Zapatero è un piddino... ma non per i vescovi
Indovinate un po’ chi è stato fra i primi a commentare la vittoria di Zapatero in Spagna? Fassino. Proprio lui. “Il programma del Pd rispecchia quello del Psoe”. Certo, per dire una tale corbelleria ci vuole tanta faccia tosta ma, si sa, in Italia nessuno è mai stato punito nelle urne per averne avuta troppa. Nel frattempo, in alcuni blog di Kilombo, aggregatore delle sinistre, molti si sono affrettati a scrivere quello che l’ex segretario diessino aveva già detto in tv. Chissà le risate che si farebbero gli spagnoli leggendoli, loro che hanno avuto la possibilità di constatare quanta somiglianza esista effettivamente tra Zapatero e Veltroni. Quest’ultimo, infatti, in una ormai celebre intervista a El País, alla domanda sul perché utilizza così poco la parola “sinistra”, dichiara testualmente: “Perché siamo riformisti, non di sinistra”.
Il resto dell’intervista? Il nulla sottovuoto spinto. Zapatero? Un suo grande amico. Gli omosessuali? Risolveremo la cosa con una leggina per permettere loro le visite in ospedale... ma non in campagna elettorale, per carità! Il conflitto d’interessi? Sì, ma non sarà contro nessuno... vorrete mica toccare Berlusconi? La prima misura del nuovo governo? Smantellare la burocrazia che soffoca gli imprenditori.
In che cosa questa robaccia sarebbe simile al programma del PSOE che, solo per fare qualche esempio, ha esteso il diritto al matrimonio e all’adozione anche alle coppie formate da persone dello stesso sesso, ha ridotto i termini per il divorzio, ha permesso il cambio del sesso anagrafico senza l’obbligo dell’operazione per modificare quello anatomico, ha reso indipendente dai partiti la televisione pubblica, e come primo atto della legislatura ha ritirato le truppe dall’Iraq? È un segreto talmente ben custodito, che solo i piddini potranno svelarlo.
Veltroni, ovviamente, ha subito gioito per la vittoria di Zapatero (sono amici, ricordate?): da lui si può imparare “ad essere realisti e innovatori, avere quella sana radicalità del riformismo”. E qui, come minimo, ci sarebbe da dire che alla scuola di Zapatero il segretario del Pd dovrebbe ritornarci a settembre. Sempre che della “radicalità del riformismo”, al di là dei proclami elettoralistici di comodo, gli importi qualcosa. Il dubbio, col carrozzone clericale che volentieri si trascina dietro, è più che lecito.
Tuttavia c’è da dire che anche a sinistra le facce di tolla non mancano. “Con la vittoria di Zapatero viene sconfitta la Destra e l'ingerenza del clero nella politica spagnola”, dichiara nientemeno che il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti. Peccato che la coalizione di cui ora è candidato (la Sinistra l’Arcobaleno) non ha fatto nulla per evitare proprio quell’ingerenza delle gerarchie omofobe e antilibertarie nella politica italiana e in quelle istituzioni che annoverano Bertinotti fra i loro massimi rappresentanti. Non hanno mosso un dito, anzi, peggio: ricordiamo tutti - purtroppo - il discorso di Vladimir Luxuria (Rifondazione) alla Camera, contro un emendamento che intendeva ripristinare l’Ici per gli immobili detenuti dalla Chiesa e nei quali si svolgono attività commerciali. Che la coalizione di centrosinistra si fosse piegata agli interessi vaticani, del resto, era apparso chiaro fin da quando tutti i partiti (anche chi, come i radicali, al momento della firma si era fatto venire il mal di pancia) avevano, nei fatti, sottoscritto il programmone, dal quale risultava che le coppie di fatto in Italia avrebbero ottenuto: niente. Nada. Durante la breve legislatura, con la scusa dei numeri risicati in Senato, hanno ingoiato tutto, e ora ci vengono a dire “quant’è bello Zapatero!”, con l’implicita postilla: “Votateci”. Col piffero!
P.S. Semplicemente spettacolari, invece, le reazioni delle gerarchie cattoliche che, impegnate per anni in prima linea contro il governo di Zapatero e poi in una forsennata campagna elettorale contro il PSOE, davanti al fatto lampante che la loro opinione è, giustamente, ininfluente sul piano delle opzioni politiche scelte dagli elettori spagnoli, si sono consolate sostenendo che “sono di fatto scomparsi tutti i partiti minori che avevano nella sigla la parola 'izquierda' (sinistra)" (Cipriano Calderon). Un po’ di veleno l’ha sputato anche Joaquín Navarro-Valls, che ha accusato Zapatero di aver fatto “tutto ciò che poteva ferire la sensibilità cattolica”. Il rimedio possibile? “Il passo più importante lo può fare il governo” - dice l’ex portavoce di Woytjla - “abbandonando l'ideologia e mettendosi sul terreno di un socialismo sostanziale”. Dove per “sostanziale” si dovrebbe intendere - immagino - “svuotato dei suoi contenuti”. Quello di Veltroni, per intenderci.
Gustosissima anche l’intervista - segnalata oggi da Fireman sul suo blog - del cardinale Cañizares al Corriere. A giudicare dall’atteggiamento da crociato che assume, si direbbe che l’alto prelato spagnolo l’abbia presa un po’ male. Una cosa interessante, però, la dice: “La Chiesa italiana ha più spazio sui media. Quando ci fu il Family Day, tutti i giornali dedicarono più pagine alla manifestazione di piazza San Giovanni, e mezza pagina a quella laicista di piazza Navona. In Spagna molti giornali avrebbero fatto il contrario”. Chi potrebbe dargli torto?
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3 commenti:
Anchie se non conta un cazzo, l'unico partito che può legittimamente esultare è il Partito socialista di Boselli, che è unito al Psoe nel Pse.
Avesse perso erano pronte dichiarazioni tipo: il limite di uno schieramento che non include le tematiche cattoliche."
Quante Binetti militano nel PSE?
e quanti catto integralisti?
Questo giro saltiamolo, come nel gioco dell'oca.
@Anonimo: sì, però non solo il Partito Socialista in Italia non conta niente, ma ha anche offerto un seggio a Clemente Mastella (che lui ha rifiutato). Scelta che si commenta da sola.
@Mario: anch’io mi sono divertito a immaginare le dichiarazioni di Veltroni se Zapatero avesse perso. “Ecco dove conduce l’estremismo ideologico su temi eticamente sensibili quali...”. La fiera dell’ipocrisia, veramente.
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