Camerun, l'omofobia continua a colpire
Questo blog ha potuto avere in anteprima, e da fonte attendibile, una notizia che comparirà in Francia solo domani a cura della rivista glbt francese Têtu.
Charles Gueboguo, un sociologo camerunense di ventisette anni che ha appena pubblicato il primo saggio di sociologia consacrato all’omosessualità nell’Africa subsahariana, è stato testimone, insieme a un giornalista di Têtu, della detenzione di François Ayissi, arrestato giovedì scorso a Yaoundé, in Camerun, e tuttora trattenuto al commissariato di Bastos. L’accusa mossa all’uomo è di aver abusato di un minorenne. Pedofilia, insomma.
François era già stato arrestato una prima volta nel 2005 in quanto gay e rinchiuso in prigione insieme ad altre dieci persone sospettate di essere omosessuali. Secondo l’articolo 647bis del codice penale del Camerun, che punisce qualsiasi individuo che abbia avuto rapporti sessuali con altri soggetti dello stesso sesso, gli undici accusati rischiavano da sei mesi a cinque anni di reclusione. Durante il processo, nel giugno del 2006, alcuni di loro sono stati assolti per mancanza di prove, altri invece condannati a dieci mesi. Nell’ottobre dell’anno scorso, il Gruppo di lavoro dell’ONU sulle detenzioni arbitrarie (United Nations Working Group on Arbitrary Detention) aveva protestato perché gli imputati erano rimasti ad attendere in galera l’inizio del processo per più di un anno.
Una volta rilasciati, molti di questi ex detenuti hanno incontrato notevoli difficoltà di reinserzione e, dal momento che il loro caso era stato reso pubblico, sono stati vittime di gravi episodi di omofobia. Uno di loro, Alim, che aveva manifestato i sintomi dell’Aids in prigione, è morto appena qualche giorno dopo la liberazione.
Lo stesso François Ayssi racconta al giornalista di Têtu di essere tornato a lavorare come cuoco nell’hotel dove prestava servizio precedentemente al suo primo arresto, ma di non aver ricevuto più alcun salario dal giugno scorso. Due settimane fa decide quindi di dare le dimissioni e di chiedere quanto gli spetta. A quel punto, un responsabile dell’hotel lo convoca al commissariato per fargli riscuotere una somma equivalente a circa 300 euro. François Ayssi si presenta ma, per ragioni ancora ignote, viene trattenuto dalla polizia. Il giorno successivo, al commissariato compare la moglie del suo datore di lavoro con un bambino affetto da handicap mentale. La donna accusa François di averlo violentato, ed ecco che il fermo si converte in arresto. E per Ayssi ricomincia l’inferno.
Charles Gueboguo, un sociologo camerunense di ventisette anni che ha appena pubblicato il primo saggio di sociologia consacrato all’omosessualità nell’Africa subsahariana, è stato testimone, insieme a un giornalista di Têtu, della detenzione di François Ayissi, arrestato giovedì scorso a Yaoundé, in Camerun, e tuttora trattenuto al commissariato di Bastos. L’accusa mossa all’uomo è di aver abusato di un minorenne. Pedofilia, insomma.
François era già stato arrestato una prima volta nel 2005 in quanto gay e rinchiuso in prigione insieme ad altre dieci persone sospettate di essere omosessuali. Secondo l’articolo 647bis del codice penale del Camerun, che punisce qualsiasi individuo che abbia avuto rapporti sessuali con altri soggetti dello stesso sesso, gli undici accusati rischiavano da sei mesi a cinque anni di reclusione. Durante il processo, nel giugno del 2006, alcuni di loro sono stati assolti per mancanza di prove, altri invece condannati a dieci mesi. Nell’ottobre dell’anno scorso, il Gruppo di lavoro dell’ONU sulle detenzioni arbitrarie (United Nations Working Group on Arbitrary Detention) aveva protestato perché gli imputati erano rimasti ad attendere in galera l’inizio del processo per più di un anno.
Una volta rilasciati, molti di questi ex detenuti hanno incontrato notevoli difficoltà di reinserzione e, dal momento che il loro caso era stato reso pubblico, sono stati vittime di gravi episodi di omofobia. Uno di loro, Alim, che aveva manifestato i sintomi dell’Aids in prigione, è morto appena qualche giorno dopo la liberazione.
Lo stesso François Ayssi racconta al giornalista di Têtu di essere tornato a lavorare come cuoco nell’hotel dove prestava servizio precedentemente al suo primo arresto, ma di non aver ricevuto più alcun salario dal giugno scorso. Due settimane fa decide quindi di dare le dimissioni e di chiedere quanto gli spetta. A quel punto, un responsabile dell’hotel lo convoca al commissariato per fargli riscuotere una somma equivalente a circa 300 euro. François Ayssi si presenta ma, per ragioni ancora ignote, viene trattenuto dalla polizia. Il giorno successivo, al commissariato compare la moglie del suo datore di lavoro con un bambino affetto da handicap mentale. La donna accusa François di averlo violentato, ed ecco che il fermo si converte in arresto. E per Ayssi ricomincia l’inferno.
Nessun commento:
Posta un commento