Catania Pride 2008 - 5 luglio

07 novembre 2007

Agire prima del boia, urgente

L’allarme è partito dall’Irqo, l’associazione queer iraniana con sede in Canada, ed è stato rilanciato dai gruppi francesi e inglesi: Makwan Moloudzadeh, un kurdo iraniano di 21 anni, potrebbe essere presto impiccato. La sua colpa? Quella di aver commesso, almeno secondo le autorità iraniane che l’hanno processato, il crimine di lavat-e iqabi, cioè rapporti anali.
Il giudizio è stato emesso in prima istanza il 7 giugno scorso dalla prima camera del tribunale penale di Kermanshah, nell’Iran dell’ovest. A portare alla sbarra Makwan Moloudzadeh è stato un altro ragazzo che lo ha accusato di averlo violentato. Durante gli interrogatori in carcere, Makwan avrebbe subito maltrattamenti, e solo in seguito a questi avrebbe confessato di aver avuto un rapporto sessuale con il suo accusatore. È importante notare che all’epoca in cui sarebbero avvenuti i fatti, cioè nel 1999, i due ragazzi avevano appena tredici anni.
Per tutti i minori di quattordici anni colpevoli di “atti omosessuali”, la legge iraniana prevede “solo” 74 frustate. Questa volta, però, e nonostante la ritrattazione scritta dei testimoni dell’accusa, il giudice, esercitando una sua facoltà, cioè l’affermazione di una convinzione personale che non necessita di prove (elm-e qazi), si è detto certo che tra i due c’è stata penetrazione. Da qui la condanna a morte per Makwan Moloudzadeh, una sentenza che la Corte Suprema non ha mancato di confermare il 1° agosto scorso. Makwan dovrà essere ucciso in pubblico, non lontano dalla propria abitazione.
Le varie fonti reperibili (che trovate, come sempre, alla fine di questo post) non precisano se sia una questione di giorni o di ore. Probabilmente nessuno lo sa, viste le scontate difficoltà frapposte dall’Iran alla circolazione di notizie di questa natura. È chiaro, però, che bisogna intervenire in fretta perché l’esecuzione della sentenza venga bloccata. L’associazione francese SOS-Homophobie, così come la sezione belga di Amnesty International, chiedono di fare pressione sulle autorità di quel paese, inviando loro delle e-mail (in persiano, in arabo, in inglese o nella vostra lingua), nelle quali:

- si preghi il responsabile del potere giudiziario di chiedere alla Corte Suprema di riesaminare il caso di Makwan Moloudzadeh, che era minorenne al momento del presunto delitto, secondo il Codice civile e il Codice penale iraniani;
- ci si mostri preoccupati all’idea che Makwan Moloudzadeh non abbia beneficiato di un procedimento equo, dal momento che il giudice si è basato su criteri soggettivi e arbitrari, contrari alla Convenzione sui diritti dell’infanzia, e che nessuno sembra aver tenuto conto, nella procedura d’appello, del fatto che i testimoni avevano ritrattato le loro dichiarazioni;
- ci si dichiari preoccupati all’idea che Makwan Moloudzadeh sia mandato a morte per fatti commessi quando aveva meno di diciotto anni, e si chieda alle autorità di impedire immediatamente l’esecuzione e a commutare la pena;
- si ricordi alle autorità che il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la Convenzione sui diritti dell’infanzia, due trattati che l’Iran ha sottoscritto, vietano il ricorso alla pena capitale contro i minori di diciotto anni al momento dei fatti contestati, e che l’esecuzione di Makwan Moloudzadeh costituirebbe una violazione del diritto internazionale;
- si chieda alle autorità iraniane l’impegno ad abolire la pena di morte per i delitti commessi dai minori di diciotto anni, al fine di rendere il diritto iraniano conforme agli impegni presi da quello stato nei confronti del diritto internazionale;
- si faccia presente che riconoscete a tutti gli Stati il diritto e il dovere di processare le persone sospettate di aver infranto la legge, ma che vi opponete alla pena di morte in qualsiasi circostanza;
- si chieda il più generale rispetto per i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali.

Potete spedire le vostre e-mail di protesta a

Guida spirituale della Repubblica islamica d'Iran:
His Excellency Ayatollah Sayed 'Ali Khamenei
info@leader.ir
(Formula d'inizio: Your Excellency oppure Excellence,...)

Responsabile del potere giudiziario:
Ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi
Ministry of Justice, Ministry of Justice Building,
Panzdah-Khordad Square
info@dadgostary-tehran.ir
(nel campo destinato all’oggetto, scrivere: "FAO Ayatollah Shahroudi". Formula d’inizio: Your Excellency)

Mettere in copia

Presidente del Majlis-e Shoura-e Islami (Assemblea consultiva islamica):
hadadadel@majlis.ir
(Formula d’inizio: Your Excellency,...)

Direttore della prigione centrale di Kermanshah:
markazi@kermanshaprisons.ir
ahead@kermanshaprisons.ir
(Formula d’inizio: Dear Sir,...)

Fonti: Amnesty International Belgique, Irqo, Têtu, SOS-Homophobie.



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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Faccio delle premesse, scusa.
Sono comunista così, non sono guerrafondaio (anche se non sono pacifista), voto a sinistra da sempre, sono fidanzato, eterosessuale, non sono per niente razzista, ho avuto amici di colore, non ho nulla contro i gay, nemmeno grande rispetto, a meno che non siano persone a me care, non ho proprio NULLA, ecco, sono dei tizi esattamente come me, sono abbastanza contrario alla pena di morte, eccetera.

Però.
Perché noi ITALIANI, comodi, nel nostro Suv, nelle nostre villette a schiera, col nostro Papa, i nostri politici, il nostro bel clima, dovremmo mandare lettere di protesta perché in culo al mondo stanno condannando un iraniano colpevole di? Perché?

Perché vogliamo a tutti i costi questa uguaglianza stolta e ottusa? Non siamo fatti per essere tutti UGUALI. E' una stronzata: se c'è gente che infibula le proprie donne, questa è una barbarie. Ma è una barbarie agli occhi NOSTRI, di occidentali arricchiti, con l'abbonamento allo stadio la domenica. Dal punto di vista loro, degli ALTRI, i matti siamo noi, che permettiamo alle nostre femmine d'uscire in shorts, tacchi a spillo e truccate come moira orfei.

Certo che il burqa è una barbarie. Ma solo se la guardiamo dal punto di vista NOSTRO. So che è un discorso anti popolare, ma io sono stufo di questo concetto per cui "siamo tutti uguali", peace and love, john lenno e imagine all the people.

All the people se ne sta giustamente tutta per i cazzi propri e non ne vuole sapere niente di essere uguale urbi et orbi. Io non sarò MAI uguale a un talebano che vive nella capanna nel deserto e spara col mitra in aria quando passa una telecamera a inquadrarlo; e non me ne frega NIENTE d'essere uguale a lui. Non ci tengo affatto, grazie. Sta bene dove sta.

L'uguaglianza non è una virtù. E' una forzatura. Io reclamo il diritto umano alla diversità.

Questo discorso, preso molto alla larga, conduce alla condanna di quel poveretto. Sulla quale, secondo me, noi non dovremmo mettere bocca. A parte per riempire le colonne dei giornali perbenisti, naturalmente.
[Ste]

la giustiziera della notte ha detto...

Non sono d'accordo. Premesso che anche io sono di sinistra, ma non comunista e sicuramente pacifista e non violenta, credo che non sia sbagliato fare pressione sull'Iran perché non condanni quel poveretto e perché non condanni nessun altro. La stessa pressione deve essere fatta agli Stati Uniti, all'Arabia Saudita, alla Cina che condannano a morte persone innocenti sistematicamente. Ciò non vuol dire volere essere tutti uguali, ma avere un minimo comune denominatore comune su cui discutere. Scusami, ma dove andrebbe a finire la diplomazia? è chiaro che è assolutamente SBAGLIATO fare una guerra per esportare la democrazia, perché in questo modo ti contraddici in termini: non sei democratico. Ma pressione diplomatica e continuo dialogo sono sacrosanti! Per me non protestare vuol dire indifferenza, e lasciare alla loro miseria (perché l'infibulazione deriva semplicemente dalla miseria) quelle popolazioni.

Gabriele ha detto...

@Noantri
Mi sembra che tu faccia una grande confusione. Già nelle premesse, in effetti: “sono abbastanza contrario alla pena di morte, per esempio”, non vuol dire nulla; o lo sei sempre, in ogni circostanza e per chiunque (anche se si dimostrasse oltre ogni dubbio che l’accusato è effettivamente colpevole), o non lo sei mai. Poi mi sembra che scambi quello che è probabilmente un sentimento tuo, con quello del mondo intero: così come non è vero che tutti gli italiani hanno un Suv o vivono in villette a schiera, è altrettanto vero che non “all the people se ne sta tutta per i cazzi propri”. Per fortuna.
Qui non stiamo discettando del fatto che a te non piace il pesce crudo e quindi non è giusto importelo solo perché vanno di moda i ristoranti giapponesi. Stiamo dicendo che un ragazzo di 21 anni, “colpevole” solo di aver avuto un rapporto sessuale quando era tredicenne con un altro tredicenne (sempre che il pretesto sia vero) verrà impiccato per legge. Perché tu dici che su questa cosa non dovremmo aprir bocca? Forse lascia indifferente te, ma non le persone che hanno a cuore i diritti civili, ovunque siano calpestati. E il fatto che di storie del genere possano impadronirsi “giornali perbenisti”, strumentalizzandole ai loro fini, non è una ragione sufficiente per starsene zitti.
Prima, dopo e persino durante, potremo anche discutere di che cosa conduce uno Stato ad applicare una legge religiosa per colpire gay, lesbiche e donne in genere, e potremo anche cercare di capire il perché di questa situazione, senza giustificarla. Quando una vita è in pericolo, però, si agisce. E sia chiaro: chi mi conosce sa che non lo dico da quando l’Iran è diventato un possibile obiettivo da colpire con quella che sarebbe l’ennesima dannosissima guerra, è una battaglia cominciata in tempi non sospetti (a proposito dell’Afghanistan, che tu tiri in ballo, ricordo per esempio che alcune associazioni gay, tra cui anche il circolo di cui facevo parte, avevano denunciato, restando isolate e totalmente inascoltate, le condanne a morte che i talebani infliggevano ai gay di quel paese molto prima che andasse di moda sventolare burqa in televisione per giustificare la guerra).
Per finire, nessuno afferma che il confronto fra diversi sia facile, il problema è volerlo, questo dialogo. Io temo però che tu non abbia nessuna intenzione di comprendere la realtà, che mi sembra più complessa di come la descrivi: se ti limiti a dire che gli altri sono diversi da te e nel frattempo giri la testa dall’altra parte, cosa hai capito di quella diversità? Per tacere poi del fatto che, se scavassi un po’ oltre, non troveresti le autorità iraniane così diverse da quelle di alcuni paesi occidentali a noi vicini, che arrostiscono volentieri, ogni tanto, chi si trova ai margini delle loro società.

@Giustiziera della notte
È vero. Sembra che la sola alternativa rimasta sia o restare indifferenti o bombardare a tappeto. Contro questa logica è giusto, come hai fatto, ribadire l’esigenza del dialogo, lo sforzo per comprendersi. Strada più impervia e faticosa, ma per me certamente migliore. Grazie per il tuo contributo.

Queen ha detto...

Ho aderito al tuo appello come noi a nostra volta nel nostro blog collettivo lo facemmo per Pegah Emambashk. Non è una questione di uguaglianza "coatta" ma di valori assoluti fra cui quello della vita. Ciao, buona giornata