta di Lionel Jospin, allora primo ministro uscente socialista.
Dopo la vittoria del No alla Costituzione europea del maggio 2005, ottenuta anche grazie al forte impegno della LCR, Besancenot ha rifiutato di aderire al raggruppamento della “sinistra della sinistra” che, fino all’anno scorso, costituiva la principale speranza dei militanti antimondialisti. Temeva, il leader della LCR, che una candidatura unica non offrisse garanzie sufficienti contro una riedizione della gauche plurielle, l’alleanza che aveva visto il Partito Comunista Francese governare con il Partito Socialista durante l’amministrazione di Jospin. Ogni speranza di unione tra i partiti di quella che qui viene chiamata l’“extreme gauche”, è svanita il 20 dicembre scorso, quando il PCF ha deciso di candidare alle presidenziali la propria segretaria, Marie-George Buffet.
Quale che sia l’opinione sulla LCR e su Besancenot, non si può non riconoscere a quest’ultimo la chiarezza delle idee e la grande apertura sulle rivendicazioni glbt. Tanto da poter dire che la LCR assume pienamente, quasi come fossero suoi, i punti caratterizzanti della linea politica del movimento francese, e con grande convinzione.
Il matrimonio, per esempio. La federazione di associazioni Inter-lgbt gli chiede: “È favorevole all’apertura del matrimonio alle coppie dello stesso sesso e all’adozione?”. Risposta: “Senza alcuna reticenza. Noi non siamo dei fan dell’istituzione matrimoniale, ma va da sé che sottoscrivere o meno un matrimonio deve dipendere soltanto da una scelta personale. Siamo anche favorevoli all’omogenitorialità, sotto forma di adozione o altro”. La lotta alle discriminazioni, secondo Besancenot, “richiederà un arsenale di leggi e di decisioni politiche, la cui parte essenziale dovrà essere realizzata nel primo anno di legislatura”. Pura demagogia? Ma se ci è riuscito Zapatero, perché non dovrebbe essere possibile anche qui?
Dunque sì anche all’equiparazione dei diritti sociali e in materia di fisco e d’immigrazione tra le coppie pacsate e quelle sposate; sì all’inseminazione artificiale e alla fecondazione in vitro per le coppie composte da sole donne; sì al cambiamento del sesso anagrafico per le persone trans senza obbligo di effettuare l’operazione del cambio di sesso anatomico; sì a una ridefinizione della lista di malattie di lunga durata, in modo che transessualismo e transgenderismo non siano più definiti “turbe gravi della personalità” (“sperando che non ci voglia lo stesso tempo che è occorso per disfarsi di questa definizione nel caso dell’omosessualità” – aggiunge il candidato LCR).
Per lottare efficacemente contro le discriminazioni, Besancenot propone che i programmi scolastici includano la stigmatizzazione dell’omofobia e informino sugli “orientamenti sessuali alternativi”. Inoltre, per contrastare efficacemente le discriminazioni sul luogo di lavoro, in attesa di un miglioramento dei testi legislativi (in Francia sono già oggi punite le affermazioni omofobe e l’omofobia costituisce un’aggravante nella motivazione dei delitti), Besancenot suggerisce di “istituire nelle imprese l’obbligo di un bilancio annuale” su questo tema “davanti a delle commissioni paritarie”, in collaborazione con le associazioni interessate. Per il leader della Ligue Communiste Révolutionnaire, infine, è necessaria la creazione di un numero verde gratuito di sostegno psicologico per i giovani, tra i quali le persone glbt corrono un rischio di suicidio da 7 a 13 volte più alto rispetto ai loro coetanei eterosessuali.
Quanto riuscirà a contare realmente, a sinistra, Olivier Besancenot? Quanti elettori, traumatizzati dal duello Chirac-Le Pen al secondo turno delle presidenziali del 2002, sceglieranno adesso il cosiddetto “voto utile”, quello che dovrebbe premiare la candidata socialista fin dal primo scrutinio? Se alle scorse presidenziali Besancenot aveva raccolto un milione trecentomila voti, pari al 4,25% dei consensi, oggi i sondaggi – da considerare, come sempre, con estrema cautela – lo danno al 3,5 o, nel migliore dei casi, al 5%. Stabile, insomma.
Con queste cifre, logico che ci si interroghi già sulla posizione della LCR rispetto ai ai due candidati ammessi al secondo turno o sul risultato che questo partito potrebbe conseguire alle politiche del giugno prossimo. E soprattutto sugli equilibri futuri della sinistra alternativa francese, certo influente, ma ancora una volta fortemente divisa.
Fonti: Inter-lgbt, Le Monde, Wikipedia.
Foto: Olivier Besancenot (François, con licenza CC).
Ritratti precedenti: François Bayrou.
2 commenti:
Parecchio bello questo tuo ritratto, grazie. Non ne avrei saputo niente, senza leggere il tuo blog.
Figurati, non c'è di che!
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