Ancora uno sforzo, presidente
Il primo a prendere la parola quest’oggi a Firenze, alla Conferenza sulla famiglia, è stato il presidente della Repubblica. Davanti a una platea selezionata dal ministro Bindi, Giorgio Napolitano ha pronunciato un discorso con qualche bella luce ma anche con qualche pesante ombra.
Napolitano ha inteso innanzitutto contestualizzare l’articolo 29 della Costituzione, quello che viene brandito spesso e volentieri contro gay e lesbiche per spiegare loro che no, legittimamente proprio non possono pretendere a un riconoscimento del loro rapporto di coppia. Ricordando le discussioni che si sono svolte intorno a quell’articolo all’Assemblea Costituente, il presidente della Repubblica ha citato l’intervento del democristiano Aldo Moro, dal quale risulta chiaramente che non si intendeva dare una definizione rigida di famiglia, ma solo stabilire i limiti dell’intervento dello Stato in “una delle formazioni sociali alle quali la persona umana dà liberamente vita”. Inoltre, “con la formula ‘società naturale’ non si voleva affermare che ‘la famiglia fosse una società creata al di fuori di ogni vincolo razionale ed etico’, né escludere che essa avesse ‘un suo processo di formazione storica’”. Ciò che per noi oggi è famiglia – sembra dire in sostanza Aldo Moro e, con lui, Napolitano oggi – non è detto che lo sia anche domani; così come nuove forme di famiglia possono sempre darsi*.
Napolitano ha poi sottolineato che anche l’articolo 29 deve essere interpretato facendo riferimento all’insieme della nostra Carta fondamentale, in particolare all’articolo 2 (“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”) e all’articolo 3 (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”).
E in effetti è proprio sulla base di questi principi, ha affermato ancora Napolitano, che nel 1975 è stato riformato il diritto di famiglia e che sono stati introdotti, nel nostro ordinamento, il divorzio e la legalizzazione dell’aborto, “frutto di un processo di maturazione e trasformazione prodottosi nella società e nella stessa famiglia italiana”. Altre sono oggi le novità che il presidente della Repubblica ha inteso sottoporre all’attenzione della Conferenza: “coppie non unite in matrimonio, coppie senza figli, madri e padri single, coppie anziane”. Ma è alla fine del suo intervento che Napolitano ha lanciato il messaggio più importante: “E’ solo parte del discorso pubblico sulla famiglia, la soluzione – che comunque non può essere elusa – dei problemi per quanto delicati di un riconoscimento formale dei diritti e dei doveri di unioni che non sono confondibili o equiparabili rispetto alla famiglia fondata sul matrimonio, ma che vanno concretamente assunte come destinatarie dei principi fondativi della Costituzione senza alcuna discriminazione. Ben comprendendo come tutte le solidarietà e le corresponsabilità che nascano da stabili rapporti di affetto e di reciproco rispetto, costituiscano una realtà da considerare significativa sotto il profilo della convivenza civile e della coesione sociale”.
Il che vuol dire, in buona sostanza, che per Napolitano è indispensabile riconoscere i diritti e i doveri delle coppie di fatto etero e omosessuali, senza però che esse possano godere delle stesse prerogative delle persone unite da vincolo matrimoniale. D’accordo, con l’aria che tira oggi in Italia nessuno poteva aspettarsi ragionevolmente di più, e persino la difesa dei pur pessimi DiCo può apparire un’impresa coraggiosa. Sono certo che molti gioiranno per questo discorso. Io, invece, mi permetto di essere profondamente deluso e di ricordare che la nostra rivendicazione è la piena parità di diritti (cioè il matrimonio), affiancata da – ma non sostituita con – strumenti più leggeri come i PaCS o i DiCo.
Vorrei anche sottolineare, per inserire il discorso del presidente della Repubblica nel suo giusto quadro, che Napolitano non solo è riuscito a non pronunciare neanche una volta la parola “omosessuale”, non solo non ha stigmatizzato la deliberata e rivendicata esclusione delle associazioni gay e lesbiche dalla platea che lo stava ad ascoltare, ma ha anche legittimato – come già aveva fatto in passato – l’autorità morale della Chiesa, richiamando la politica all’“attento e serio ascolto delle preoccupazioni e dei contributi di pensiero che possono venire dalla Chiesa e dalle organizzazioni cattoliche, come da ogni altra componente della società civile”, come se queste attenzioni fossero fin qui mancate. Dopodiché, è ovvio, “le istituzioni rappresentative dello Stato democratico” devono svolgere le proprie funzioni “nel pieno e sereno esercizio dell’autonomia sancita dalla Costituzione”: ma un presidente della Repubblica potrebbe mai affermare il contrario? Riprovaci ancora, Nappy.
*Il discorso cui il presidente Napolitano fa riferimento, probabilmente è quello che Aldo Moro pronunciò alla Prima Sottocommissione dell’Assemblea Costituente il 5 novembre 1946. Il sunto che riporto qui di seguito è tratto dal resoconto sommario della seduta di quel giorno (Fonte: zic.it via Diritti e libertà):
“MORO Precisa che, quando si dice che la famiglia è una società naturale, non ci si deve riferire immediatamente al vincolo sacramentale; si vuole riconoscere che la famiglia nelle sue fasi iniziali è una società naturale. Afferma quindi che, pur essendo molto caro ai democristiani il concetto del vincolo sacramentale nella famiglia, questo non impedisce di raffigurare anche una famiglia, comunque costituita, come una società che, presentando determinati caratteri di stabilità e di funzionalità umana, possa inserirsi nella vita sociale. Mettendo da parte, il vincolo sacramentale, si può raffigurare la famiglia nella sua struttura come una società complessa non soltanto di interessi e di affetti, ma soprattutto dotata di una propria consistenza che trascende i vincoli che possono solo temporaneamente tenere unite due persone”.
Napolitano ha inteso innanzitutto contestualizzare l’articolo 29 della Costituzione, quello che viene brandito spesso e volentieri contro gay e lesbiche per spiegare loro che no, legittimamente proprio non possono pretendere a un riconoscimento del loro rapporto di coppia. Ricordando le discussioni che si sono svolte intorno a quell’articolo all’Assemblea Costituente, il presidente della Repubblica ha citato l’intervento del democristiano Aldo Moro, dal quale risulta chiaramente che non si intendeva dare una definizione rigida di famiglia, ma solo stabilire i limiti dell’intervento dello Stato in “una delle formazioni sociali alle quali la persona umana dà liberamente vita”. Inoltre, “con la formula ‘società naturale’ non si voleva affermare che ‘la famiglia fosse una società creata al di fuori di ogni vincolo razionale ed etico’, né escludere che essa avesse ‘un suo processo di formazione storica’”. Ciò che per noi oggi è famiglia – sembra dire in sostanza Aldo Moro e, con lui, Napolitano oggi – non è detto che lo sia anche domani; così come nuove forme di famiglia possono sempre darsi*.
Napolitano ha poi sottolineato che anche l’articolo 29 deve essere interpretato facendo riferimento all’insieme della nostra Carta fondamentale, in particolare all’articolo 2 (“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”) e all’articolo 3 (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”).
E in effetti è proprio sulla base di questi principi, ha affermato ancora Napolitano, che nel 1975 è stato riformato il diritto di famiglia e che sono stati introdotti, nel nostro ordinamento, il divorzio e la legalizzazione dell’aborto, “frutto di un processo di maturazione e trasformazione prodottosi nella società e nella stessa famiglia italiana”. Altre sono oggi le novità che il presidente della Repubblica ha inteso sottoporre all’attenzione della Conferenza: “coppie non unite in matrimonio, coppie senza figli, madri e padri single, coppie anziane”. Ma è alla fine del suo intervento che Napolitano ha lanciato il messaggio più importante: “E’ solo parte del discorso pubblico sulla famiglia, la soluzione – che comunque non può essere elusa – dei problemi per quanto delicati di un riconoscimento formale dei diritti e dei doveri di unioni che non sono confondibili o equiparabili rispetto alla famiglia fondata sul matrimonio, ma che vanno concretamente assunte come destinatarie dei principi fondativi della Costituzione senza alcuna discriminazione. Ben comprendendo come tutte le solidarietà e le corresponsabilità che nascano da stabili rapporti di affetto e di reciproco rispetto, costituiscano una realtà da considerare significativa sotto il profilo della convivenza civile e della coesione sociale”.
Il che vuol dire, in buona sostanza, che per Napolitano è indispensabile riconoscere i diritti e i doveri delle coppie di fatto etero e omosessuali, senza però che esse possano godere delle stesse prerogative delle persone unite da vincolo matrimoniale. D’accordo, con l’aria che tira oggi in Italia nessuno poteva aspettarsi ragionevolmente di più, e persino la difesa dei pur pessimi DiCo può apparire un’impresa coraggiosa. Sono certo che molti gioiranno per questo discorso. Io, invece, mi permetto di essere profondamente deluso e di ricordare che la nostra rivendicazione è la piena parità di diritti (cioè il matrimonio), affiancata da – ma non sostituita con – strumenti più leggeri come i PaCS o i DiCo.
Vorrei anche sottolineare, per inserire il discorso del presidente della Repubblica nel suo giusto quadro, che Napolitano non solo è riuscito a non pronunciare neanche una volta la parola “omosessuale”, non solo non ha stigmatizzato la deliberata e rivendicata esclusione delle associazioni gay e lesbiche dalla platea che lo stava ad ascoltare, ma ha anche legittimato – come già aveva fatto in passato – l’autorità morale della Chiesa, richiamando la politica all’“attento e serio ascolto delle preoccupazioni e dei contributi di pensiero che possono venire dalla Chiesa e dalle organizzazioni cattoliche, come da ogni altra componente della società civile”, come se queste attenzioni fossero fin qui mancate. Dopodiché, è ovvio, “le istituzioni rappresentative dello Stato democratico” devono svolgere le proprie funzioni “nel pieno e sereno esercizio dell’autonomia sancita dalla Costituzione”: ma un presidente della Repubblica potrebbe mai affermare il contrario? Riprovaci ancora, Nappy.
*Il discorso cui il presidente Napolitano fa riferimento, probabilmente è quello che Aldo Moro pronunciò alla Prima Sottocommissione dell’Assemblea Costituente il 5 novembre 1946. Il sunto che riporto qui di seguito è tratto dal resoconto sommario della seduta di quel giorno (Fonte: zic.it via Diritti e libertà):
“MORO Precisa che, quando si dice che la famiglia è una società naturale, non ci si deve riferire immediatamente al vincolo sacramentale; si vuole riconoscere che la famiglia nelle sue fasi iniziali è una società naturale. Afferma quindi che, pur essendo molto caro ai democristiani il concetto del vincolo sacramentale nella famiglia, questo non impedisce di raffigurare anche una famiglia, comunque costituita, come una società che, presentando determinati caratteri di stabilità e di funzionalità umana, possa inserirsi nella vita sociale. Mettendo da parte, il vincolo sacramentale, si può raffigurare la famiglia nella sua struttura come una società complessa non soltanto di interessi e di affetti, ma soprattutto dotata di una propria consistenza che trascende i vincoli che possono solo temporaneamente tenere unite due persone”.
Fonte: Presidenza della Repubblica.
3 commenti:
mi ha rubato post e titolo!!!
uffa...
ATTENZIONE! COMUNICATO URGENTE PER TUTTI GLI AMICI INTERNAUTI!!
IL VIDEO www.youtube.com "Sex Crimes and Vatican" E' STATO CENSURATO!!!
Ennesima dimostrazione di fittizia democrazia italiana, siamo sull'orlo del baratro dove i nostri burocrati ci stanno facendo assaporare l'inizio di UNA REALE DITTATURA OCCULTA!
E' stato cancellato anche da YouTube.
SIETE CONTENTI?
Allora che fare:
DIVULGARE!
DARE NOTIZIA!
SCRIVERE NEI VOSTRI PORTALI, BLOG,
INFORMARE GLI AMICI!
Fortunatamente, avendo un presentimento che tutto questo schifo potesse accadere, ho provveduto a salvare il file originale, modificando pochi parametri.
E' SEMPRE VISIBILE nel mio portale. Sezione www.61comenoi.it/omosex_e_religioni.htm "Omosessualità e religioni".
N.B.: la durata del filmato è di circa 40'
A causa della pesantezza del file, per coloro che volessero vederlo integralmente dovranno pazientare qualche minuto, sarà sufficiente cliccare il link testuale.
In ogni caso avrete tutte le indicazioni nella pagina che vi ho appena segnalato.
Ha dare la tristissima notizia è anche www.bispensiero.it Bispensiero.it, che hanno realizzato a proprie spese la traduzione
in lingua italiana.
DIVULGATE L'ENNESIMA CENSURA nei Vostri Portali, Blog.
LA RETE DEVE RIMANERE L I B E R A!!!
REALIZZATE POST E ESPRIMETE LA VOSTRA INDIGNAZIONE!!!
Con Amicizia e Rispetto
Gentleman - Morris (Maurizio Andrea)
Morris, ti ringrazio per la segnalazione, però ti prego vivamente di tenere conto di due cose. Quando un commento è fuori tema lo si segnala, se non altro per cortesia. Tanto più che avresti potuto inserire questo commento al post immediatamente precedente, che era dedicato proprio a "Sex crimes and Vatican". Eppoi non serve gridare per farsi sentire. Grazie e benvenuto.
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