Catania Pride 2008 - 5 luglio

30 gennaio 2007

Placet

C’è chi, a destra, le interpreta come un’indebita intromissione in un dibattito che riguarda il Governo e il Parlamento e chi, a sinistra, trova conforto in quelle parole. In realtà, le dichiarazioni che il Presidente della Repubblica ha rilasciato ieri al termine della sua visita a Madrid – sulle unioni civili si troverà “una sintesi” che tenga conto “delle preoccupazioni espresse dal Pontefice e dalle alte gerarchie della Chiesa” – confermano una volta di più, e al livello più autorevole, che una legge decente sul riconoscimento delle coppie di fatto possiamo scordarcela per almeno altri cinque anni.
Il compito istituzionale affidato qualche mese fa a Giorgio Napolitano non contempla la ricerca di una mediazione con gli esponenti della chiesa cattolica finalizzata all’elaborazione di una legge della Repubblica del quale è il massimo rappresentante. Sembra uno scherzo, eppure il cosiddetto garante della Costituzione, la quale all’articolo 7 prevede esplicitamente la separazione fra Stato e Chiesa, ha pensato bene di calpestarla proprio davanti a Zapatero, cioè quel presidente del Consiglio spagnolo che ha ribadito coi fatti, e non solo a parole, che il suo è uno Stato perfettamente laico che legifera autonomamente, non secondo i dettami di un’istituzione estranea alla vita pubblica.
Purtroppo non c’è niente da ridere. Con il suo gravissimo gesto, Napolitano si è sostanzialmente impegnato a far sì che la sua firma in calce alla legge sulle unioni civili che dovesse essere approvata dal Parlamento, valga non tanto come garanzia della costituzionalità della stessa, quanto piuttosto come assicurazione data a quella “componente di storica ispirazione cattolica all’interno della maggioranza di centrosinistra” che non intende in alcun modo conferire dignità legale a quelle coppie che, per scelta o per obbligo, vivono fuori dal matrimonio. Fossimo nel tanto agognato “paese normale”, qualcuno penserebbe seriamente di censurare il capo dello Stato avviando una procedura per attentato alla Costituzione. Perché di questo si tratta.
Nessuno lo farà, ovviamente, e si preferirà tappare definitivamente la bocca a quanti fino a ieri potevano ancora illudersi di riportare sui binari della laicità l’azione di un governo che, in tema di PaCS, era già partito con l’ipotesi peggiore – quell’indecente compromesso al ribasso dal quale restavano esclusi i diritti della coppia, ma si riconoscevano fantomatici “diritti individuali”. Il pronunciamento di Madrid costituisce senza ombra di dubbio un piccolo avvenimento storico: coloro che auspicano un’Italia ancor più confessionale di quanto già non sia – cioè, a sinistra, l’Udeur, la Margherita e i DS – hanno trovato la loro sponda ideale, l’autorevole avallo. Giorgio Napolitano porterà per sempre la responsabilità di aver contribuito, col suo peso politico, all’imbarbarimento del paese di cui è presidente e di aver dato in pasto alle follie medievaleggianti delle gerarchie cattoliche, milioni di vite. Tra le quali la mia. Potrebbe mai essere Giorgio Napolitano, secondo voi, il mio presidente? E voi, pensate di essere degnamente rappresentat* da lui?
Se noi lasciassimo correre, se aprissimo le braccia dicendo “che ci vuoi fare, è l’Italia”, cederemmo al Vaticano consapevolmente – e, dal mio punto di vista, colpevolmente – la sovranità che ci appartiene in quanto popolo. Certo, questo è accaduto già innumerevoli volte, tra le quali una delle ultime è stata la legge sulla procreazione medicalmente assistita e il disastroso referendum che ne è seguito. A maggior ragione, dunque, l’attuale battaglia sui PaCS si presenta come un’importante occasione per riaffermare che le decisioni di uno Stato non devono seguire in nessun caso gli orientamenti delle gerarchie di alcuna confessione religiosa, fosse anche quella che la maggioranza di un popolo apparentemente professa nella sua intimità.
Abbiamo due appuntamenti per dar voce alle nostre frustrazioni ma soprgattutto alle nostre rivendicazioni: NO VAT, il 10 febbraio a Roma e, sempre nella capitale ma un mese dopo, il 10 marzo, una manifestazione a sostegno dei PaCS indetta da tutto il movimento glbt italiano. Saranno due momenti durante i quali dovrà farsi sentire anche chi, pur non essendo gay, lesbica, bisessuale o transessuale, intende comunque difendere la laicità dello Stato e vedere riconosciuti i diritti di tutte quelle persone (omosessuali, certo, ma anche eterosessuali) costrette a vivere un legame affettivo che la nostra Repubblica si ostina a considerare inferiore.

Post interessanti sullo stesso argomento: Libero Stato (o quasi) in libera Chiesa (Disorder), Non girarti dall’altra parte. Non stavolta (Mark).
Per un'interpretazione più benevola delle dichiarazioni di Napolitano: Napolitano, i Pacs e il compromesso dell'articolo 7 (Aelred).

9 commenti:

Anonimo ha detto...

io, nel mio piccolo, che siamo stanchi gliel'ho sritto... magari se fossimo in tanti sarebbe meglio...
non mancherò ad alcuna manifestazione quest'anno, la posta è troppo alta...
ti posso rubare l'immagine del "NO VAT"?
FM

Gabriele ha detto...

Fire, tu qui puoi rubare quello che vuoi... ;-) Tanto più che l'immagine non è mia ma è liberamente scaricabile sul sito di Facciamo Breccia, il cui link trovi un po' dappertutto su queste pagine.

Barbara Tampieri ha detto...

Sempre più spesso ormai abbiamo quest'uomo anziano che sfugge alla badante e scende nel bar sotto casa a sparare cazzate.

Condivido il tuo scritto, ciao!

aelred ha detto...

gab, io la penso all'opposto di te stavolta
e Nap mi è proprio piaciuto

mario ha detto...

Non mi rappresenta. Da un bel pezzo.

Anonimo ha detto...

Ormai il Vaticano tratta l'Italia come lo Stato Pontificio, solo che l'autorità papale non è legalmente riconosciuta.

Anonimo ha detto...

Sua Eminenza Napolit, arcivescovo della Sinistra Ecclesiastica

Anonimo ha detto...

@lameduck: questa è una perla, copio/incollo;-)

Anonimo ha detto...

Caro Gabriele,
anche questa volta, per eccesso di fiducia, per speranza nella forza delle idee, e di quel che resta dell'idealità di questi ex sessantottini pentiti, abbiamo aspettato... Quello che sta accadendo ci offende nella dignità di esseri cittadini italiani, prima di tutto. Io penso che non è più tempo di accordo, ma è tempo di difesa, e di lotta.
Ovviamento condivido ogni singola parola del tuo post.
Leny