Catania Pride 2008 - 5 luglio

22 dicembre 2006

Algerino e gay? Se ne deve andare

Un gay algerino di appena diciotto anni, Karim (il nome è inventato), sarà espulso dal territorio francese e rispedito in Algeria. È quanto ha stabilito questo pomeriggio la Corte d’appello di Bordeaux, confermando l’ordinanza di espulsione emessa dalla Prefettura della Gironda il 31 agosto scorso.
La storia di Karim comincia quando aveva sedici anni. Stanco delle minacce e dei maltrattamenti che subisce in famiglia e nella sua città natale, Karim decide di stabilirsi a Bordeaux e di andare a vivere con gli zii francesi. Nella grande città, Karim si integra in fretta e bene, s’iscrive al liceo e studia con profitto. Quando però sollecita la Prefettura per ottenere un titolo di soggiorno, questo gli viene negato. Immediatamente dopo, riceve un’ordinanza che gli ingiunge di lasciare il territorio francese e lo obbliga a essere riaccompagnato in Algeria. È il 31 agosto di quest’anno.
La prima svolta, in questa vicenda, arriva neanche due settimane dopo: il 12 settembre il Tribunale amministrativo di Bordeaux annulla l’ordinanza, perché il prefetto – così si legge nella sentenza – ha commesso un “palese errore nell’apprezzare le circostanze”. Secondo il prefetto, infatti, l’omosessualità di Karim sarebbe stato solo un pretesto per lasciare l’Algeria, ma non un buon motivo per restare sul suolo francese. Il ministro dell’Interno, Nicolas Sarkozy, già impegnato, da candidato della destra alle presidenziali del 2007, in una dura campagna anti-immigrazione, sollecita allora il prefetto a presentare ricorso contro la decisione del Tribunale amministrativo. Con l’obiettivo propagandistico dichiarato di 24000 immigrati da cacciare entro la fine del 2006, difficile che Nicolas Sarkozy si commuova per un algerino, gay per di più.
La reazione delle associazioni glbt francesi non si fa attendere. Insieme a svariati altri soggetti della società civile, queste promuovono infatti una petizione per chiedere la regolarizzazione di Karim e perché “sia rispettato, in ogni parte d’Europa, il diritto a veder riconosciuta la vita privata e familiare di tutti gli stranieri”.
Il 13 dicembre scorso, una settimana prima dell’udienza in appello, sono in molti, tra associazioni, esponenti dei Verdi e del Partito Socialista, a partecipare a Bordeaux alla manifestazione di sostegno a Karim, un patrocinio simbolico chiamato parrainage républicain. “Spero che questo patrocinio lo protegga un po’ di più” – dichiara in quell’occasione l’attrice Josiane Balasko, che si è offerta di fare da “madrina” a Karim – “e che questa mobilitazione permetta di fermare l’accanimento amministrativo [contro di lui], affinché possa continuare a studiare e a vivere in Francia”.
La tanto attesa udienza in appello si tiene martedì 19 dicembre. Mentre l’avvocato di Karim, Pierre Landete, ricorda alla corte la giovane età del suo assistito (per la legge algerina è ancora minorenne) e la sua omosessualità, il commissario governativo respinge entrambe le argomentazioni: Stéphane Moulin replica infatti che Karim è maggiorenne secondo le leggi francesi, che “nessun documento prova le sevizie e niente permette di attestare che ha subito delle minacce”. L’omosessualità di Karim, al quale già il prefetto ha chiesto di portare le prove tangibili del suo orientamento sessuale – chissà poi in che modo! – viene messa nuovamente in dubbio anche dal commissario governativo, secondo il quale la presenza in aula del compagno di Karim, Dorien (anche il suo nome è inventato), non prova alcunché.
E così si arriva a oggi, giorno nel quale ogni speranza su una positiva soluzione del caso svanisce. Intorno alle 16,30 l’associazione Lesbian & Gay Pride Bordeaux dà l’annuncio che la Corte amministrativa d’appello ha deciso di bocciare la sentenza di primo grado e di confermare l’ordinanza di espulsione per Karim. A nulla è quindi valso sottolineare i rischi che quest’ultimo correrà non appena sarà atterrato in Algeria: va infatti ricordato che il codice algerino prevede fino a tre anni di carcere per omosessualità. Anche la tempistica scelta dalla corte per rendere il proprio verdetto, non sembra lasciata al caso: da questa sera cominciano le lunghe vacanze natalizie e per le associazioni glbt francesi e quelle impegnate sul fronte dell’immigrazione sarà molto più difficile organizzarsi per contrastare l’esecuzione del provvedimento.
La prima reazione alla decisione della corte è stata quella del “padrino” di Karim, Matthieu Rouveyre, consigliere comunale di Bordeaux: “Sono molto sconfortato” – ha dichiarato alla rivista Têtu – “ho le lacrime agli occhi. Non è possibile fare questo a un ragazzo nella sua situazione. Resisteremo e utilizzeremo tutta la nostra collera per far sì che Karim resti qui. Troveremo una soluzione, non possiamo lasciarlo partire”.
Mentre una riunione improvvisata dei sistenitori di Karim si sarebbe dovuta tenere questa sera a Bordeaux intorno alle 19,30, l’Inter-LGBT – comitato che federa gran parte dell’associazionismo gay, lesbico, bisessuale e transessuale francese – ha emesso un duro comunicato nel quale ricorda che Karim “non ha nessun’altra vita familiare se non quella che conduce con i suoi zii e il suo compagno. Se fosse espulso verso l’Algeria, sopravviverebbe a stento, si ritroverebbe senza risorse, senza famiglia per accoglierlo, abbandonato in strada. Al di là del dibattito giuridico che certamente proseguirà davanti al Consiglio di Stato e – se necessario – davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, l’Inter-LGBT chiede per l’ultima volta al ministro dell’Interno di dar prova d’umanità e di mettere fine all’inferno psicologico vissuto da Karim, sospendendo l’espulsione e riconoscendogli il diritto di vivere la propria vita accanto ai suoi cari”.

Update (25 dicembre 2006). L’attrice Josiane Balasko, “madrina simbolica” di Karim, nella notte del 23 dicembre scorso ha annunciato di aver avuto due colloqui telefonici con Nicolas Sarkozy. Il ministro dell’Interno ha assicurato che Karim non sarà espulso e la sua situazione sarà regolarizzata. Non possiamo che gioirne, mentre il nostro pensiero va ora a tutti quelli e a tutte quelle che non hanno avuto la fortuna di poter godere dell’attenzione del mondo dello spettacolo e dei media.

Fonti: Inter-LGBT, Lesbian & Gay Pride Bordeaux, Libération, Pourkarim.net, Têtu.

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