E in Spagna, che si dice?
In Italia tutti hanno recitato la loro parte. Lino Banfi nel ruolo di padre comprensivo, le due attrici in quello delle novelle spose nella Spagna progressista di Zapatero e la destra italica che s’indigna perché alla televisione si osa mostrare “una parodia di matrimonio” che mette a repentaglio nientemeno che “il futuro della nostra società” (la perla è di Giovanardi, a ognuno il suo). Lesbiche e gay hanno inviato la doverosa letterina a mamma Rai, affinché non si azzardasse a mettere le mani su Il padre delle spose e a privare il matrimonio fra persone dello stesso sesso di un’adeguata rappresentazione in prima serata. Oggi la principale azienda “culturale” italiana sembra contenta dei sette milioni e passa d’ascolto, e anche di aver sollevato il tema: “Dei Pacs, dell'unione tra omosessuali, si discute nelle famiglie,” – dice Agostino Saccà, direttore di Rai Fiction – “non ci si può girare dall'altra parte”. Vero, è da un bel po’ che lo diciamo; stupefacente, semmai, che lo si capisca solo oggi.
Ma il siparietto non poteva essere completo, senza l’ennesima lacerazione del centrosinistra. Protagonista in commedia, anche questa volta, l’impagabile Binetti (Margerita) che, con parole da scolpire nella pietra tanto sono argute, ci avverte: “È altamente inopportuna una trasmissione che tocca un problema su cui ancora non si è discusso adeguatamente e che comunque non fa parte del programma di governo”. Vorrà dire che la prossima volta, prima di trattare un qualsiasi tema sociale, lo sceneggiatore avrà cura di consultare preventivamente Per il bene dell’Italia. Programma di governo 2006-2011. Chi lo sa che in qualche pagina dell’immenso ed altrimenti inutile tomo, non si trovi qualcosina sulla censura o sulla reintroduzione dell’Indice: ecco finalmente un soggetto per la Binetti!
In Spagna, invece, le poche reazioni sono compiaciute, oppure venate da stupore misto a malcelata ironia. Beatriz Gimeno, presidente dell’iberica FELGT (Federación Estatal de Lesbianas, Gays, Trasexuales y bisexuales), ha per esempio dichiarato: “Mi rallegro del fatto che inizino ad esistere fiction come Il padre delle spose, perché in Spagna hanno rappresentato il principio del cammino”. Non se ne abbia la Gimeno se osiamo mestamente ricondurla un attimo soltanto alla realtà, per dirle che purtroppo film del genere, dato il contesto italiano, costituiscono non solo l’inizio, ma anche la fine del dibattito. (Ricordate gli strombazzamenti quando la disciplina dei PaCS era stata finalmente calendarizzata per il mese di novembre 2006 alla Commissione Giustizia della Camera? Nessuna nuova buona nuova?).
E oggi, sul quotidiano spagnolo Ideal, il corrispondente Iñigo Dominguez, a proposito della fiction di Banfi, scrive di “una grande polemica, incredibile se vista da fuori ma che riflette molto bene come vanno le cose in Italia”. E ancora: “È molto simpatico il modo in cui la Spagna è presentata, un miscuglio di paradiso di perdizione e svariati altri stereotipi, dato che la sposa iberica in questione cucina paella e suona la chitarra”. Si tratta di “un vaudeville innocente e farcito di luoghi comuni,” – continua Dominguez – “che però centra in pieno un tema che è tabù a causa dell’onnipresente zampino del Vaticano nelle faccende italiane: l’accettazione dell’omosessualità”.
Ve lo immaginate il corrispondente di Ideal che scrive dalla capitale d’Italia (Europa)? Chi vi ricorda? La risposta è qui.
Ma il siparietto non poteva essere completo, senza l’ennesima lacerazione del centrosinistra. Protagonista in commedia, anche questa volta, l’impagabile Binetti (Margerita) che, con parole da scolpire nella pietra tanto sono argute, ci avverte: “È altamente inopportuna una trasmissione che tocca un problema su cui ancora non si è discusso adeguatamente e che comunque non fa parte del programma di governo”. Vorrà dire che la prossima volta, prima di trattare un qualsiasi tema sociale, lo sceneggiatore avrà cura di consultare preventivamente Per il bene dell’Italia. Programma di governo 2006-2011. Chi lo sa che in qualche pagina dell’immenso ed altrimenti inutile tomo, non si trovi qualcosina sulla censura o sulla reintroduzione dell’Indice: ecco finalmente un soggetto per la Binetti!
In Spagna, invece, le poche reazioni sono compiaciute, oppure venate da stupore misto a malcelata ironia. Beatriz Gimeno, presidente dell’iberica FELGT (Federación Estatal de Lesbianas, Gays, Trasexuales y bisexuales), ha per esempio dichiarato: “Mi rallegro del fatto che inizino ad esistere fiction come Il padre delle spose, perché in Spagna hanno rappresentato il principio del cammino”. Non se ne abbia la Gimeno se osiamo mestamente ricondurla un attimo soltanto alla realtà, per dirle che purtroppo film del genere, dato il contesto italiano, costituiscono non solo l’inizio, ma anche la fine del dibattito. (Ricordate gli strombazzamenti quando la disciplina dei PaCS era stata finalmente calendarizzata per il mese di novembre 2006 alla Commissione Giustizia della Camera? Nessuna nuova buona nuova?).
E oggi, sul quotidiano spagnolo Ideal, il corrispondente Iñigo Dominguez, a proposito della fiction di Banfi, scrive di “una grande polemica, incredibile se vista da fuori ma che riflette molto bene come vanno le cose in Italia”. E ancora: “È molto simpatico il modo in cui la Spagna è presentata, un miscuglio di paradiso di perdizione e svariati altri stereotipi, dato che la sposa iberica in questione cucina paella e suona la chitarra”. Si tratta di “un vaudeville innocente e farcito di luoghi comuni,” – continua Dominguez – “che però centra in pieno un tema che è tabù a causa dell’onnipresente zampino del Vaticano nelle faccende italiane: l’accettazione dell’omosessualità”.
Ve lo immaginate il corrispondente di Ideal che scrive dalla capitale d’Italia (Europa)? Chi vi ricorda? La risposta è qui.
Fonti: Corriere della Sera, Idealdigital.
1 commento:
La fiction di Lino Banfi, non rappresenta la prima volta che appare l'omosessualità in Tv.
Qualche anno fa, due o tre, nella fiction " Il bello delle donne" vi era un personaggio omosessuale che s'innamorava spesso di altri uomini.
In una scena, in prime time, i due personaggi maschili si baciavano perdutamente. C'era mio figlio ( 6-7 anni, allora ) che guardava, e devo dire che questo è stato il primo approccio diretto di mio figlio con la questione, anche perchè la scena era forte ( due uomini che si baciano appassionatamente rimane impresso ). A dire la verità, nonostante il fastidio iniziale di una scena forte esplicita di fronte ad un bambino, devo dire che in questo caso la Tv è stata educativa per spiegare anche le realtà che una famiglia non può arrivare ad esplicitare.
I bambini di oggi stanno crescendo dentro una sessualità multiforme. Non è alla fine il sesso a scandalizzare, ma la violenza, continua e sotterranea dappertutto, che certe scene cosiddette " normali" arrivano a canalizzare nella mente dei bambini.
Salutoni Velvet
Posta un commento