Catania Pride 2008 - 5 luglio

22 dicembre 2006

La dolce morte in Francia

Il caso di Welby è riportato oggi da tutta la stampa francese. In particolare Libération nota che “mentre la maggioranza di centro sinistra già si divide sul disegno di legge sui Pacs, la morte di Piergiorgio Welby rischia di approfondire le tensioni tra i ministri cattolici e il campo laico, incarnato tra gli altri dal Partito radicale”.
Penso che dovremmo ringraziare Welby, se non altro per il coraggio con il quale ha saputo porre il problema dell’assenza di norme sull’eutanasia. Purtroppo non nutro alcun dubbio sul fatto che di qui a qualche giorno, sopite le polemiche, la vicenda sarà dimenticata e le belle promesse gettate alle ortiche.
Intanto Libération segnala che, se lo stesso caso si fosse presentato in Francia, il medico che ha interrotto il funzionamento del ventilatore non incorrerebbe in nessuna sanzione, grazie a una legge votata il 12 aprile 2005 e approvata all’unanimità dall’Assemblée Nationale, la quale stabilisce che: “Quando una persona, in fase avanzata o terminale di una malattia grave e incurabile, qualunque ne sia la causa, decide di limitare o di interrompere qualsiasi trattamento, il medico rispetta la sua volontà dopo averlo informato delle conseguenze della sua scelta”. Se invece la persona non è in grado di esprimere il proprio consenso, spetta ai medici la decisione di interrompere i trattamenti.
La legge francese stabilisce anche che “qualsiasi persona maggiorenne può redigere delle direttive in anticipo nel caso in cui si trovasse un giorno incapace di esprimere la propria volontà. Queste direttive indicano i desideri della persona relativi alla fine della sua vita riguardanti le condizioni di limitazione o interruzione dei trattamenti. Esse sono revocabili in qualsiasi momento”. Il medico deve tenerne conto, a patto che siano state redatte tre anni prima della perdita di coscienza.
In ogni caso l’ordinamento in Francia esclude che si possano compiere gesti che provochino attivamente e direttamente la morte del paziente.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

La legge francese mi sembra la più ampiamente condivisibile. Non arriva a permettere l'eutanasia attiva ma permette a ognuno di decidere preventivamente e con possibilità di cambiare idea) quando è il momento di smettere con le cure, in casi di estrema malattia e sofferenza.

Tutti quelli che si riempiono la bocca della abusatissima frase "sono contro l'eutanasia, ma anche contro l'accanimento terapeutico", a logica dovrebbero sostenerla una legge del genere. Invece tutti i politici che sbandierano la suddetta frase sono poi quelli che sotterrano politicamente la questione oppure sono apertamente contrari a priori a qualunque legge in materia. E poi bisogna vedere gli "esperti" del Cons.Superiore di Sanità che sanciscono a maggioranza che nel caso di Welby" non c'era accanimento terapeutico" (!).

Almeno si proclamassero a favore dell'accanimento e della tortura terapeutica: sarebbero più coerenti.

Anonimo ha detto...

non sapevo che in francia fossero tutti atei :P ottimo post...anzi, OTTIMO ARTICOLO ;)

Anonimo ha detto...

questo post è molto interessante... grazie del contributo!

OT: non aggregare più di un post al giorno su kilombo! grazie della collaborazione. ciao.
supramonte