Ségolène Royal, meglio tardi che mai
Ségolène Royal intende promuovere la riforma del matrimonio e delle adozioni per rendere accessibili questi istituti anche a gay e lesbiche, attraverso un provvedimento legislativo d’iniziativa governativa. La candidata socialista alle elezioni presidenziali dell’aprile prossimo lo ha precisato in una lettera resa nota oggi e indirizzata all’Inter-lgbt (federazione di associazioni che organizza ogni anno il pride nazionale francese), nella quale, a proposito del matrimonio e dell’adozione per le coppie gay e lesbiche, ha affermato chiaramente il suo “impegno a procedere a questa importante riforma attraverso un progetto di legge” e ha ribadito la volontà “di portarla a termine con determinazione, al fine di convincere la maggioranza dei francesi della sua validità”. La nuova promessa – come non ha mancato di far notare Alain Piriou, portavoce dell’Inter-lgbt – è quella di sottrarre questo provvedimento all’incerta iniziativa di un’eventuale maggioranza di sinistra nella prossima legislatura, e di assumere direttamente l’impegno per il suo varo da parte del governo, procedura che ne agevolerebbe l’approvazione.
Nella stessa missiva, Ségolène Royal si è poi detta favorevole a una “rivalutazione della legge sulla bioetica rispetto all’accesso alla procreazione medicalmente assistita per le coppie formate da donne” e si è mostrata aperta alla possibilità “di far coincidere rapidamente l’identità di genere e l’identità legale” dei e delle trans.
Meglio tardi che mai, si potrebbe chiosare. In effetti, andando a spulciare gli archivi, si può facilmente verificare che la posizione dell’attuale candidata socialista su questi temi non è sempre stata la stessa. Anzi, prima di entrare in campagna elettorale, Ségolène Royal esprimeva opinioni tutt’altro che favorevoli sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. “Avere delle opinioni prudenti sul matrimonio omosessuale è legittimo e rispettabile,” – dichiara a Le Monde il 12 maggio 2004 – “non vuol dire essere omofobi o reazionari”. E ancora: “Se si tratta di fare una provocazione ingiustificata contro le convinzioni familiari e religiose, allora no” (chi vi ricorda?). È di appena qualche mese fa, più precisamente del 23 febbraio 2006, questa sua affermazione: “Preferisco la parola ‘unione’ a ‘matrimonio’, per non rovesciare i simboli tradizionali; la famiglia è un padre e una madre. Ma ci sarà un dibattito”, aggiunge, magnanima. Qualche tempo dopo, il 15 maggio 2006, la futura candidata all’Eliseo continua a balbettare e la parola matrimonio non riesce proprio a pronunciarla: “Sarà nel progetto del Partito Socialista” – assicura – “ma resta [da stabilire] come prospettarlo con una riforma che deve riunire la maggioranza dei francesi, rispettare le diverse opinioni e non essere oggetto di strumentalizzazione politica”. Passano solo cinque giorni e, il 20 maggio, Libération sparge la voce secondo la quale, su questi temi, Ségolène Royal sarebbe ad una svolta. Alexandre Carelle, del gruppo HES (consulta gay e lesbica del PS), sembra confermare: “Ci ha chiesto una copia del discorso di Zapatero”. Quattro giorni dopo arriva la bordata di uno degli sfidanti di Ségolène Royal alla candidatura socialista, Dominique Strauss-Kahn: “Lei ha una visione senza dubbio più conservatrice della società, io sono più aperto”. Mentre il Partito Socialista ha già inserito nel suo programma il matrimonio e l’adozione per le coppie gay e lesbiche, Ségolène Royal precisa che “le modalità dell’azione contano quanto l’obiettivo. Bisogna tenere conto della sensibilità di tutti”.
La vera svolta arriva solamente il 20 giugno, con un’intervista esclusiva alla rivista glbt francese Têtu, nella quale finalmente detta parole di inequivocabile apertura e parla di matrimonio e adozione per gay e lesbiche, mantenendo tuttavia la formula ambigua secondo la quale sarà la maggioranza, in Parlamento, a doversene occupare. Oggi anche quest’ultimo ostacolo sembra essere stato rimosso. È legittimo chiedersi ora se, in caso di elezione, Ségolène Royal saprà mantenere fede alle sue tardive promesse.
Nella stessa missiva, Ségolène Royal si è poi detta favorevole a una “rivalutazione della legge sulla bioetica rispetto all’accesso alla procreazione medicalmente assistita per le coppie formate da donne” e si è mostrata aperta alla possibilità “di far coincidere rapidamente l’identità di genere e l’identità legale” dei e delle trans.
Meglio tardi che mai, si potrebbe chiosare. In effetti, andando a spulciare gli archivi, si può facilmente verificare che la posizione dell’attuale candidata socialista su questi temi non è sempre stata la stessa. Anzi, prima di entrare in campagna elettorale, Ségolène Royal esprimeva opinioni tutt’altro che favorevoli sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. “Avere delle opinioni prudenti sul matrimonio omosessuale è legittimo e rispettabile,” – dichiara a Le Monde il 12 maggio 2004 – “non vuol dire essere omofobi o reazionari”. E ancora: “Se si tratta di fare una provocazione ingiustificata contro le convinzioni familiari e religiose, allora no” (chi vi ricorda?). È di appena qualche mese fa, più precisamente del 23 febbraio 2006, questa sua affermazione: “Preferisco la parola ‘unione’ a ‘matrimonio’, per non rovesciare i simboli tradizionali; la famiglia è un padre e una madre. Ma ci sarà un dibattito”, aggiunge, magnanima. Qualche tempo dopo, il 15 maggio 2006, la futura candidata all’Eliseo continua a balbettare e la parola matrimonio non riesce proprio a pronunciarla: “Sarà nel progetto del Partito Socialista” – assicura – “ma resta [da stabilire] come prospettarlo con una riforma che deve riunire la maggioranza dei francesi, rispettare le diverse opinioni e non essere oggetto di strumentalizzazione politica”. Passano solo cinque giorni e, il 20 maggio, Libération sparge la voce secondo la quale, su questi temi, Ségolène Royal sarebbe ad una svolta. Alexandre Carelle, del gruppo HES (consulta gay e lesbica del PS), sembra confermare: “Ci ha chiesto una copia del discorso di Zapatero”. Quattro giorni dopo arriva la bordata di uno degli sfidanti di Ségolène Royal alla candidatura socialista, Dominique Strauss-Kahn: “Lei ha una visione senza dubbio più conservatrice della società, io sono più aperto”. Mentre il Partito Socialista ha già inserito nel suo programma il matrimonio e l’adozione per le coppie gay e lesbiche, Ségolène Royal precisa che “le modalità dell’azione contano quanto l’obiettivo. Bisogna tenere conto della sensibilità di tutti”.
La vera svolta arriva solamente il 20 giugno, con un’intervista esclusiva alla rivista glbt francese Têtu, nella quale finalmente detta parole di inequivocabile apertura e parla di matrimonio e adozione per gay e lesbiche, mantenendo tuttavia la formula ambigua secondo la quale sarà la maggioranza, in Parlamento, a doversene occupare. Oggi anche quest’ultimo ostacolo sembra essere stato rimosso. È legittimo chiedersi ora se, in caso di elezione, Ségolène Royal saprà mantenere fede alle sue tardive promesse.
Fonti: Inter-lgbt, Têtu.
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