Catania Pride 2008 - 5 luglio

13 aprile 2007

Ritratti in rosa - José Bové, il candidato coi baffi

“Il primo ministro dovrà essere qualcuno che ha capito che il futuro del paese non si costruisce a spese del pianeta”. Ma anche: “il sistema proporzionale per le elezioni politiche” e “il salario minimo a 1500 euro netti”. Questi alcuni punti del programma di José Bové, il candidato alle presidenziali che incarna forse più di tutti lo spirito del movimento no global francese e che non esita a dichiarare di condividere “da più di trent’anni la lotta del movimento omosessuale”.
José Bové, che oggi ha 54 anni, possiede un curriculum di tutto rispetto. Pacifista, antimilitarista, simpatizzante dei movimenti operai cristiani, nel 1976 Bové si stabilisce nella regione del Larzac, nel sud della Francia, dove occupa una fattoria abbandonata su uno dei terreni che dovrebbero essere confiscati dall’esercito per ampliare un campo militare. Dopo anni di lotte a livello locale (e quattro mesi di prigione, i primi di una lunga serie), nel 1981 Mitterand annulla il progetto degli uomini con le stellette, ed è la prima vittoria. Bové milita allora nei sindacati del settore agricolo e, nel 1987, è tra i fondatori della Confédération Paysanne. Collocato nel campo della sinistra radicale, contrario all’idustria agroalimentare moderna, questo organismo di rappresentanza dei lavoratori dell’agricoltura rivendica il rispetto per i consumatori, per i contadini e per l’ambiente.
Le gesta successive di questo omaccione dai lunghi baffi sono diventate ormai quasi epiche: nel 1995 partecipa all’operazione di Greenpeace contro la ripresa degli esperimenti nucleari nell’Oceano Pacifico; nel 1998 è tra i fondatori dell’associazione altermondialista ATTAC e l’anno dopo è protagonista del boicottaggio di un cantiere di McDonald’s nella cittadina di Millau. Il suo impegno continua nel movimento no global: nel 1999 partecipa alle manifestazioni di Seattle contro l’Organizzazione Mondiale del Commercio, nel 2001 è a Genova contro il G8. Tra i suoi atti di disobbedienza civile, il più noto è certamente la distruzione di campi coltivati con organismi geneticamente modificati, protesta in seguito alla quale è condannato a dieci mesi di prigione.
Dopo aver sostenuto le ragioni del No al referendum sulla Costituzione europea nel 2005, Bové segue da vicino i tentativi di mantenere viva l’intesa tra i partiti della sinistra radicale che si sono riconosciuti, insieme a pezzi importanti della società civile, in quella lotta. L’obiettivo è la nomina di un candidato unico della “sinistra della sinistra” per le elezioni presidenziali. Dopo il fallimento di quel progetto, il 1° febbraio 2007 Bové annuncia la propria candidatura, intenzionato a perpetuare, per quanto possibile, proprio quello spirito unitario. Lo sostengono, tra gli altri, alcuni membri del Partito Comunista, dei Verdi e della Ligue Communiste Révolutionnaire.
Nella sua intensa campagna, José Bové non si è certamente risparmiato sulle questioni glbt: “Le coppie omosessuali devono godere degli stessi diritti di quelle eterosessuali, nell’ottica di un’applicazione ferrea del principio dell’uguaglianza”. Il candidato altermondialista respinge quindi l’idea, contrastata anche dalla federazione di associazioni Inter-lgbt, di un contratto apposito per gay e lesbiche: “D’altra parte” – aggiunge – “per quanto ho potuto constatare, le coppie formate da persone dello stesso sesso non domandano uno statuto specifico: perché allora inventarne uno?”.
E le adozioni? “Le coppie omosessuali [...] devono poter adottare dei bambini esattamente alle stesse condizioni delle coppie eterosessuali”, afferma sicuro. Inoltre, quando solo uno dei membri della coppia è il genitore del bambino, quest’ultimo deve poter essere adottato dal compagno o dalla compagna: “È paradossale”, secondo Bové, “che gli avversari di queste misure invochino sempre pretestuosamente l’interesse del bambino [...]: allo stato attuale, i figli di una famiglia omogenitoriale si trovano in una situazione di precarietà terribile, perché la morte del genitore legale li priverebbe allo stesso tempo anche dell’altro genitore”. “La rivendicazione dell’omogenitorialità” – dice ancora – “è una chance offerta a tutta la società, nella misura in cui ci spinge a spezzare il legame, di origine giudaico-cristiana, tra filiazione e riproduzione: non basta essere genitori biologici per essere anche genitori veri e propri e d’altra parte essere genitori veri e propri non implica necessariamente il fatto di essere anche genitori biologici. [...] È necessario riconoscerlo, nell’interesse dei bambini stessi”.
José Bové si mostra poi estremamente preparato anche sulle questioni del transessualismo e del transgenderismo. Spiega che “si deve fare in modo che i medici non abbiano tutto il potere di decidere chi può e chi non può seguire un percorso di riassegnazione sessuale, ma solo quello di aiutare le persone che desiderano cambiare sesso ad essere sicure del carattere definitivo della loro decisione e di accompagnarle in questo percorso. Certi tribunali” – aggiunge poi – “esigono delle perizie prima di concedere il cambiamento del sesso anagrafico, altri non le domandano. Quando queste perizie si svolgono, dopo l’operazione di cambiamento di sesso” da maschio a femmina, “questo cosiddetto ‘esperto’ considera che una vera donna deve avere rapporti sessuali con degli uomini. Allora l’assenza di sessualità o la presenza di una sessualità omosessuale può compromettere il diritto al cambiamento del sesso anagrafico: questo è assurdo e scandaloso”. Perciò: cambiamento automatico del sesso nei documenti dopo l’operazione o anche senza di essa, “quando una persona vive ed è conosciuta come appartenente ad un sesso che non è quello dichiarato alla sua nascita”.
Per quanto riguarda poi le difficoltà incontrate dalle coppie pacsate di cui uno dei membri sia di nazionalità extraeuropea, Bové afferma che “il governo di Lionel Jospin è rimasto prigioniero di una visione dei flussi migratori che è tipica della destra [...]. Com’era prevedibile, le cose si sono aggravate quando quest’ultima è tornata al potere ed ha cominciato, con Sarkozy, a espellere alcune persone pacsate con dei cittadini francesi o con stranieri che vivono regolarmente in Francia. Ovviamente erano omosessuali, visto che gli e le eterosessuali avevano la possibilità di sposarsi e quindi di ottenere automaticamente, per il coniuge straniero, il permesso di soggiorno”. Il candidato altermondialista inquadra il problema nella questione più generale dell’immigrazione e dei rapporti Nord-Sud, ma nello specifico risponde che le persone straniere pacsate devono potersi “stabilire in Francia esattamente come quelle sposate”.
Non è meno tranchant sui problemi legati al diritto d’asilo: “Chiedere a un gay o a una lesbica di provare le persecuzioni delle quali è vittima nel suo paese d’origine è un delirio, così come chiedere, come è stato fatto talvolta, di provare la propria omosessualità. [...] Bisogna che l’orientamento omosessuale, quando è perseguito in un certo paese, sia riconosciuto come un motivo valido per chiedere l’asilo, così come le violenze contro le donne o i matrimoni forzati”.
Queste, e altre ancora, sono le grandi aperture di Bové sui temi caldi delle rivendicazioni glbt ed è forse lui il candidato della sinistra radicale che ha risposto alle domande postegli dall’Inter-lgbt con più calore e partecipazione. Certo è che i sondaggi non gli assegnano più del 2% dei consensi, ma lui non demorde: “la gente vuole mandare un segnale, potrebbe esserci qualche sorpresa”. Comunque vadano le cose il prossimo 22 aprile, José Bové ha dichiarato ieri che, al secondo turno, voterà “per il candidato di sinistra che si sarà piazzato meglio”, lasciando i suoi elettori “votare per chi vogliono”.

Fonti: Inter-lgbt, Le Monde, Wikipedia.

Foto: José Bové (François, con licenza CC).

Ritratti precedenti: François Bayrou, Olivier Besancenot.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ammesso che ci arrivi, un candidato di sinistra al secondo turno, vista la frammentazione (assurda quanto ormai classica) della sinistra francese...

aelred ha detto...

solo in Francia un "contadino" può essere così progressista in tema di diritti civilibubu72