Aridatece Chirac
Questa sera Jacques Chirac si è congedato dai suoi compatrioti con un discorso a reti unificate, a meno di ventiquattro ore dal passaggio delle consegne al nuovo presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy.
È stato un discorso breve, colmo di retorica patriottarda, che difficilmente avrà raggiunto il cuore dei suoi “cari compatrioti”. Quando parla della modernizzazione del paese, per esempio, chissà se ricorda anche il tasso di disoccupazione che colpisce la Francia in quest’epoca di “cambiamenti profondi”. Chissà se, quando parla di unione, ha inteso fare un cenno anche alla vicenda del Contratto di primo impiego (prima imposto, poi ritirato a furor di popolo dal governo del “suo” Dominique de Villepin), col quale si è tentato di dividere le giovani generazioni da quelle già inserite nel mondo del lavoro. Per quel che riguarda poi l’ecologia, è improbabile che Chirac facesse riferimento agli esperimenti nucleari condotti lontano dalla “madrepatria”, a Mururoa, proprio all’inizio del suo primo mandato, nel 1995. Di quale “rispetto” per il suo popolo avrà parlato, poi, visto che, accusato di numerose irregolarità commesse nel periodo della sua permanenza all’Hôtel de Ville di Parigi in qualità di sindaco (18 lunghissimi anni), ha utilizzato volentieri la sua immunità presidenziale per insabbiare i processi che lo riguardano. E che dire della “solidarietà” che la Francia dimostra oggi – grazie anche alla politica dell’ex ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy – nei confronti degli immigrati?
E tuttavia, soprattutto se messo a confronto con il prossimo inquilino dell’Eliseo – arrivista, sfrontato, del tutto privo di valori se non quelli della ricchezza e del privilegio – è probabile che persino il vecchio, declinante Chirac, riuscirà a farsi rimpiangere. È stata, la sua, una presidenza sbiadita, sempre più in ombra man mano che la fine si avvicinava. Ma, tra i meriti che in molti gli riconoscono, deve essere citata almeno la politica estera, nella quale il presidente si è distinto per aver saputo tenere lontana la Francia dall’avventurismo guerrafondaio di Bush e aver così offerto un’importante sponda a quella parte di mondo (fatta soprattutto di popoli, più che di Stati), che ha gridato la propria contrarietà all’impresa bellica.
Scusate, ma se proprio non è possibile avere di meglio, non è che ce lo ridareste indietro?
L’ultimo discorso del presidente della Repubblica francese, Jacques Chirac
“Miei cari compatrioti della madrepatria, d’oltremare e all’estero, domani passerò i poteri che ho esercitato in vostro nome a Nicolas Sarkozy, il nostro nuovo presidente della Repubblica. Lo farò con l’orgoglio del dovere compiuto e anche con una grande fiducia nell’avvenire del nostro paese.
Noi siamo gli eredi di una grandissima nazione, una nazione ammirata, rispettata e che conta in Europa e nel mondo. Voi avete delle capacità creative e di solidarietà immense. Grazie a voi, grazie al vostro impegno, abbiamo modernizzato il nostro paese per adattarlo ai cambiamenti profondi della nostra epoca e l’abbiamo fatto nella fedeltà alla nostra identità e mettendo al primo posto i valori della Repubblica.
Mei cari compatrioti, una nazione è una famiglia. Questo legame che ci unisce è il nostro bene più prezioso. Esso ci unisce. Ci protegge. Ci permette di progredire. Ci dà la forza necessaria a imprimere il nostro marchio nel mondo d’oggi. Restate sempre uniti e solidali. Certo, siamo profondamente diversi. Certo, possono esserci diversi punti di vista, delle divergenze. Ma dobbiamo ritrovarci su ciò che è essenziale, col dialogo e la concordia.
È così che continueremo ad avanzare. Nell’unione, nel rispetto della nostra diversità e dei nostri valori, possiamo nutrire tutte le ambizioni. Uniti, abbiamo tutte le qualità, tutte le energie, tutto il talento per imporci in questo nuovo mondo che si fa sotto i nostri occhi. Unita, e continuando sulla strada tracciata, la Francia si affermerà come una terra esemplare di progresso e di prosperità. La patria delle pari opportunità e della solidarietà. Una nazione che dà impulso alla costruzione europea. Una nazione generosa, all’avanguardia nelle sfide mondiali che sono la pace, lo sviluppo, l’ecologia.
Da domani, proseguirò il mio impegno in questa lotta per il dialogo tra le culture e per lo sviluppo sostenibile. Lo farò apportando la mia esperienza e la mia volontà d’azione per fare avanzare alcuni progetti concreti in Francia e nel mondo. Questa sera, voglio dirvi il grandissimo onore che ho provato nel servirvi. Voglio dirvi la forza del legame che, dal più profondo del mio cuore, mi unisce a ciascuna e a ciascuno di voi.
Questo legame è quello del rispetto, dell’ammirazione, dell’affetto per voi, per il popolo di Francia e voglio dirvi quanta fiducia riponga in voi, quanta fiducia io abbia nella Francia. So che il nuovo presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, s’impegnerà a guidare il nostro paese più lontano nel cammino dell’avvenire e tutti i miei auguri l’accompagnano in questa missione, che è la più difficile e la più bella che ci sia, al servizio della nostra nazione. Questa nazione magnifica che condividiamo. Della Francia, della nostra nazione, miei cari compatrioti, noi dobbiamo sempre essere profondamente orgogliosi.
Viva la Repubblica! Viva la Francia!”
Fonte: Le Monde.
È stato un discorso breve, colmo di retorica patriottarda, che difficilmente avrà raggiunto il cuore dei suoi “cari compatrioti”. Quando parla della modernizzazione del paese, per esempio, chissà se ricorda anche il tasso di disoccupazione che colpisce la Francia in quest’epoca di “cambiamenti profondi”. Chissà se, quando parla di unione, ha inteso fare un cenno anche alla vicenda del Contratto di primo impiego (prima imposto, poi ritirato a furor di popolo dal governo del “suo” Dominique de Villepin), col quale si è tentato di dividere le giovani generazioni da quelle già inserite nel mondo del lavoro. Per quel che riguarda poi l’ecologia, è improbabile che Chirac facesse riferimento agli esperimenti nucleari condotti lontano dalla “madrepatria”, a Mururoa, proprio all’inizio del suo primo mandato, nel 1995. Di quale “rispetto” per il suo popolo avrà parlato, poi, visto che, accusato di numerose irregolarità commesse nel periodo della sua permanenza all’Hôtel de Ville di Parigi in qualità di sindaco (18 lunghissimi anni), ha utilizzato volentieri la sua immunità presidenziale per insabbiare i processi che lo riguardano. E che dire della “solidarietà” che la Francia dimostra oggi – grazie anche alla politica dell’ex ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy – nei confronti degli immigrati?
E tuttavia, soprattutto se messo a confronto con il prossimo inquilino dell’Eliseo – arrivista, sfrontato, del tutto privo di valori se non quelli della ricchezza e del privilegio – è probabile che persino il vecchio, declinante Chirac, riuscirà a farsi rimpiangere. È stata, la sua, una presidenza sbiadita, sempre più in ombra man mano che la fine si avvicinava. Ma, tra i meriti che in molti gli riconoscono, deve essere citata almeno la politica estera, nella quale il presidente si è distinto per aver saputo tenere lontana la Francia dall’avventurismo guerrafondaio di Bush e aver così offerto un’importante sponda a quella parte di mondo (fatta soprattutto di popoli, più che di Stati), che ha gridato la propria contrarietà all’impresa bellica.
Scusate, ma se proprio non è possibile avere di meglio, non è che ce lo ridareste indietro?
L’ultimo discorso del presidente della Repubblica francese, Jacques Chirac
“Miei cari compatrioti della madrepatria, d’oltremare e all’estero, domani passerò i poteri che ho esercitato in vostro nome a Nicolas Sarkozy, il nostro nuovo presidente della Repubblica. Lo farò con l’orgoglio del dovere compiuto e anche con una grande fiducia nell’avvenire del nostro paese.
Noi siamo gli eredi di una grandissima nazione, una nazione ammirata, rispettata e che conta in Europa e nel mondo. Voi avete delle capacità creative e di solidarietà immense. Grazie a voi, grazie al vostro impegno, abbiamo modernizzato il nostro paese per adattarlo ai cambiamenti profondi della nostra epoca e l’abbiamo fatto nella fedeltà alla nostra identità e mettendo al primo posto i valori della Repubblica.
Mei cari compatrioti, una nazione è una famiglia. Questo legame che ci unisce è il nostro bene più prezioso. Esso ci unisce. Ci protegge. Ci permette di progredire. Ci dà la forza necessaria a imprimere il nostro marchio nel mondo d’oggi. Restate sempre uniti e solidali. Certo, siamo profondamente diversi. Certo, possono esserci diversi punti di vista, delle divergenze. Ma dobbiamo ritrovarci su ciò che è essenziale, col dialogo e la concordia.
È così che continueremo ad avanzare. Nell’unione, nel rispetto della nostra diversità e dei nostri valori, possiamo nutrire tutte le ambizioni. Uniti, abbiamo tutte le qualità, tutte le energie, tutto il talento per imporci in questo nuovo mondo che si fa sotto i nostri occhi. Unita, e continuando sulla strada tracciata, la Francia si affermerà come una terra esemplare di progresso e di prosperità. La patria delle pari opportunità e della solidarietà. Una nazione che dà impulso alla costruzione europea. Una nazione generosa, all’avanguardia nelle sfide mondiali che sono la pace, lo sviluppo, l’ecologia.
Da domani, proseguirò il mio impegno in questa lotta per il dialogo tra le culture e per lo sviluppo sostenibile. Lo farò apportando la mia esperienza e la mia volontà d’azione per fare avanzare alcuni progetti concreti in Francia e nel mondo. Questa sera, voglio dirvi il grandissimo onore che ho provato nel servirvi. Voglio dirvi la forza del legame che, dal più profondo del mio cuore, mi unisce a ciascuna e a ciascuno di voi.
Questo legame è quello del rispetto, dell’ammirazione, dell’affetto per voi, per il popolo di Francia e voglio dirvi quanta fiducia riponga in voi, quanta fiducia io abbia nella Francia. So che il nuovo presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, s’impegnerà a guidare il nostro paese più lontano nel cammino dell’avvenire e tutti i miei auguri l’accompagnano in questa missione, che è la più difficile e la più bella che ci sia, al servizio della nostra nazione. Questa nazione magnifica che condividiamo. Della Francia, della nostra nazione, miei cari compatrioti, noi dobbiamo sempre essere profondamente orgogliosi.
Viva la Repubblica! Viva la Francia!”
Fonte: Le Monde.
7 commenti:
Secondo me Chirac è stato un grande Presidente e il suo successore sarà ancora meglio!
non mi dire che la francia è messa come l'italia di qualche anno fa.
con berlusconi presidente c'era chi rivoleva andreotti (che non se ne era mai andato, come ha ampiamente dimostrato in seguito. e mi viene in mente che ho solo una definizione per andreotti: infame)
ipazia
Il servizio del tg3 su Sarkozy era bello. Non lo vedo così male come te, sto Sarko. Ma probabilmente tu vedi meglio, da vicino.
anelli: vero, il servizio era buono, e l'impressione che si ricavava di Sarkò era altrettanto buona
Chissà che diamine avrà detto questo servizio del tg3 sul "non così male" Sarkozy. Mi è venuta la curiosità, ma non sono riuscito a vederlo sul sito della Rai.
Però ho letto il "commovente" articolo di Marsili sull'Unità (http://www.onemoreblog.it/archives/016317.html).
Mi viene da dire che gli italiani sono capaci di innamorarsi proprio di tutto. Anche di un simile ipocrita.
Il servizio del Tg3 ha fatto vedere Sarko che ascoltava la lettura di una lettera di un partigiano comunista di 17 anni, condannato a morte. Lui si è commosso (ho ha recitato la parte di chi si commuove) e ha detto che una lettera del genere dovrà essere in tutte le scuole all'apertura dell'anno scolastico. E altre cose, che ora non ricordo.
beh, per anni in italia nessun esponente di rilievo del governo ha partecipato alle celebrazioni del 25 aprile...direi che una certa differenza si nota.
ipazia
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