Mehdi Kazemi, iraniano e gay
“Se in Iran non ci sono omosessuali, allora non so chi sono io, visto che sono iraniano e gay e che ho seri problemi a rientrare nel mio paese a causa del mio orientamento sessuale”. A scriverlo è un giovane gay, Mehdi Kazemi, in un’e-mail spedita all’Iranian Queer Organization (IRQO), un’associazione che lotta per i diritti civili di gay, lesbiche e transessuali iranian*. Lo stesso gruppo di attivist* ha poi diffuso il testo del messaggio, come risposta alle sconcertanti dichiarazioni rese tre giorni fa da Ahmadinejad, secondo il quale “il fenomeno dell’omosessualità non esiste in Iran”.
Ma chi è Mehdi Kazemi? Lo ha raccontato lui stesso qualche tempo fa, quando ha dovuto presentare una domanda d’asilo al governo inglese. Questa è la sua storia.
Sono iraniano, sono nato l’8 aprile 1988, a Teheran. Sono un musulmano sciita. Ho vissuto sempre con i miei genitori e mia sorella fino al 15 settembre 2005, quando sono venuto in Inghilterra. Mio padre possiede un negozio di frutta secca in Iran e di tanto in tanto fa dell’import-export.
Ho frequentato la scuola a Teheran per dodici anni. Avevo 17 anni quando mio padre ha deciso che avrei studiato in Inghilterra. Ha preparato tutto affinché venissi qui a studiare. Una volta arrivato, ho cominciato un corso d’inglese e per i primi due mesi ho vissuto con mio zio a Londra. Poi mi sono trasferito a Brighton e, nel novembre 2005, sono entrato all’Embassy CES College a Hove. Ho prolungato il mio permesso di soggiorno fino a novembre 2006, poiché intendevo continuare a studiare in Inghilterra.
Quando ero in Iran, non avevo alcun problema. Tuttavia, avevo appena compiuto 15 anni, quando ho scoperto che ero attratto sessualmente dagli uomini. Avevo molta paura di questo sentimento e l’ho tenuto per me. Più o meno in quel periodo, ho cominciato a frequentare uno dei miei compagni di scuola. Si chiamava Parham. Anche lui era iraniano ed eravamo soliti passare molto tempo insieme. Parham era il mio migliore amico e un giorno mi disse che era attratto dagli uomini e non dalle donne. Allora mi sono sentito a mio agio con lui e ho deciso di raccontargli che provavo la stessa cosa. Avevamo entrambi 15 anni quando abbiamo deciso di cominciare la nostra relazione.
Ci vedevamo ogni giorno, a scuola, al cinema o al parco. Abbiamo cominciato ad avere rapporti sessuali otto mesi dopo aver cominciato a uscire insieme. Ci incontravamo o a casa sua o a casa mia, quando non c’era nessuno. Tutti erano all’oscuro della nostra relazione. Credevano che fossimo amici per la pelle ma niente di più. Provavo verso di lui un sentimento molto forte e non mi stancavo mai di vederlo. Abbiamo deciso di mantenere segreta la nostra relazione, poiché sapevo che se qualcuno del governo l’avesse scoperta, saremmo stati condannati a morte.
Quando mio padre decise che dovevo studiare in Inghilterra, ero triste per il fatto di dover abbandonare Parham in Iran. Ma sapevo che sarei potuto tornare per le vacanze scolastiche e dopo aver completato gli studi in Inghilterra. Il pensiero di poter tornare mi dava il coraggio necessario a lasciare Parham in Iran.
Quando sono arrivato in Inghilterra, mi tenevo in contatto con lui via e-mail. Ci scrivevamo una volta alla settimana circa. Mi diceva che la situazione in Iran stava peggiorando e che la repressione aumentava. Sentivamo molto la mancanza l’uno dell’altro.
Intorno a dicembre 2005, Parham ha smesso di scrivermi. Gli ho mandato due o tre e-mail, ma non ha risposto. Pensavo che si trovasse lontano da Teheran o che non avesse accesso a internet.
Verso la fine di marzo 2006, mio zio mi ha riferito che mio padre lo aveva informato della mia relazione con questo ragazzo. Poi mi ha raccontato che Parham era stato arrestato dalle autorità iraniane e aveva fatto il mio nome. Le autorità erano andate a casa di mio padre a cercarmi e lui era rimasto sconvolto e impaurito da tutta la situazione. Mio zio, che è un uomo dalla mentalità aperta e ha vissuto in Inghilterra gran parte della sua vita, non si è arrabbiato e mi ha suggerito di provare a rimanere, poiché la mia vita sarebbe stata in pericolo se fossi tornato in Iran.
Quel giorno, più tardi, mio padre mi chiamò e si mostrò molto arrabbiato con me. Gridò al telefono contro di me e mi disse di rientrare in Iran prima possibile. Voleva picchiarmi. Io non gli dissi niente e riattaccai. Avevo molta paura di lui.
Ho continuato a studiare, ma ero sempre teso. Pensavo a Parham. Ero molto triste e temevo per la mia vita. Sapevo che se fossi tornato in Iran sarei stato ucciso.
A fine aprile 2006, mio zio mi chiamò di nuovo per dirmi che mio padre gli aveva riferito che le autorità iraniane avevano condannato a morte Parham. Aggiunse che mio padre aveva avuto allora molta paura e si era molto raccomandato perché non tornassi in Iran, poiché volevano farmi la stessa cosa.
Ma come avevano fatto le autorità iraniane a scoprire che Parham era omosessuale? Mio zio mi ha detto che era stato trovato in compagnia di un altro ragazzo e lo avevano arrestato. Durante l’interrogatorio gli avevano chiesto di parlare di tutti gli uomini coi quali era stato ed allora aveva fatto il mio nome. Le autorità avevano quindi riferito a mio padre che io avevo avuto una relazione con Parham.
Parham è stato accusato di essere omosessuale e condannato a morte. L’Iran è un paese islamico dove avere una relazione con una persona dello stesso sesso costituisce un reato molto grave. Le autorità iraniane hanno scoperto che sono omosessuale ed ora sono ricercato. Non posso impedirmi di essere attratto dagli uomini. È una cosa con la quale vivrò per il resto della mia vita. Con questo sentimento ci sono nato, e non posso cambiarlo, ma sfortunatamente non posso viverlo nel mio paese. Se torno in Iran sarò arrestato e messo a morte. Come Parham.
Dopo il rifiuto del governo inglese di concedergli l’asilo, Mehdi Kazemi è stato costretto a lasciare il territorio britannico. Voleva andarsene in Canada, ma è stato arrestato in Germania. Ora vive in Olanda, dove aspetta una risposta a una nuova richiesta d’asilo. Mehdi Kazemi ha 19 anni.
Fonte: IRQO (traduzione mia).
1 commento:
Su gay.com canadese c'era anche l'intervista a un tizio iraniano che si è presentato in un concorso di bellezza gay in Canada. Non ricordo il nome, ma la foto sì. Non particolarmente memorabile, ma è il bello di chi concorre senza avversari della propria nazione... ;-)
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