“Operazione pretofilia”: quando il governo italiano censura un videogioco
Una casa, una scuola, una palestra, un collegio cattolico; e poi bambini, genitori, preti, agenti silenziatori e poliziotti: è lo scenario che fa da sfondo a un nuovo videogioco messo on line il 23 giugno, il cui titolo è “Operazione pretofilia”. Scaricabile gratuitamente dal sito del collettivo Molleindustria, il videogioco è stato rimosso ieri dagli stessi attivisti e game designer. Su di loro pesava infatti la minaccia dell’oscuramento, lanciata dal governo dietro sollecitazione dell’ineffabile deputato UDC Volontè.
In “Operazione pretofilia”, un gioco ispirato alle vicende narrate dall’ormai celebre documentario della BBC Sex crimes and the Vatican, il giocatore veste i panni del cardinale e viene incaricato dal papa di una missione molto importante: “mettere a tacere ogni voce” sui casi di pedofilia che coinvolgono i preti. Nel videogioco tutti i personaggi si attivano autonomamente, tranne gli agenti silenziatori, riconoscibili per il loro abito rosso, che sono invece controllati dal giocatore. Quando qualche sacerdote cede ai propri impulsi e aggredisce un bambino (la scena dello stupro è, ovviamente, stilizzata e del tutto priva di particolari realistici), i genitori che assistono all’atto cominciano a correre verso il telefono più vicino per chiamare la polizia. Prima che possano farlo, però, può entrare in azione un agente (mandato dal giocatore) che intimidisce bambini e genitori e li riduce al silenzio. Se però arriva troppo tardi, la polizia, allertata, non tarderà a giungere sul posto. A quel punto il giocatore può impiegare un agente silenziatore per distrarre il poliziotto, ma non ci riuscirà molto a lungo. Una volta tratto in arresto, il prete colpevole può ancora essere salvato grazie a una risorsa chiamata “Deus ex machina”, cioè un elicottero che lo preleva e lo trasferisce in un luogo segreto della Città Vaticana. Ma quanti più sacerdoti verranno arrestati e lasciati al loro destino, tanto più forte diventerà la pressione mediatica sulla Chiesa. Quando questa raggiunge un livello troppo alto, il giocatore-cardinale perde la partita.
“Operazione pretofilia”, dunque, è un classico political game. “Ogni videogame, come ogni prodotto culturale, rispecchia la visione del mondo, le convinzioni e le ideologie dei propri autori. Ogni videogame” – spiega uno dei membri del gruppo, Paolo Pedercini – “è intimamente politico”. Il compito che si è assunta la Molleindustria è quello di inventare e rendere disponibili gratuitamente dei giochi che veicolino “messaggi dissonanti” rispetto a quelli che dominano la società contemporanea e che vengono riprodotti dai videogame solitamente in commercio. Tra i temi affrontati fin qui dal collettivo, troviamo ad esempio l’oppressione delle donne (Embrioni in fuga), l’industria del consumo alimentare (Mc Donald’s videogame), la precarietà del lavoro (Tamatipico, Tuboflex), il maschilismo (Simulatore di orgasmi), l’“eterocrazia” (Queer Power), ed altri ancora.
Che cosa ha disturbato, allora, i sonni dell’onorevole Volontè? Come ha spiegato in un’interpellanza urgente discussa tre giorni fa alla Camera, a suo avviso “Operazione pretofilia” infrangerebbe la legge che punisce la rappresentazione della pedofilia in rete, la quale si applica “anche quando il materiale pornografico rappresenta immagini virtuali realizzate utilizzando immagini di minori degli anni diciotto o parti di esse” (legge 38/2006, “Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet”, articolo 600-quater.1. Lo stesso articolo precisa che “per immagini virtuali si intendono immagini realizzate con tecniche di elaborazione grafica non associate in tutto o in parte a situazioni reali, la cui qualità di rappresentazione fa apparire come vere situazioni non reali”). Dopo che il governo ha interessato del caso la polizia postale e, per bocca del sottosegretario Paolo Naccarato, ha risposto affermativamente alla richiesta di Volontè di cancellare dalla rete la Molleindustria, il collettivo milanese ha deciso di togliere il videogioco dal proprio sito. “Siamo convinti” – si legge in un comunicato diffuso dal gruppo – “che perseguire un videogioco satirico con l’accusa di pedopornografia sia, oltre che un attacco alla libertà di espressione, anche un danno alla sacrosanta lotta agli abusi sui minori. La stessa legge che si propone di punire gli stupratori e i produttori di materiale pedopornografico viene usata per togliere dalla circolazione un’opera che paradossalmente vuole proprio essere una condanna di questi comportamenti”.
In un’intervista rilasciata prima del ritiro del gioco a Ecrans (portale di cultura del quotidiano francese Libération), Paolo Pedercini ha spiegato cosa aveva spinto la Molleindustria a pensare “Operazione pretofilia”: “In questi ultimi mesi c’è stata un’escalation di arroganza da parte della Chiesa in Italia. Cercano di bloccare sistematicamente qualsiasi discorso politico sul matrimonio omosessuale. In nome della cosiddetta ‘famiglia tradizionale’, conducono una disgustosa campagna omofoba. Allora ci è sembrato urgente fare un gioco esplicito che descrivesse i fatti che accadono all’interno di quella stessa istituzione che pretende di controllare i nostri comportamenti sessuali”.
In “Operazione pretofilia”, un gioco ispirato alle vicende narrate dall’ormai celebre documentario della BBC Sex crimes and the Vatican, il giocatore veste i panni del cardinale e viene incaricato dal papa di una missione molto importante: “mettere a tacere ogni voce” sui casi di pedofilia che coinvolgono i preti. Nel videogioco tutti i personaggi si attivano autonomamente, tranne gli agenti silenziatori, riconoscibili per il loro abito rosso, che sono invece controllati dal giocatore. Quando qualche sacerdote cede ai propri impulsi e aggredisce un bambino (la scena dello stupro è, ovviamente, stilizzata e del tutto priva di particolari realistici), i genitori che assistono all’atto cominciano a correre verso il telefono più vicino per chiamare la polizia. Prima che possano farlo, però, può entrare in azione un agente (mandato dal giocatore) che intimidisce bambini e genitori e li riduce al silenzio. Se però arriva troppo tardi, la polizia, allertata, non tarderà a giungere sul posto. A quel punto il giocatore può impiegare un agente silenziatore per distrarre il poliziotto, ma non ci riuscirà molto a lungo. Una volta tratto in arresto, il prete colpevole può ancora essere salvato grazie a una risorsa chiamata “Deus ex machina”, cioè un elicottero che lo preleva e lo trasferisce in un luogo segreto della Città Vaticana. Ma quanti più sacerdoti verranno arrestati e lasciati al loro destino, tanto più forte diventerà la pressione mediatica sulla Chiesa. Quando questa raggiunge un livello troppo alto, il giocatore-cardinale perde la partita.
“Operazione pretofilia”, dunque, è un classico political game. “Ogni videogame, come ogni prodotto culturale, rispecchia la visione del mondo, le convinzioni e le ideologie dei propri autori. Ogni videogame” – spiega uno dei membri del gruppo, Paolo Pedercini – “è intimamente politico”. Il compito che si è assunta la Molleindustria è quello di inventare e rendere disponibili gratuitamente dei giochi che veicolino “messaggi dissonanti” rispetto a quelli che dominano la società contemporanea e che vengono riprodotti dai videogame solitamente in commercio. Tra i temi affrontati fin qui dal collettivo, troviamo ad esempio l’oppressione delle donne (Embrioni in fuga), l’industria del consumo alimentare (Mc Donald’s videogame), la precarietà del lavoro (Tamatipico, Tuboflex), il maschilismo (Simulatore di orgasmi), l’“eterocrazia” (Queer Power), ed altri ancora.
Che cosa ha disturbato, allora, i sonni dell’onorevole Volontè? Come ha spiegato in un’interpellanza urgente discussa tre giorni fa alla Camera, a suo avviso “Operazione pretofilia” infrangerebbe la legge che punisce la rappresentazione della pedofilia in rete, la quale si applica “anche quando il materiale pornografico rappresenta immagini virtuali realizzate utilizzando immagini di minori degli anni diciotto o parti di esse” (legge 38/2006, “Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet”, articolo 600-quater.1. Lo stesso articolo precisa che “per immagini virtuali si intendono immagini realizzate con tecniche di elaborazione grafica non associate in tutto o in parte a situazioni reali, la cui qualità di rappresentazione fa apparire come vere situazioni non reali”). Dopo che il governo ha interessato del caso la polizia postale e, per bocca del sottosegretario Paolo Naccarato, ha risposto affermativamente alla richiesta di Volontè di cancellare dalla rete la Molleindustria, il collettivo milanese ha deciso di togliere il videogioco dal proprio sito. “Siamo convinti” – si legge in un comunicato diffuso dal gruppo – “che perseguire un videogioco satirico con l’accusa di pedopornografia sia, oltre che un attacco alla libertà di espressione, anche un danno alla sacrosanta lotta agli abusi sui minori. La stessa legge che si propone di punire gli stupratori e i produttori di materiale pedopornografico viene usata per togliere dalla circolazione un’opera che paradossalmente vuole proprio essere una condanna di questi comportamenti”.
In un’intervista rilasciata prima del ritiro del gioco a Ecrans (portale di cultura del quotidiano francese Libération), Paolo Pedercini ha spiegato cosa aveva spinto la Molleindustria a pensare “Operazione pretofilia”: “In questi ultimi mesi c’è stata un’escalation di arroganza da parte della Chiesa in Italia. Cercano di bloccare sistematicamente qualsiasi discorso politico sul matrimonio omosessuale. In nome della cosiddetta ‘famiglia tradizionale’, conducono una disgustosa campagna omofoba. Allora ci è sembrato urgente fare un gioco esplicito che descrivesse i fatti che accadono all’interno di quella stessa istituzione che pretende di controllare i nostri comportamenti sessuali”.
Dopo la vicenda della mostra cancellata a Bologna per le furiose polemiche intorno al suo titolo (“La Madonna piange sperma”, che gli organizzatori avevano peraltro già cambiato), dopo il tentativo di far annullare, ancora a Bologna, un’altra mostra, questa volta di quattro artiste a sostegno della linea di counseling telefonico di Arcilesbica (Recombinant Women), ecco una prova ulteriore, se mai fosse stata necessaria, del fatto che l’Italia è (irrimediabilmente?) una repubblica teocratica. Sarebbe interessante, a questo punto, sollevare un interrogativo (che Aelred ha già espresso nel suo Village) e interpellare tutte quelle persone che si stracciano le vesti in nome della libertà di espressione quando questa viene offesa dal fondamentalismo di un’altra religione (si veda il caso delle vignette satiriche contro l’islam): per quale motivo sono diventate, di colpo, così silenti?
1 commento:
La libertà di espressione è un sacrosanto diritto, riconosciuto dalla Carta dei diritti dell'Uomo. Anche se alcuni siti possono essere discutibili o criticabili, è un diritto di tutti esprimersi liberamente. Ciò che è criticabile è il comportamento ipocrita dei politici fondamentalisti cattolici italiani che impongono il loro stile oscurantista a tutti coloro che la pensano in modo contrario e che hanno il coraggio di dire la verità! LA censura e la scomunica sono un modo meno cruento per spiazzare e contrastare gli eretici; in sostanza equivale alla ben nota inquisizione. Un tempo ti mettevano al rogo, oggi oscurano il sito...! L'Italia non è un paese libero è una colonia del VAticano, stato teocratico e dittatoriale.
Viva la libertà, viva l'ateismo.
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