Placet
Il compito istituzionale affidato qualche mese fa a Giorgio Napolitano non contempla la ricerca di una mediazione con gli esponenti della chiesa cattolica finalizzata all’elaborazione di una legge della Repubblica del quale è il massimo rappresentante. Sembra uno scherzo, eppure il cosiddetto garante della Costituzione, la quale all’articolo 7 prevede esplicitamente la separazione fra Stato e Chiesa, ha pensato bene di calpestarla proprio davanti a Zapatero, cioè quel presidente del Consiglio spagnolo che ha ribadito coi fatti, e non solo a parole, che il suo è uno Stato perfettamente laico che legifera autonomamente, non secondo i dettami di un’istituzione estranea alla vita pubblica.
Purtroppo non c’è niente da ridere. Con il suo gravissimo gesto, Napolitano si è sostanzialmente impegnato a far sì che la sua firma in calce alla legge sulle unioni civili che dovesse essere approvata dal Parlamento, valga non tanto come garanzia della costituzionalità della stessa, quanto piuttosto come assicurazione data a quella “componente di storica ispirazione cattolica all’interno della maggioranza di centrosinistra” che non intende in alcun modo conferire dignità legale a quelle coppie che, per scelta o per obbligo, vivono fuori dal matrimonio. Fossimo nel tanto agognato “paese normale”, qualcuno penserebbe seriamente di censurare il capo dello Stato avviando una procedura per attentato alla Costituzione. Perché di questo si tratta.
Nessuno lo farà, ovviamente, e si preferirà tappare definitivamente la bocca a quanti fino a ieri potevano ancora illudersi di riportare sui binari della laicità l’azione di un governo che, in tema di PaCS, era già partito con l’ipotesi peggiore – quell’indecente compromesso al ribasso dal quale restavano esclusi i diritti della coppia, ma si riconoscevano fantomatici “diritti individuali”. Il pronunciamento di Madrid costituisce senza ombra di dubbio un piccolo avvenimento storico: coloro che auspicano un’Italia ancor più confessionale di quanto già non sia – cioè, a sinistra, l’Udeur, la Margherita e i DS – hanno trovato la loro sponda ideale, l’autorevole avallo. Giorgio Napolitano porterà per sempre la responsabilità di aver contribuito, col suo peso politico, all’imbarbarimento del paese di cui è presidente e di aver dato in pasto alle follie medievaleggianti delle gerarchie cattoliche, milioni di vite. Tra le quali la mia. Potrebbe mai essere Giorgio Napolitano, secondo voi, il mio presidente? E voi, pensate di essere degnamente rappresentat* da lui?
Se noi lasciassimo correre, se aprissimo le braccia dicendo “che ci vuoi fare, è l’Italia”, cederemmo al Vaticano consapevolmente – e, dal mio punto di vista, colpevolmente – la sovranità che ci appartiene in quanto popolo. Certo, questo è accaduto già innumerevoli volte, tra le quali una delle ultime è stata la legge sulla procreazione medicalmente assistita e il disastroso referendum che ne è seguito. A maggior ragione, dunque, l’attuale battaglia sui PaCS si presenta come un’importante occasione per riaffermare che le decisioni di uno Stato non devono seguire in nessun caso gli orientamenti delle gerarchie di alcuna confessione religiosa, fosse anche quella che la maggioranza di un popolo apparentemente professa nella sua intimità.
Abbiamo due appuntamenti per dar voce alle nostre frustrazioni ma soprgattutto alle nostre rivendicazioni: NO VAT, il 10 febbraio a Roma e, sempre nella capitale ma un mese dopo, il 10 marzo, una manifestazione a sostegno dei PaCS indetta da tutto il movimento glbt italiano. Saranno due momenti durante i quali dovrà farsi sentire anche chi, pur non essendo gay, lesbica, bisessuale o transessuale, intende comunque difendere la laicità dello Stato e vedere riconosciuti i diritti di tutte quelle persone (omosessuali, certo, ma anche eterosessuali) costrette a vivere un legame affettivo che la nostra Repubblica si ostina a considerare inferiore.
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