Catania Pride 2008 - 5 luglio

02 luglio 2008

Fuori la polizia dal Pride. Solidarietà a Graziella Bertozzo

Sono davvero sconcertato per quanto avvenuto a Bologna sabato scorso: Graziella Bertozzo, militante storica del movimento glbt, ex segretaria di Arcilesbica e ora nel coordinamento Facciamo Breccia, è stata oggetto di una violenta repressione poliziesca, conclusasi con un fermo di tre ore. La gravità dell’episodio, accaduto proprio sotto il palco del pride, sta nel fatto che la polizia è intervenuta dietro richiesta di alcune volontarie, dopo che queste avevano già provveduto a malmenare Graziella. L’organizzazione del Pride - Arcigay in primis - si è dunque assunta la responsabilità di aver richiesto l’intervento delle forze dell’ordine contro... una militante lesbica! 
Non ero presente al pride, dunque desumo la ricostruzione dei fatti dai racconti (divergenti) di chi si trovava là. Mentre parla Porpora Marcasciano, in rappresentanza del MIT, alcun* militanti di Facciamo Breccia accedono al palco e srotolano alle spalle dell’oratrice uno striscione che recita: “28 giugno 1982. Indietro non si torna”, per ricordare la storica assegnazione, da parte del Comune, della prima sede di un collettivo omosessuale a Bologna, il Cassero, "restituito" nel 2001 alla Curia di quella città. Non è un blitz o un’azione violenta, come poi si tenterà di far credere. Quello stesso striscione è già stato srotolato due ore prima, col sostegno di centinaia di partecipanti, proprio davanti al Cassero, quando il corteo è passato di lì. Anche Graziella Bertozzo chiede alle volontarie e ai volontari che vigilano gli ingressi al palco, di poter salire. Le viene opposto un netto rifiuto (pare che l'accesso fosse consentito soltanto a quelle organizzazioni che avevano aderito non criticamente alla piattaforma del Pride: ma allora come sono passati gli altri di Facciamo Breccia?), finché l’alterco degenera in rissa. Una volontaria del Comitato Bologna Pride addita Graziella Bertozzo ad un agente della Digos, non riconoscibile come tale, in quanto in borghese. “Graziella viene spintonata a terra” - riferisce Facciamo Breccia in un comunicato - “e quindi cerca di rialzarsi (non sapendo che l’uomo che l’aveva fermata era un funzionario di polizia), intervengono allora altri poliziotti in divisa, la ammanettano e la trascinano fuori dalla piazza tenendole una mano sul collo, abbassandole la testa verso terra, la caricano a forza su un cellulare e la portano via a sirene spiegate. Altri compagni di Facciamo Breccia cercano di intervenire e altre persone presenti al pride o affacciate alle finestre gridano che la ‘signora’ non aveva fatto niente e che la situazione era incomprensibile. Graziella viene rilasciata dopo tre ore di fermo, indagata per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni finalizzate alla resistenza”.
“Non si era mai vista la polizia legittimata sul palco di un pride”, commentano da Facciamo Breccia, e in effetti questo è, anche secondo me, l’aspetto più inquietante della vicenda: “il concetto di ‘sicurezza’ messo in opera,” - continua il comunicato - “[...] è risultato un’azione violentemente repressiva e diffamatoria contro un’attivista riconosciuta da tutte e tutti”. Le pratiche di Facciamo Breccia sono, com’è ovvio, criticabili e ogni divergenza su di esse è legittima. Ma quale pericolo avrebbe mai potuto costituire Graziella Bertozzo su quel palco, insieme agli altri e alle altre di Facciamo Breccia che già ci stavano? Com’è potuto accadere che, per risolvere dissidi interni al movimento, si sia giunti a chiedere addirittura l’intervento della polizia? Mentre per quasi tre giorni sono arrivati a Graziella Bertozzo e a Facciamo Breccia tantissimi attestati di stima e di solidarietà per quanto era accaduto (da parte di molte realtà di movimento, ma anche della federazione di Rifondazione Comunista di Bologna, cui si è aggiunta oggi la federazione toscana e i Cobas), l’imbarazzato silenzio di Arcigay e del Comitato Bologna Pride è stato assordante. Andrea Benedino, l’inutile specchietto per le allodole gay prima nei DS e ora nel PD, ha riferito nel frattempo le voci che arrivavano dall’organizzazione del Pride: “Mi si racconta [...] che un poliziotto si sarebbe rotto un menisco in seguito ad un calcio della Bertozzo e che il segretario nazionale di Arcigay Riccardo Gottardi sarebbe stato preso a sberle da Elena Biagini e da un altro sempre del gruppo di Facciamo Breccia. Il tutto sarebbe stato originato dalla pretesa di occupare il palco da parte degli esponenti di Facciamo Breccia. Niente di nuovo, per carità: è la loro solita arroganza con la quale pretendono di imporre la loro linea al movimento”. Rincara la dose un commentatore (rigorosamente anonimo) di un post sull’argomento pubblicato da Queerblog: “Facciamo Breccia [è un] manipolo di opportunisti che vampirizza le manifestazioni altrui per portare contributi altri rispetto a quelli che sono stati discussi in più occasioni in incontri aperti a tutto il movimento ma che per snobismo politico Facciamo Breccia evita”. La Digos? “Ha visto una pazza isterica ed è intervenuta”. Inoltre, da più parti Graziella Bertozzo è stata dipinta come una spostata dedita all’alcol, questo il livello cui si è giunti.
Di tutt’altro avviso un testimone oculare con nome e cognome, il presidente del Movimento Omosessuale Sardo, Massimo Mele: “Con Graziella avevamo deciso di salire sul palco per dare sostegno all’intervento di Porpora. Ho assistito, e in parte subìto, la violenza delle volontarie dello staff del Pride, che avevo precedentemente informato su chi fossimo. Per loro noi non eravamo dei militanti che da vent’anni stanno sulla piazza e in posti molto più pericolosi e violenti di Bologna, ma dei semplici rompicoglioni [...]. Invece di chiamare gli organizzatori per risolvere il disguido politico” - continua Mele - “le volontarie [...], dopo aver sbattuto in terra e poi contro un camion Graziella, hanno subito chiamato la polizia. Un dirigente della mobile in borghese, senza qualificarsi, è passato subito alle maniere spicce e accusando Graziella di ‘avergli rotto un ginocchio’ l’ha fatta assalire da quattro poliziotti che l’hanno sbattuta a terra e con violenza le hanno messo le manette dietro la schiena”.
Appena ieri è giunto il durissimo comunicato firmato da Aurelio Mancuso, segretario di Arcigay e da Francesca Polo, segretaria di Arcilesbica, colmo di un livore francamente incredibile, nel quale Graziella Bertozzo viene accusata di non essere “nuova ad azioni ed atteggiamenti alterati e aggressivi” (quali, però, gli estensori del comunicato si astengono dal dirlo, chissà perché). “In nessun modo” - continua il comunicato - “vogliamo esprimere solidarietà nei confronti di una militante sempre in cerca dello scontro. [...] Riccardo Gottardi [di Arcigay, n.d.r.] è stato preso a schiaffi da Elena Biagini e altri militanti gli hanno messo le mani addosso in segno di sfida. Il Segretario nazionale di Arcigay è stato minacciato e tutta l’associazione insultata, nella migliore tradizione del fascismo violento”. Resta da capire come mai dal palco lo stesso Mancuso abbia parlato, rispetto al fermo di Graziella, di un “equivoco” e ne abbia chiesto il rilascio, per poi contraddirsi così palesemente nel suo comunicato.
Prima di concludere che Arcigay e Arcilesbica porteranno avanti il caso in tutte le sedi politiche e giuridiche, Mancuso e Polo affermano che le loro organizzazioni “d’ora in avanti non intratterranno più alcun rapporto politico con Facciamo Breccia, una rete che usa la pratica della slealtà, della ricerca dell’incidente, della manipolazione dei processi decisionali, della contrapposizione aprioristica con l’organizzazione di un Pride nazionale in quanto sostenuta dalle principali associazioni lgbt italiane”. Un analogo comunicato è stato emesso anche dal Comitato Bologna Pride, dal quale però si dissocia una delle tre portavoci, Marcella Di Folco del MIT. E sulla lista di Facciamo Breccia si registra un’analoga presa di distanza anche da parte di Eva Mamini, della segreteria nazionale di Arcilesbica. 
“Bertozzo non aveva diritto di salire sul palco [... e] ha creato un incidente di cui è la sola responsabile”, scrivono Mancuso e Polo. “Graziella non era ubriaca, né fuori di testa” - afferma invece Porpora Marcasciano - “aveva solamente tanta voglia di festeggiare il nostro pride. [...] Mentre ricordavo quel 28 giugno 69 [la rivolta di Stonewall, ricordata ogni anno dai Pride di tutto il mondo, n.d.r.], veniva srotolato alle mie spalle uno striscione [...] che ricordava (guarda un po’) la presa del Cassero. [...] Non abbiamo seguito il protocollo e abbiamo rotto il giocattolino proprio a chi, del contenuto di quello striscione, doveva essere orgoglioso! [...] Che cosa abbiamo fatto di tanto grave? E che cosa ha fatto di tanto grave Graziella?”.
Nel frattempo, Saverio Aversa, esponente del movimento glbt e responsabile nazionale del settore “Diritti e Culture delle Differenze” di Rifondazione Comunista e Sergio Rovasio, Segretario dell’Associazione radicale Certi Diritti, ricordando che “il Pride non appartiene solo agli organizzatori ma a tutti quelli che vi partecipano anche con posizioni critiche rispetto alla piattaforma politica della manifestazione”, hanno chiesto al Catania Pride, in programma sabato 5 luglio, “di far intervenire Graziella Bertozzo dal palco di piazza dell’Università, per un tempo uguale a quello dato a tutti gli altri esponenti del movimento, per chiarire definitivamente l’episodio increscioso e riprendere serenamente e rafforzati la difficile e lunga battaglia per i diritti ancora negati”.
E mentre quattro parlamentari radicali eletti nel PD (i deputati Marco Beltrandi e Matteo Mecacci e i senatori Marco Perduca e Donatella Poretti) hanno presentato oggi un’interrogazione al ministro dell’Interno “per sapere quali motivi di ordine pubblico possono giustificare un’azione che vede coinvolte decine di agenti in borghese e in divisa per bloccare una persona esile di 51 anni”, molt* - io tra quest* -, oltre a manifestare solidarietà a Graziella Bertozzo, continuano a chiedersi come sia possibile un atto tanto esecrabile e di tale cecità politica da parte di Arcigay e Arcilesbica...

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8 commenti:

EagleIt ha detto...

io son meravigliato anche del silenzio del Mieli su quanto accaduto...
Fabio aka Fireman

Anonimo ha detto...

Domanda secca e cattivella. Perchè chi c'era del Mieli a Bologna? (parlo dei volontari anziani, del direttivo e dei personaggi *di spicco*...al massimo c'era la Praitano ma personalmente non l'ho vista)

Anonimo ha detto...

Fuori tutte le dal Pride. Anche quella - purtroppo! - di Gabriella Bertozzo nei confronti di una giovane volontaria del BolognaPride

Anonimo ha detto...

Fuori tutte violenze le dal Pride. Anche quella - purtroppo! - di Gabriella Bertozzo nei confronti di una giovane volontaria del BolognaPride

Anonimo ha detto...

Tra Arcigay e Facciamo Breccia, io considero valido il comunicato del comitato organizzatore del Pride. Facciamo Breccia non aveva il diritto di salire sul palco e già lo spiegamento dello striscione era stato frutto di "colpo di mano".

Poi si può discutere sul modo in cui la volontaria ha cercato di gestire la cosa, così come si può discutere sulal reazione più o meno violenta della Bertozzo. In questo caso le responsabilità non sono mai da una parte sola.

Però non credo che lei avesse "diritto" di salire.

Anonimo ha detto...

io c'ero, ho visto e ho letto anche il racconto da poco pubblicato da graziella; considerando che quel racconto è stato scritto dal suo avvocato per difenderla dalla denuncia penale che pende su di lei, si capisce facilmente tra le righe che non è stata esattamente tranquilla nel chiedere di passare dall'altra parte della barriera, quella che ti permette di accedere al luogo in cui si fanno gli interventi concordati tra chi del movimento ha aderito e lavorato per la buona riuscita della manifestazione;

facile fare gli aizza popolo
facile sparare a zero su una volontaria
facile dire che era una del movimento
facile dire che i mostri di arcigay l'hanno fatta arrestare

la polizia era già lì davanti a lei

e cosa fa una storica del movimento davanti a 50.000 persone e un gruppetto di poliziotti?

si mette a scalciare?
a usare le mani?
gran bella esperienza politica maturata

e poi cosa viene a dire?
io credevo che quel poliziotto che stavo menando fosse uno di arcigay che voleva impedirmi l'accesso

la cosa si commenta da sé

eppure fino a notte fonda a cercare di cacciarla fuori dai guai in cui si è cacciata c'erano proprio quelli di arcigay davanti alla questura

brava bertozzo

BELLA BRECCIA

Anonimo ha detto...

Mi chiedo perchè chi alza denunce come in alcuni di questi commenti, facendo nomi e cognomi poi non si firmi. Paura delle querele perchè si afferma il falso?

FACCIAMO BRECCIA ha detto...

A circa un anno dai fatti del Pride di Bologna del 28 giugno 2008 , in seguito ai quali veniva fermata, Graziella Bertozzo, attivista storica del movimento lgbtiq, ha ricevuto notizia dell´archiviazione delle accuse nei suoi confronti. L´attivista di Facciamo Breccia aveva l'intenzione di esporre, assieme ad altri/e compagni/e della rete, sul palco del Pride uno striscione con la scritta "28 giugno 1982. Indietro non si torna. Facciamo Breccia" per ricordare la "presa" del Cassero di Porta Saragozza, uno dei momenti fondativi del movimento lgbt italiano, ed era stata bloccata da volontarie del Comitato Pride e da un agente in borghese e in seguito ammanettata e portata incomprensibilmente in questura, indagata per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni finalizzate alla resistenza, rischiando così alcuni anni di carcere.

Ringraziamo anzitutto gruppi, associazioni e singoli/e che hanno espresso solidarietà a Graziella e a Facciamo Breccia e condiviso le spese legali mentre esprimiamo amarezza per chi, avendo già anticipato una sentenza colpevolista o solertemente fornito alle forze dell´ordine dichiarazioni spontanee e pubbliche a carico della supposta colpevolezza di Graziella, non voglia nemmeno oggi ricredersi.

Facciamo Breccia non può che accogliere con sollievo la notizia dell'archiviazione, anzitutto per la vita di Graziella, rivendicando contestualmente le nostre pratiche di lotta gestite sui concetti di autodeterminazione, costruzione dal basso e orizzontale e rifiuto del rpincipio di rappresentanza, non per questo violente o prevaricatrici come rischiano di suggerire striscianti tentativi di criminalizzazione.

Coordinamento Facciamo Breccia