Il Pride francese per il matrimonio e l'adozione
Settecentomila secondo gli organizzatori, seicentomila secondo la polizia: è il numero di persone che ha sfilato alla Marche des fiertés (il Pride francese), ieri a Parigi. Nonostante una partecipazione in leggero calo rispetto all’anno scorso, quando in piazza erano scesi ottocentomila manifestanti, l’orgoglio glbt si conferma come la principale manifestazione del paese. E, quest’anno, è stato anche il primo grande momento di piazza della legislatura appena inaugurata. L’imponente e coloratissimo corteo si è snodato su un percorso divenuto ormai un classico: boulevard du Montparnasse, boulevard Saint Michel, boulevard Saint Germain, pont de Sully (è lì che i volontari raccolgono le sottoscrizioni e che vengono presentate brevemente le associazioni presenti al corteo), e poi ancora boulevard Henry IV, fino a sfociare in piazza della Bastiglia, dove si è tenuto il tradizionale concerto di chiusura.
Preceduto dai motociclisti del Gai Moto Club, alla testa del corteo, dietro lo striscione con lo slogan di quest’anno (“Uguaglianza: non transigiamo!”), c’era il sindaco (socialista e gay) di Parigi. Bertrand Delanoë ha dichiarato alla stampa: “È un peccato che la destra, e in particolare Nicolas Sarkozy, che ha impiegato molti anni a capire che i PaCS erano un progresso, tenti ora di frenare il corso della storia, che è fatto di libertà e di uguaglianza”. Al suo fianco, il vicesindaco socialista Anne Hidalgo, Alain Krivine in rappresentanza della Ligue Communiste Révolutionnaire, Jean Luc Roméro, ex esponente del partito di Sarkozy (l’UMP) e Bruno Juillard, presidente del sindacato studentesco UNEF. Confuso tra la folla, è stato visto anche Jack Lang, uno dei volti più noti del PS, un vero habitué del Pride.
Se la principale rivendicazione della Marche des fiertés resta l’apertura del matrimonio e dell’adozione per le coppie formate da persone dello stesso sesso, va detto che il contesto nel quale questo obiettivo dovrebbe essere raggiunto non è dei più favorevoli. Il neopresidente Sarkozy, infatti, ha pronunciato più volte, durante la campagna elettorale che lo ha visto infine vincente alle presidenziali di due mesi fa, un secco no. Ha proposto un’unione civile riservata alle coppie omosessuali: un contratto che assegnerebbe ai contraenti gli stessi doveri (ma non gli stessi diritti, soprattutto in materia di adozioni), rispetto alle coppie sposate. Un’idea che le associazioni gay e lesbiche hanno subito rispedito al mittente, così come alcune affermazioni ambigue di Sarkozy su una presunta origine genetica dell’omososessualità, comparata alle tendenze suicide, alla pedofilia e all’autismo.
“Il dialogo con la maggioranza, anche se difficile, deve continuare a qualsiasi costo. E se un giorno dovremo alzare il tono, sapremo farlo”. È la promessa di Alain Piriou, presidente dell’Inter-lgbt, l’organizzazione che riunisce una sessantina di associazioni a livello nazionale e che ogni anno organizza il Pride. Il movimento glbt non dispera di poter intavolare dei negoziati con l’attuale maggioranza presidenziale, se non altro su un miglioramento dei PaCS sotto il profilo fiscale, delle successioni e del diritto di soggiorno, su un rafforzamento della lotta contro le discriminazioni al lavoro e a scuola, sulla situazione dei e delle trans, su un cambiamento della linea diplomatica della Francia verso quelle nazioni che non rispettano i diritti umani.
I rappresentanti delle associazioni glbt, ricevuti nei giorni scorsi da alcuni responsabili della presidenza della Repubblica, della presidenza del Consiglio e di alcuni ministeri, hanno intanto ottenuto rassicurazioni sul fatto che la proposta di un’unione civile destinata alle sole coppie formate da persone dello stesso sesso non comporterà l’aborgazione dei PaCS, come era stato inizialmente previsto da Nicolas Sarkozy.
Fonti: AFP, AP, Inter-lgbt, Le Figaro, Le Monde, Libération, Têtu.
Preceduto dai motociclisti del Gai Moto Club, alla testa del corteo, dietro lo striscione con lo slogan di quest’anno (“Uguaglianza: non transigiamo!”), c’era il sindaco (socialista e gay) di Parigi. Bertrand Delanoë ha dichiarato alla stampa: “È un peccato che la destra, e in particolare Nicolas Sarkozy, che ha impiegato molti anni a capire che i PaCS erano un progresso, tenti ora di frenare il corso della storia, che è fatto di libertà e di uguaglianza”. Al suo fianco, il vicesindaco socialista Anne Hidalgo, Alain Krivine in rappresentanza della Ligue Communiste Révolutionnaire, Jean Luc Roméro, ex esponente del partito di Sarkozy (l’UMP) e Bruno Juillard, presidente del sindacato studentesco UNEF. Confuso tra la folla, è stato visto anche Jack Lang, uno dei volti più noti del PS, un vero habitué del Pride.
Se la principale rivendicazione della Marche des fiertés resta l’apertura del matrimonio e dell’adozione per le coppie formate da persone dello stesso sesso, va detto che il contesto nel quale questo obiettivo dovrebbe essere raggiunto non è dei più favorevoli. Il neopresidente Sarkozy, infatti, ha pronunciato più volte, durante la campagna elettorale che lo ha visto infine vincente alle presidenziali di due mesi fa, un secco no. Ha proposto un’unione civile riservata alle coppie omosessuali: un contratto che assegnerebbe ai contraenti gli stessi doveri (ma non gli stessi diritti, soprattutto in materia di adozioni), rispetto alle coppie sposate. Un’idea che le associazioni gay e lesbiche hanno subito rispedito al mittente, così come alcune affermazioni ambigue di Sarkozy su una presunta origine genetica dell’omososessualità, comparata alle tendenze suicide, alla pedofilia e all’autismo.
“Il dialogo con la maggioranza, anche se difficile, deve continuare a qualsiasi costo. E se un giorno dovremo alzare il tono, sapremo farlo”. È la promessa di Alain Piriou, presidente dell’Inter-lgbt, l’organizzazione che riunisce una sessantina di associazioni a livello nazionale e che ogni anno organizza il Pride. Il movimento glbt non dispera di poter intavolare dei negoziati con l’attuale maggioranza presidenziale, se non altro su un miglioramento dei PaCS sotto il profilo fiscale, delle successioni e del diritto di soggiorno, su un rafforzamento della lotta contro le discriminazioni al lavoro e a scuola, sulla situazione dei e delle trans, su un cambiamento della linea diplomatica della Francia verso quelle nazioni che non rispettano i diritti umani.
I rappresentanti delle associazioni glbt, ricevuti nei giorni scorsi da alcuni responsabili della presidenza della Repubblica, della presidenza del Consiglio e di alcuni ministeri, hanno intanto ottenuto rassicurazioni sul fatto che la proposta di un’unione civile destinata alle sole coppie formate da persone dello stesso sesso non comporterà l’aborgazione dei PaCS, come era stato inizialmente previsto da Nicolas Sarkozy.
Fonti: AFP, AP, Inter-lgbt, Le Figaro, Le Monde, Libération, Têtu.
3 commenti:
a me fa impressione vedere che in Francia esiste una federazione GLBT e noi stiamo ancora agli antipodi su questo fronte....finchè saremo divisi saremo deboli.
Deh, ma è vero che Bayrou ha marciato nel Pride?
No, Sciltian, ma per la prima volta c'era un gruppo di militanti bayrouisti, ben distinguibili perché hanno usato il colore del loro nuovo partito, il MoDem.
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