Chi tocca il Papa...
Ritorno sui fatti di domenica scorsa a Parigi (vedi il post precedente, Omofobia: Delanoë Papa subito! del 4 settembre 2006), perché ieri sera ho incontrato brevemente tre Pantere Rosa e abbiamo parlato un po' di quello che è accaduto. Riporto ciò che mi hanno raccontato.
La polizia, che domenica ha fermato un'ottantina di persone trattenendole per circa quattro ore in diversi commissariati della città, selezionava gli "indesiderabili" in base all'aspetto: chi aveva l'aria del cattolico (più o meno integralista, tanto meglio se integralista) passava i controlli, chi aveva un abbigliamento non troppo convenzionale veniva immediatamente pescato e caricato su una corriera allestita appositamente. Il semplice fatto di avere in mano, o nella borsa, o in mezzo a un libro, un volantino che esprimesse dubbi rispetto all'utilità dell'omaggio a Woityla, diventava il pretesto per il fermo, senza che quest'ultimo fosse giustificato da alcuna azione, alcun gesto esplicito da parte dei dissenzienti. Sembra addirittura che due gay, i quali avevano come unica colpa quella di passeggiare mano nella mano dalle parti di place St. Michel (quindi neanche troppo vicino al luogo della cerimonia, ma in ogni caso riconoscibili in quanto omosessuali), siano stati fermati. Questo fatto, se confermato, sarebbe di una gravità assoluta.
Io stesso ho potuto constatare, recandomi di persona sul luogo, che il dispiegamento delle forze dell'ordine era molto ampio, e che era presente una notevole quantità (ovviamente non precisabile) di agenti dei servizi segreti e poliziotti in borghese, che si mescolavano al pubblico e ne ascoltavano le conversazioni o addirittura sequestravano le sequenze filmate durante l'azione di protesta contro la cerimonia.
È vero che vivo in una Repubblica, quella francese, dove vige una netta separazione fra lo Stato e le religioni. Anzi, è proprio in nome di quella separazione che il cosiddetto velo islamico è stato bandito dalle aule scolastiche in quanto segno di ostentazione religiosa. Tralasciando dubbi e altre considerazioni su questo punto, ci si chiede soltanto perché, quando si tratta del culto cattolico, e solo in questo caso, la commistione fra la politica e la religione non è più ragione di scandalo, anzi, è percepita come necessaria a fini elettorali. Insomma, pensavo potesse accadere in pochi altri posti oltre che in Italia, certamente non in Francia. Mi sono dovuto ricredere. E che sia proprio un sindaco di sinistra, apparentemente ligio al valore della laicità, socialista e per di più omosessuale, ad esaltare una figura tanto contestabile quanto quella di Giovanni Paolo II, mi sembra preoccupante.
In ogni caso, la protesta di domenica, benché repressa in pochissimo tempo, ha avuto il merito di mostrare che il consenso non è affatto unanime e ha costretto Delanoë a giustificare il suo gesto. Il sindaco, infatti, ha partecipato ieri sera a una trasmissione televisiva su Canal+, sostenendo di non aver condiviso le posizioni di Giovanni Paolo II riguardo i diritti delle donne e degli omosessuali, o sulla questione dell'Aids, ma di aver apprezzato i suoi sforzi per il dialogo fra le religioni e per la pace. Di fatto, quindi, ha relegato donne, persone glbt e sieropositivi, al secondo posto, dietro quelle che evidentemente crede siano le vere priorità.
I tempi sono duri anche su questo versante delle Alpi.
La polizia, che domenica ha fermato un'ottantina di persone trattenendole per circa quattro ore in diversi commissariati della città, selezionava gli "indesiderabili" in base all'aspetto: chi aveva l'aria del cattolico (più o meno integralista, tanto meglio se integralista) passava i controlli, chi aveva un abbigliamento non troppo convenzionale veniva immediatamente pescato e caricato su una corriera allestita appositamente. Il semplice fatto di avere in mano, o nella borsa, o in mezzo a un libro, un volantino che esprimesse dubbi rispetto all'utilità dell'omaggio a Woityla, diventava il pretesto per il fermo, senza che quest'ultimo fosse giustificato da alcuna azione, alcun gesto esplicito da parte dei dissenzienti. Sembra addirittura che due gay, i quali avevano come unica colpa quella di passeggiare mano nella mano dalle parti di place St. Michel (quindi neanche troppo vicino al luogo della cerimonia, ma in ogni caso riconoscibili in quanto omosessuali), siano stati fermati. Questo fatto, se confermato, sarebbe di una gravità assoluta.
Io stesso ho potuto constatare, recandomi di persona sul luogo, che il dispiegamento delle forze dell'ordine era molto ampio, e che era presente una notevole quantità (ovviamente non precisabile) di agenti dei servizi segreti e poliziotti in borghese, che si mescolavano al pubblico e ne ascoltavano le conversazioni o addirittura sequestravano le sequenze filmate durante l'azione di protesta contro la cerimonia.
È vero che vivo in una Repubblica, quella francese, dove vige una netta separazione fra lo Stato e le religioni. Anzi, è proprio in nome di quella separazione che il cosiddetto velo islamico è stato bandito dalle aule scolastiche in quanto segno di ostentazione religiosa. Tralasciando dubbi e altre considerazioni su questo punto, ci si chiede soltanto perché, quando si tratta del culto cattolico, e solo in questo caso, la commistione fra la politica e la religione non è più ragione di scandalo, anzi, è percepita come necessaria a fini elettorali. Insomma, pensavo potesse accadere in pochi altri posti oltre che in Italia, certamente non in Francia. Mi sono dovuto ricredere. E che sia proprio un sindaco di sinistra, apparentemente ligio al valore della laicità, socialista e per di più omosessuale, ad esaltare una figura tanto contestabile quanto quella di Giovanni Paolo II, mi sembra preoccupante.
In ogni caso, la protesta di domenica, benché repressa in pochissimo tempo, ha avuto il merito di mostrare che il consenso non è affatto unanime e ha costretto Delanoë a giustificare il suo gesto. Il sindaco, infatti, ha partecipato ieri sera a una trasmissione televisiva su Canal+, sostenendo di non aver condiviso le posizioni di Giovanni Paolo II riguardo i diritti delle donne e degli omosessuali, o sulla questione dell'Aids, ma di aver apprezzato i suoi sforzi per il dialogo fra le religioni e per la pace. Di fatto, quindi, ha relegato donne, persone glbt e sieropositivi, al secondo posto, dietro quelle che evidentemente crede siano le vere priorità.
I tempi sono duri anche su questo versante delle Alpi.
Foto: Staou.
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