Catania Pride 2008 - 5 luglio

30 ottobre 2006

Il mio PaCS - Arrivo

Quando siamo entrati, da celibi, al tribunal d’instance del nostro arrondissement, erano le dieci del mattino. Ne siamo usciti pacsati alle dieci e venticinque. Giusto il tempo per il cancelliere (una ragazza gentilissima che portava un paio di scarpe da ginnastica) di controfirmare il contratto del pacs, di rilasciare l’attestazione della sua iscrizione nei registri del tribunale e di darci una breve spiegazione dei nostri diritti e dei nostri doveri.
In effetti, il contratto detto “de pacte civil de solidarité” si presenta così: “Noi sottoscritti (seguono i nomi) concludiamo un patto civile di solidarietà a norma della legge n. 99-944 del 15 novembre 1999 (articoli 515-1 e seguenti del Codice civile). Ci impegnamo a darci un sostegno materiale reciproco dividendo le spese correnti così come le spese relative al nostro domicilio comune. Fatto a Parigi, in due copie, il 23/10/2006 [la data è quella relativa alla nostra prima presentazione con i documenti]. (Seguono le firme)”.
La legge prevede che i beni acquisiti fino al giorno del pacs appartengano ognuno al suo proprietario. A partire da oggi, invece, a tutto ciò che verrà acquisito sarà applicata la comunione dei beni: qualsiasi bene, anche se acquistato da uno solo di noi, apparterrà per metà anche all’altro, salvo che all’atto della compravendita non venga fatta una menzione specifica attestante la proprietà esclusiva da parte di uno solo di noi oppure una proprietà comune ma in proporzioni diverse rispetto alla metà per ciascuno. Questo punto è stato modificato recentemente da un’altra legge che ha introdotto, per le coppie pacsate, il regime della separazione dei beni (salvo deroghe all’atto della compravendita), cioè l’esatto contrario di quanto avviene oggi. La norma avrà effetto a partire dal 1° gennaio 2007 e, se vorremo adeguare il nostro contratto al nuovo regime, dovremo farlo attraverso una modifica da far registrare al tribunale.
Qualsiasi debito contratto da uno di noi due per la nostra vita in comune sarà imputabile anche all’altro. Dal punto di vista fiscale, dovremo fare una dichiarazione dei redditi separata per i mesi ormai passati e una dichiarazione congiunta per il tempo che resta da oggi alla fine dell’anno. Poi faremo ogni anno una sola dichiarazione congiunta e le imposte verranno pagate considerando il reddito totale del nucleo familiare (è un punto particolarmente importante perché in questo modo una coppia i cui membri hanno redditi molto diversi, avrà un’imposizione globalmente più leggera rispetto a chi, pur essendo in coppia e nelle medesime condizioni di reddito, non è pacsato e non può quindi presentare una dichiarazione congiunta).
Assolutamente nulla per quanto riguarda la pensione o l’eredità: qualora io dovessi mancare (corna e toccamenti sono più che graditi), il mio compagno non avrebbe diritto ad ereditare ciò che ho posseduto, ma al massimo a rimanere nello stesso domicilio dove abbiamo abitato per non più di un anno. È la lacuna più evidente di questa legge, il punto sul quale le associazioni glbt avevano chiesto una riforma seria, che la maggioranza governativa di destra non ha accolto.
Inoltre: il nostro pacs è valido in Francia, ma non in Italia dove non è riconosciuto (toh!).
Perché l’abbiamo fatto? Perché dopo tanti anni passati insieme, ci sembrava giusto offrire l’uno all’altro quelle garanzie minime che la legge permette qui a una coppia gay. È vero, il pacs, che in fin dei conti è “solamente” un contratto tra due persone, non ha niente a che vedere con l’amore, o meglio, può anche non avere alcuna attinenza con il rapporto affettivo degli individui che decidono di sottoscriverlo: resta il fatto, però, che non di solo amore si vive ed esiste una serie di questioni pratiche che possono essere utilmente regolate dalla legge. Dopodiché, il modo di gestire la nostra coppia, dal punto di vista strettamente relazionale, dipende solo da noi: il peso della “tradizione” o dell’ “innovazione” nel concepire il nostro rapporto, non dipende da questo atto amministrativo, se non in piccola parte.
Certo, è vero anche che la firma di un pacs non significa la rivoluzione sociale e il sovvertimento dell’idea di famiglia: questo potrà tranquillizzare forse i più feroci difensori dell’istituto familiare ed inquietare al tempo stesso quei gay e quelle lesbiche più legat* a un’idea rivoluzionaria (e non normalizzatrice) della presenza omosessuale nella società. Io però credo che se oggi si manifestano enormi resistenze, tensioni e contraddizioni di fronte al tentativo di allargare i concetti di “famiglia” e “genitorialità” e sotrarli agli angusti binomi uomo-donna/padre-madre, qualcosa vorrà pur dire. Insomma, mi pare che siamo di fronte a due possibilità: o la nostra cosiddetta “comunità” sta pretendendo, attraverso il pacs o il matrimonio, l’omologazione, l’appiattimento sul modello eterosessuale (che si rivelerebbe quindi vincente e l’unico possibile) oppure stiamo costruendo qualcosa di nuovo e stiamo facendo evolvere delle strutture arcaiche, degli istituti (come quello familiare) che già da tempo mostrano la corda. Resterebbe da dimostrare (mentre il dubbio che ho appena esposto rimane tutto intero, almeno per me) che, nella seconda delle ipotesi, stiamo riuscendo a condurre una critica efficace del modello familiare, nel momento stesso in cui reclamiamo il diritto di entrarne a far parte.
Uff! E adesso due cose: cambio per ventiquattr’ore i colori del blog, così, tanto per segnalare che oggi sono contento. Eppoi per quanto riguarda i festeggiamenti: stasera, appena avremo finito di lavorare, io e Staou scompariremo e ce ne staremo soli soletti, per i fatti nostri. Ma una buona bottiglia vi aspetta sempre qui da me. Besos!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma daiiiiiiii!!!! Congratulations!!!! Un abbraccio transoceanico ad entrambi! :-))))

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

un abbraccio e congratulazione anche da me, senza un'oceano di mezzo :-)

ipazia

SacherFire ha detto...

Ancora tanti auguri :)
Sul discorso omologazione o costruzione di un qualcosa di nuovo, secondo me dipende molto da come vediamo una cosa come la vostra: se come un fatto di normalità conquistata, la prima, o se come un fatto rivoluzionario, la seconda.
In realtà penso che sia più rivoluzionario per quelli contrari ai pacs che a noi.

aelred ha detto...

Auguri in ritardo!!!
voglio venire a festeggiarvi.
Bisous

Anonimo ha detto...

Finalmente! Auguri e congratulazioni, anche da parte mia in ritardo!

Gabriele ha detto...

Grazie a tutt*, siete adorabili.