Catania Pride 2008 - 5 luglio

28 gennaio 2007

Papata 15 - Perfino

La voce del Papa, questa volta, si è fatta udire con molta fatica. Almeno stando a rapide ricerche su internet, mi sembra che i principali quotidiani presenti in rete abbiano dedicato al suo discorso di ieri al Tribunale della Sacra Rota solo pochissimo spazio. La “notizia”, se così possiamo chiamarla, oggi è praticamente già scomparsa. Vuoi vedere che alla lunga i dischi che s’inceppano, seppur provenienti da Oltretevere, vengono a noia anche ai media italiani?
Ma cosa ha detto il Pontefice parlando a “prelati uditori, officiali e avvocati”? Ha sostanzialmente ribadito che il matrimonio è a rischio, perché

“non solo diventa contingente come lo possono essere i sentimenti umani, ma si presenta come una sovrastruttura legale che la volonta’ umana potrebbe manipolare a piacimento, privandola perfino della sua indole eterosessuale”.

Un chiaro riferimento ai PaCS, l’ennesimo sbocco omofobo di Ratzinger, il quindicesimo dalla sua elezione al soglio pontificio. Eppure qualcosa sembra lentamente cambiare nell’immagine che i cattolici italiani offrono di loro stessi o di quella rinviata dai media. Per esempio, da un sondaggio dell’istituto Swg risulta che in Italia il 53% dei cattolici praticanti ritiene “non corretti” gli interventi della Chiesa nella sfera pubblica, mentre un reportage dell’Espresso mostra quanta ipocrisia si ritrovi nelle parole dei sacerdoti che quotidianamente devono applicare i diktat papali: intransigenti su aborto e fecondazione assistita, per esempio, i confessori sentiti dal giornalista Riccardo Bocca lo sono molto meno sulle frodi fiscali o sul sesso con minorenni.
L’ambito nel quale il martellamento omofobo continua a provocare un effetto sicuro, rimane comunque la classe politica italiana, anche quella di centrosinistra, che sembra in gran parte bloccata su posizioni arretrate, del tutto incapace di offrire un quadro giuridico adeguato alle convivenze. È vero che proprio ieri è stato Romano Prodi in persona ad assicurare che il governo presenterà a breve (comunque oltre il termine inizialmente previsto, e cioè il 31 gennaio) il disegno di legge sulle unioni civili, di cui si discute già da molto tempo. È altrettanto vero, però, che molti segnali fanno presagire il peggio.
Rosy Bindi ha posto le sue condizioni per il via libera al provvedimento: la reversibilità della pensione potrebbe essere concessa alle coppie di fatto solo dopo l’approvazione di un’adeguata riforma previdenziale e non sarà corrisposta nel caso di convivenze di durata inferiore a dieci o, forse, a quindici anni. Inoltre, pur di non riconoscere ufficialmente l’esistenza di una coppia fuori dal matrimonio, non verrebbe istituito nessun registro delle unioni civili nel comune di residenza dei conviventi, ma si introdurrebbe la possibilità di redigere una semplice annotazione all’anagrafe che certifichi l’esistenza di quell’unione. Su questo punto il premier ha consigliato Bindi e Pollastrini di consultare il ministro dell’Interno, Giuliano Amato. Cioè quello stesso Dottor Sottile che, da presidente del Consiglio nelle settimane che hanno preceduto il World Pride di Roma del 2000, rispondendo ad una interrogazione parlamentare che gli chiedeva di vietare la manifestazione perché avrebbe recato turbamento alle celebrazioni del Giubileo, affermò: “Purtroppo la Costituzione non ce lo permette”.
Che un riconoscimento chiaro ed inequivocabile delle coppie di fatto possa venire dal disegno di legge governativo è escluso in partenza dalle infauste sette righe del programma dell’Unione, il cui contenuto è stato ribadito dallo stesso Prodi: “Non ci saranno attentati alla famiglia, ma solo diritti individuali riconosciuti”.
A questo punto sta a noi, che consideriamo questa come una battaglia importante – certo, non l’unica – per il riconoscimento dei nostri diritti, continuare a chiedere con fermezza e con una determinazione ancora più forte, ciò che da troppo tempo ci è dovuto. La Conferenza Episcopale Italiana tuona anche oggi contro di noi? Mastella minaccia di votare contro il disegno di legge sulle unioni civili e paventa un cambio di maggioranza su tali questioni? Abbiamo tre occasioni, tre appuntamenti già stabiliti, durante i quali possiamo cantargliela: il 10 febbraio alla manifestazione No Vat organizzata da Facciamo Breccia, il 10 marzo alla manifestazione unitaria a sostegno dei PaCS, e il 9 giugno al Pride nazionale che si terrà a Roma, la capitale della confusione tra Stato laico e Stato confessionale, la capitale dell’equivoco.

Fonti: Adnkronos via Gaynews, L’Espresso, la Repubblica.
Antidoto: Facciamo Breccia.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Anzichè citare sondaggi (oltretutto di quelle stesse agenzie che ci davano anche per vincenti con largo margine alle ultime elezioni politiche), citiamo dati di fatto:

Fonti recenti dell'ISTAT ci dicono che sono poco meno di 150 le coppie che si sono iscritte ai registri delle unioni civili che si sono istituiti in certi Comuni, coem quello di Padova.

E facendo un calcolo, rapportato con la popolazione di quei comuni, sono appena appena lo 0,01% della popolazione....cambiamento sociale lo chiami???

Barbara Tampieri ha detto...

La verità è che i preti stanno diventando sempre più rari, come i panda.

@valerio
già, come quelle malattie rare che colpiscono una persona su 1 milione. Perchè studiare una cura per così pochi?

Anonimo ha detto...

Stavolta è quasi un peccato che non se ne sia parlato. Ma forse sono solo io che trovo divertente e autodistruttivo il discorso sull'intangibilità della famiglia fatto dal Papa davanti agli avvocati e giudici della Scacra Rota (in pratica, coloro che disfano le famiglie "regolari" e "tradizionali" e "benedette da dio" dietro lauto pagamento).

Anonimo ha detto...

Riguardo i sondaggi, vanno presi cum grano salis, ma in entrambi i sensi. Ad esempio, molti a domanda precisa rimasticano nella risposta le tesi vaticane propinate ogni giorno dal tg1 (gonfiando quindi il numero dei "contrati ai pacs" e dei "contrari alle adozioni"), ma poi nella pratica davanti a un riconoscimento giuridico si rassegnerebbero e non negherebbero il riconoscimento sociale alle coppie gay (così come se ne fregano nella loro pratica privata di tutte le prescrizioni della dottrina cattolica)

Gabriele ha detto...

Valerio, rispetto a quello che scrivi, due cose: 1) sono d’accordo con Lameduck, non si capisce perché le minoranze devono avere meno diritti della maggioranza, a meno che tu non voglia una politica discriminatoria (tu non la vuoi, vero?); 2) le coppie che fino a questo momento si sono iscritte ai registri saranno anche 150, ma ti rendi conto anche tu che se quell’iscrizione fosse accompagnata da diritti esigibili (te ne ripeto giusto un paio come la reversibilità della pensione e la successione in caso di morte, perché sembri un po’ duro di comprendonio), probabilmente le cose cambierebbero e molte più coppie si iscriverebbero. Dunque quella cifra non è in nessun modo indicativa del numero di coppie esistenti o di coppie ai quali il PaCS potrebbe tornare comodo. Per verificarlo, infatti, sarebbe necessaria una legge che quelle coppie le riconoscesse sul serio. Come in Francia, magari, dove i PaCS funzionano benissimo, dove già si discute apertamente di un’altra cosa, cioè di matrimonio fra persone dello stesso sesso e di adozioni e dove le coppie pacsate sono un esercito.
Non si capisce bene se cerchi di prendere in giro gli altri o te stesso.

@ Disorder: anch’io penso che i sondaggi vadano presi con le molle e possano costituire uno strumento di manipolazione. Su questo non c’è dubbio. Tuttavia resto convinto che anche fra i cattolici si stia facendo strada una certa “stanchezza” per le rigidità della Chiesa, ma soprattutto per le genuflessioni della nostra classe politica. In ogni caso, anche se così non fosse, qui non si chiede alle coscienze di rinunciare ai propri valori, si chiede allo Stato di essere laico e di legiferare per tutti e non contro qualcuno. Tutto qui.

Anonimo ha detto...

Io direi che senza mobilitazione reale. Cioè fare breccia nei media, non si otterrà nulla. Altrove si sarebbero organizzate marce lunghe chilometri, non capisco perchè non si possa fare da noi.


www.kafkahigh.com

Anonimo ha detto...

interessante! non conoscevo questi appuntamenti. proveremo a promuoverli...