Catania Pride 2008 - 5 luglio

26 febbraio 2008

Dibattito Rajoy-Zapatero: appunti, prime impressioni

Ieri sera è andato in onda il primo dibattito televisivo fra il socialista José Luís Rodriguez Zapatero e il segretario del Partido popular Mariano Rajoy, in vista delle elezioni politiche che si terranno il 9 marzo prossimo. L’ho seguito in diretta via internet e la mia impressione è che sia stato un confronto molto serrato, estremamente ordinato e terribilmente tecnico. I candidati dovevano confrontarsi su cinque grandi temi (economia e impiego, politiche sociali, politica estera e sicurezza, politica istituzionale, sfide per il futuro) più un giro d’orizzonte all’inizio e uno alla fine. Entrambi hanno fatto un uso smodato di cifre, la cui somma, come spesso accade in questi casi, finiva per essere zero. Si sono squadernati dati, grafici e tabelle a più non posso, che dicevano tutto e il suo contrario: negli ultimi quattro anni la disoccupazione è aumentata, no, è diminuita; i prezzi sono alle stelle, no, sono rimasti invariati; il PP al governo ha ridotto le borse di studio, no, le ha aumentate. E così via. 
Esprimendomi ancora a caldo, direi che non ho trovato interessanti quelle parti del dibattito in cui i candidati sembravano distinguersi solo per il grado di efficienza nel mettere in pratica una certa politica (talvolta con una buona dose di demagogia e di cinismo: quanti immigrati hai respinto tu? E tu, quanti ne hai regolarizzati?), ma quelle dai cui contenuti emergeva una scelta di campo netta, una differenza fondamentale tra due opzioni ben distinte. Mi riferisco per esempio al fatto che Zapatero ha rivendicato per due volte la scelta di ritirare le truppe dall’Iraq o l’estensione del diritto al matrimonio anche alle coppie formate da persone dello stesso sesso o, ancora, lo snellimento delle procedure per il divorzio e la ricerca sulle staminali. Pace, ampliamento dei diritti civili, laicità: temi sui quali Rajoy non poteva intervenire; e infatti, su questi, neanche una parola da parte sua.
Mariano Rajoy ha dipinto una Spagna a tinte fosche, divisa, in preda alla crisi economica, con regioni sull’orlo della secessione, invasa da “bande di immigrati violenti” che possono rimanere in Spagna impuniti, manco a dirlo, grazie ai socialisti. Zapatero ha cercato di smontare tutte le accuse e ha sottolineato i progressi conseguiti dalla Spagna in quest’ultimo periodo: non ultimo, il fatto che il reddito medio ha superato quello dell’Italia, che la sua nazione è diventata l’ottava potenza più industrializzata, che pensioni e salario minimo sono stati aumentati, così come i sussidi agli studenti.
Tra i punti toccati ieri dai due candidati non poteva mancare uno dei temi più importanti di questa campagna, quello su cui il Partido Popular ha battuto durante tutta la legislatura: la lotta contro l’ETA. Rajoy tenta di accreditare la tesi secondo la quale il governo socialista ha infranto la linea della fermezza contro i terroristi, avviando con questi ultimi un dialogo e conferendogli un ruolo politico del tutto inopportuno. Avviando le trattative, Zapatero avrebbe mentito agli spagnoli e avrebbe mancato di rispetto alle vittime del terrorismo. È stato fin troppo facile, per il presidente del governo, ricordare che tutti i premier precedenti hanno avviato trattative con l’ETA, Aznar compreso. Tuttavia, mentre i socialisti hanno apoggiato Aznar nel suo tentativo, il PP non ha fatto altro che lavorare perché i socialisti fallissero, ben sapendo che la soluzione del conflitto, quando arriverà, premierà elettoralmente il governo che sarà riuscito ad ottenerla. 
Tutte le prime stime effettuate dopo la chiusura del dibattito mostrano che Zapatero ha riscosso, presso gli intervistati, la maggioranza dei consensi (tra il 46% e il 45,4%, mentre Rajoy è tra il 42% e il 30,1%). Il prossimo dibattito andrà in onda, ancora una volta in diretta, il 3 marzo.

Tutto il dibattito (video): El País
La trascrizione integrale del dibattito: El País.

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25 febbraio 2008

Sta per cominciare il primo confronto televisivo Zapatero-Rajoy

Tutto è pronto. Dopo quindici anni di assenza, nella campagna elettorale spagnola si riaffaccia il dibattito televisivo. Dopo essersi negato per tutto questo tempo, alla fine il PP ha accettato di organizzare due confronti con il PSOE: il primo, in onda tra pochi minuti, e il secondo il 3 marzo prossimo, a meno di una settimana dall'appuntamento con le urne.
Protagonisti: il socialista Zapatero, presidente del governo, e Rajoy, segretario del Partido Popular. Una scenografia dai toni grigio metallizzato, "sobria ed elegante", venti telecamere, sei assistenti per il candidato socialista e sei per quello popolare (uno di loro potrà avvicinarsi ai contendenti durante la pausa pubblicitaria), un cronometro manovrato  da rappresentanti della Federazione spagnola di pallacanestro. Tra tutti i dettagli diffusi dalla stampa, non manca neanche la temperatura dello studio: 21 gradi, non uno di più, non uno di meno.
Curiosità a parte, secondo alcuni esperti questo dibattito non farà cambiare idea a chi ha già deciso di votare l'uno o l'altro, ma servirà forse a convincere qualche indeciso. Per il momento, secondo i sondaggi (per quel che contano), Zapatero parte oggi con un vantaggio di quattro punti su Rajoy (44% di consensi contro 40%). I temi che i due candidati tratteranno questa sera: economia e impiego, politiche sociali, politica estera e sicurezza, politica istituzionale, sfide per il futuro. 

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24 febbraio 2008

Mehdi, gay, deve rientrare in Iran: così vuole l'Inghilterra

Un ragazzo di neanche vent’anni, iraniano, omosessuale. Si chiama Seyed Mehdi Kazemi e la sua storia va seguita attentamente, perché rischia di finire molto male. 
Mehdi lascia l’Iran nel 2005, destinazione Londra, per motivi di studio. Una volta giunto in Inghilterra, viene a sapere che la polizia di Teheran ha arrestato il suo compagno di soli quindici anni, Parham, per sodomia.
Visto che la sua relazione con Parham è divenuta ormai di dominio pubblico nel suo paese, Mehdi decide di chiedere alle autorità inglesi l’asilo politico. Con una decisione a dir poco cinica, il governo decide di rispedirlo in Iran, considerato evidentemente un luogo sicuro per gli omosessuali. Talmente sicuro che Parham ci è morto, nel 2006, giustiziato a seguito di una regolare sentenza di condanna pronunciata dal tribunale. Come se non bastasse, la polizia si presenta a casa dei genitori di Mehdi intimando loro di custodirlo fino all’avvio del processo. 
Se tornasse in Iran, la sorte di Mehdi sarebbe segnata. È per questo che fugge clandestinamente dall’Inghilterra e cerca di raggiungere il Canada. Viene fermato dalle autorità tedesche e inviato in Olanda, dove si spera che possa trovare più facilmente rifugio. Tuttavia, con un’ostinazione degna delle più atroci persecuzioni, l’Inghilterra chiede all’Olanda di riavere Mehdi, per poter finalmente eseguire il rimpatrio. Il volo per l’Inghilterra è fissato per dopodomani, martedì 26 febbraio, dall’aeroporto di Schipol. L’arrivo a Heathrow è previsto per le 8,30 locali.
“Il Regno Unito continua a violare le convenzioni internazionali sui diritti umani e sui diritti dei rifugiati, nonché le direttive e i regolamenti europei che disciplinano le richieste di asilo” dichiarano i tre rappresentanti del gruppo Everyone, che hanno lanciato l’allarme oggi con un comunicato. Malini, Pegoraro e Picciau citano il caso della lesbica iraniana Pegah Emambakhsh, alla quale è stato negato lo status di rifugiata perché non poteva provare la sua omosessualità e quello di Ama Sumani, malata terminale di cancro che non ha potuto rimanere in Inghilterra a curarsi ma è stata rimpatriata nel Ghana. 
L’Inghilterra non sembra aver recepito, insomma, il pronunciamento della Commissione Europea, secondo la quale “gli Stati membri non possono espellere o rifiutare lo status di rifugiato alle persone omosessuali senza tenere conto del loro orientamento sessuale, delle informazioni sulla relativa situazione nel paese di origine, ivi comprese le disposizioni legislative e regolamentari e il modo in cui sono applicate”. È per questo che Everyone si è rivolta al Parlamento Europeo e all’Alto Commissario per i Rifugiati ONU, Antonio Guterres, perché sia bloccato il rimpatrio di Mehdi e si conceda subito a quest’ultimo lo status di rifugiato.

Fonte: Everyone.

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19 febbraio 2008

Sarkozy, Berlusconi e il papa

Su Libération di oggi è comparso un articolo del filosofo e giornalista francese Robert Maggiori, sulla sorte della laicità in Francia e in Italia. Eccovi la traduzione.

Ci sono mille ragioni - politiche, morali e anche psicologiche - per stabilire un legame tra Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy. Stesso populismo, stessa autocrazia, stesso istrionismo, stesso gusto smodato per la scena, stesso modo di trattare come dipendenti i collaboratori e gli alleati, stesso controllo (reale per uno, agognato per l’altro) sull’informazione, stessa incultura letteraria e filosofica - possiamo immaginarli con un libro in mano? -, stessa abilità retorica, stessa maniera di esibire la ricchezza... Tuttavia un punto in comune merita di essere sottolineato in special modo: divorziati e padri di figli avuti con diverse donne - situazione che Santa Madre Chiesa approva ben poco -, impiegano la stessa forza nell’affermare le virtù della religione e a disprezzare la laicità.
In Francia - “Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale” -, non ci sono stati milioni di persone in piazza dopo che il loro presidente ha dichiarato che i maestri non potranno mai sostituire i pastori o i sacerdoti, affermando così che non esiste una morale se non religiosa. In Italia ce ne sono stati di manifestanti, un vero e proprio tumulto, con tanto di petizioni, dibattiti infuocati alla televisione, interventi in Parlamento, centinaia di articoli, migliaia di post sui blog... Per difendere la laicità? No. Per garantire la libertà di espressione del... papa, tremendamente minacciata! In Francia facciamo bene a preoccuparci delle affermazioni del Presidente. In Italia, invece, ci si domanda se dichiararsi atei o laici non diventerà presto un atto passibile di sanzioni penali.
Andiamo indietro nel tempo, al 15 marzo 1990. In un discorso pronunciato a Parma, Joseph Ratzinger, all’epoca ancora cardinale, cita una frase di Paul Feyerabend, nella quale l’epistemologo “anarchico” diceva che “all’epoca di Galileo, la Chiesa rimase ben più fedele alla ragione dello stesso Galileo”, e che “il processo contro Galileo è stato ragionevole e giusto”. La riprende nel 1992 in “Svolta per l’Europa?” (edizioni Paoline, Roma), il che autorizza a pensare che quella citazione, se proprio non traduceva il suo pensiero, doveva piacergli davvero tanto.
Il 17 gennaio scorso, Ratzinger, divenuto nel frattempo Benedetto XVI, viene invitato dal rettore dell’Università La Sapienza di Roma, Renato Guarini, a tenere una lectio magistralis per la cerimonia d’apertura dell’anno accademico. Alcuni professori se ne risentono e, ricordando la quella citazione così amata dal papa, scrivono al rettore che, “in quanto uomini di scienza fedeli alla ragione e insegnanti che hanno consacrato la loro vita al progresso e alla diffusione della conoscenza”, si sentono offesi e, “in nome della laicità della scienza e della cultura, nel rispetto di questa facoltà aperta a ricercatori e studenti di ogni credo e di ogni ideologia”, chiedono che “l’inopportuno evento” non abbia luogo. La lettera circola nelle altre università e raccoglie rapidamente millecinquecento firme di professori. Si diffonde anche tra gli studenti che, di assemblea in assemblea, creano una “mobilitazione” contro la visita del papa alla Sapienza. Sui muri della facoltà viene steso un immenso striscione: “La scienza è laica”.
Basandosi sulla relazione del prefetto, che teme incidenti, il Vaticano annulla la visita del papa. Benedetto XVI può tenere tutti i discorsi che vuole, anche i più reazionari, su famiglia, omosessualità, unioni di fatto, aborto, procreazione assistita, eutanasia - ma fuori dall’università. Tutto bene quel che finisce bene?
E no! Il diabolico cardinal Ruini, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, rovescia la situazione: il papa è vittima dell’intolleranza dei laici. Gli impediscono di parlare, lo umiliano! Che tutti i difensori della fede e della libertà vadano in suo aiuto! E, in effetti, migliaia di manifestanti “antilaici” si ritrovano in piazza San Pietro. L’Osservatore Romano scrive che “la minaccia contro il papa è un evento drammatico”. Uomini politici di ogni campo entrano in scena per manifestare la loro solidarietà alla Chiesa imbavagliata, per fustigare i “cattivi maestri”, gli empi, gli... integristi! Silvio Berlusconi ne approfitta per attaccare la sinistra, alleata a delle “frange intolleranti” e la richiama a “un severo esame di coscienza”. L’Italia è il paese dove la Chiesa (cattolica) ha più potere. Papa, cardinali, vescovi e preti s’impicciano di qualsiasi cosa, partecipano a tutti i dibattiti su tutti i mezzi di comunicazione, scritti e audiovisivi, possiedono imperi mediatici, formano le coscienze, disegnano le forme e i contenuti dell’etica - che, dicono, è cristiana o non è. Così, affermare che “la scienza è laica” diventa il sintomo di una grande intolleranza. È vero che “il maestro non potrà mai sostituire il prete”. My God!

La prima domanda (retorica) che mi è venuta in mente dopo la lettura di questo articolo, è stata: ma com’è possibile che in Italia Sarkozy piaccia così tanto e sia indicato da più parti come esempio di una destra “moderna”, visto che gli stessi francesi lo paragonano all’impresentabile Berlusconi? Le offese di Sarkozy a uno dei pilastri della Repubblica, quello della laicità, dovrebbe metterci tutti in allarme, tanto più che, se in Italia la corsa del berlusconismo e al clericalismo non può certo essere fermata (al contrario, può essere solo favorita) dal PD di Veltroni e Binetti, anche in Francia l’opposizione risulta ammutolita, non pervenuta.

Fonte: Libération (traduzione mia).

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13 febbraio 2008

Chi ha paura del matrimonio?

Abituate a parare (invano) gli attacchi ormai quotidiani all’autodeterminazione rivolti dalle gerarchie cattoliche, dalla politica e ora anche dalle forze dell’ordine contro le cittadine e i cittadini di una Repubblica sedicente democratica, molte persone laiche, in Italia, non fanno più sentire la propria voce come invece dovrebbero. Sembra quasi abbiano abdicato al loro compito, che è quello di difendere la laicità dello Stato e di rimettere al proprio posto chiunque pretenda d’imporre la morale religiosa sulle scelte legislative. Quando prendono la parola, lo fanno timidamente, e quasi chiedendo scusa del disturbo. 
Chi legge questo blog queste cose le sa a memoria. O forse no. Vale la pena, io credo, quando il panorama nel proprio paese giunge ai minimi livelli e si ha bisogno di una boccata d’ossigeno, cercare appigli altrove. Io l’ho fatto andando a rileggere il dibattito tenuto in Spagna, al Congreso de los Diputados, il 30 giugno 2005, data nella quale l’equivalente della nostra Camera dei Deputati ha tolto il veto del Senato al provvedimento che stabiliva l’allargamento del diritto al matrimonio e all’adozione alle coppie formate da persone dello stesso sesso, trasformandolo in legge dello Stato. Tante sono le immagini di quel bel giorno che tornano alla mente: il discorso di Zapatero; il goffo tentativo di forzare la situazione da parte del rivale popolare, Mariano Rajoy, che chiede la parola a dibattito ormai chiuso; il Presidente del Congreso, che con fermezza rifiuta di concedergliela e apre la votazione; la gioia sulle tribune del pubblico, dove si riconoscono militanti storici (Zerolo, Jiménez) e volti meno noti dell’associazionismo gay e lesbico spagnolo; la mano di uno di loro, che si posa dolcemente sul ginocchio del compagno, in un momento di tensione in aula.
Avevo già letto e riletto le parole che il Presidente del Consiglio aveva scelto per difendere l’azione del Governo e la sua “legge sull’uguaglianza”. Ma non avevo prestato attenzione al discorso del gruppo socialista. Il partito sceglie d’inviare alla tribuna dell’oratore (così usa da quelle parti) una deputata alla sua prima legislatura, una ragazza di 29 anni. È Carmen Montón Giménez, studentessa di medicina, entrata nell’organizzazione giovanile del PSOE nel 1992 e nel partito dal 1996. Percorre l’emiciclo con grandi falcate, sfila davanti ai banchi del Governo senza gettare nemmeno un’occhiata, prende la parola e attacca subito con grande determinazione.
Leggete la traduzione del resoconto stenografico (è un po’ lungo, ma ne vale la pena, ve lo assicuro) e statela ad ascoltare (il video, tratto da Youtube, dura in tutto quattordici minuti ed è diviso in due parti). E se fosse questa la politica che abbiamo dimenticato?

Signor presidente, signore e signori, la storia è scritta dai vincitori, loro decidono quello che ricorderemo e quello che nasconderemo; così è stato con gli omosessuali. Leggendo un qualsiasi libro di storia saremmo portati a credere che nessuna società ha celebrato l’amore tra uomini o donne, che mai un pittore, un poeta o un politico hanno lasciato entrare nel loro letto o nel loro cuore un altro uomo o un’altra donna. Le prove dell’amore omosessuale sono state discretamente soppresse, come è stato fatto nel caso dei greci e dei romani. Liberati dalla censura, i precedenti storici rivelano che la realtà è esattamente il contrario, che l’amore tra uomini o tra donne è una costante universale; l’unica cosa che cambia è l’atteggiamento della società. Tutte le culture hanno regolato l’amore tra uomini o tra donne tessendo rituali diversi, più o meno elaborati, e alcune hanno provato, senza successo, a farlo sparire. Oggi, signore e signori, siamo davanti a un momento storico. Noi, deputati e deputate di questa legislatura, abbiamo l’opportunità, col nostro voto, di rendere possibile l’uguaglianza. Oggi siamo qui per togliere il veto del Senato a questa legge che parla di uguaglianza, libertà, giustizia, dignità, pluralismo, tolleranza, solidarietà; che parla di cittadinanza piena (Applausi). Noi socialisti voteremo in questo senso perché appoggiamo e difendiamo questa legge con pari o persino maggior convinzione, passione, decisione e ottimismo del primo giorno.
Il matrimonio è un’istituzione umana, culturale e non risponde al dettato di alcuna legge naturale e neppure divina, pertanto sarà ciò che la società deciderà in ogni momento, in funzione della realtà e delle sue necessità, democraticamente e legittimamente. Questa Camera, il Governo, non solo possono, ma devono regolare nel matrimonio le diverse forme di unioni affettive presenti nella nostra società, poiché questa legge non attacca né distorce l’istituzione matrimoniale, ma anzi la difende, la amplia, l’arricchisce e la rende più forte; non si oppone al matrimonio ecclesiastico, che non è materia di questa legge; non si oppone al matrimonio eterosessuale. Al Senato sono stati presentati due veti: uno da parte di Unió e l’altro da parte del PP; ciascuno brandisce questa o quella ragione, porta questo o quell’argomento, tuttavia, alla fine, il risultato è lo stesso: vogliono negare i diritti di gay e lesbiche a chi osa essere gay o lesbica. Signore e signori dell’Unió, in questo progetto dite che la legge parte da una confusione molto grave. Parlate - cito testualmente - di “un’inesistente discriminazione associata all’istituzione matrimoniale e all’adozione per le persone omosessuali”. Permettetemi di dirvi che siete voi a partire da una confusione grave, non volendo vedere o riconoscere ciò che è evidente, visto che, disgraziatamente, nel nostro paese, fino adesso, gli omosessuali non godono del rispetto e del riconoscimento pieno della loro unione né della possibilità di regolarizzare la situazione dei loro figli o di adottare come coppia. Bisogna capire che il diritto al matrimonio e al fatto che lo si chiami proprio matrimonio, è un diritto di tutti, senza distinzione, e in democrazia non può essere un privilegio per alcuni, con l’esclusione degli altri. Tratterò più tardi dei vostri dubbi su adozione, diritto comparato e frattura sociale. In ogni caso, di sicuro voglio ricordare ciò che ha detto il signor Guinart Solá in quest’Assemblea il 21 aprile: che nella sua qualità di sindaco, celebrerà matrimoni tra persone dello stesso sesso, funzione che eserciterà con assoluta lealtà e obbedienza alla legge che sicuramente sarà approvata.
C’è poi il veto del PP. In questo veto, del matrimonio tra persone dello stesso sesso voi dite che esso non è né possibile né appropriato. Appropriato già lo è, e dopo la votazione di oggi sarà anche possibile (Applausi). Voi non offrite le vostre ragioni, ma vi limitate a nascondervi dietro quelle altrui, come sempre. Ma adesso basta con le scuse o i giri di parole, chiamiamo le cose col loro nome; chiamiamo ogni cosa col nome giusto, non utilizziamo eufemismi. Voler mantenere la discriminazione per orientamento sessuale si chiama omofobia; voler trattare degli individui o una collettività come inferiori, si chiama discriminazione; quando si vuole che solo alcuni e non tutti i cittadini godano di vantaggi speciali o esclusivi, come il diritto al matrimonio, si tratta non più di un diritto ma di un privilegio; e fingere o far apparire qualcosa diversamente da come è o da come viene sentita, dire una cosa e farne un’altra, si chiama ipocrisia (Applausi).
Colleghe e colleghi, per anni il Partido Popular ci ha spiegato le sue ragioni, ha raccolto opinioni contro le persone omosessuali, e continua a farlo. Basti ricordare che nei suoi otto anni di governo, ha totalizzato più di trenta votazioni nelle quali non compariva, come invece compare ora, la parola matrimonio; perciò quella del nome è solo una scusa. In queste votazioni voi vi siete mostrati avversi alle persone omosessuali e continuate a farlo dall’opposizione. Non avete nemmeno permesso che cominciasse l’iter di una legge per le coppie di fatto, anche se adesso volete far credere che sia un problema che vi preoccupa, impegnandovi a legiferare sulla discriminazione con un progetto al quale è stato dato il nome di unioni civili (voi aggiungete “stabili”), tardivo e privo di ogni credibilità. Inoltre, vi ricordo che la Spagna è stato l’unico paese europeo che si è opposto alla possibilità per gay e lesbiche di essere ascoltati all’ONU, alleandosi con paesi che applicano la pena di morte agli omosessuali. Ancora, le emeroteche sono piene di dichiarazioni dei vostri massimi dirigenti contro i diritti delle persone omosessuali: Zaplana, Mato, Montoro, Fraga, Conde, Botella, e potremmo continuare. E a questo si deve aggiungere la manifestazione del 18 giugno scorso. Non sarò tanto dura quanto il vostro collega, il sindaco di Vitoria, che l’ha chiamata “miserabile”, ma dirò che quando la sinistra scende in piazza è per rivendicare diritti, per ampliarli; la destra, voi, siete scesi in piazza per eliminarli, per ridurli (Applausi)

Avete voluto dividere la società e la sola cosa che avete ottenuto è di dividere i capi della Chiesa e il vostro stesso partito.
Signore e signori del Partido Popular, stare dalla parte delle famiglie significa offrire borse di studio, aumentare il salario minimo interprofessionale, conciliare la vita familiare con quella lavorativa; questo vuol dire stare dalla parte delle famiglie. Quelli che non stanno con le famiglie siete voi, che escludete gran parte di esse. Tanti sforzi, tanti allarmismi, tante divisioni, tanto lavoro, tanta energia, tanti ricorsi, tanti autobus per opporsi ai diritti, all’uguaglianza degli altri cittadini (Una voce: Brava!). Perché siete contro i diritti degli altri cittadini (Applausi)? Perché siete contro i diritti delle persone omosessuali? Essere eterosessuali non costituisce merito alcuno, perché allora per voi essere omosessuali sarebbe un demerito? Non desidero continuare con questa domanda, perché a tutto ciò si deve aggiungere il vostro comportamento al Senato, i vostri esperti. L’audizione del vostro esperto, il signor Polaino, qualifica il gruppo che l’ha richiesta e la storia saprà opportunamente inquadrarla. Vi siete sbagliati oppure quelle cose non osavate dirle da soli (Applausi)? Questo esperto continua a esporre gli stessi argomenti, anche nei suoi libri, perciò se ne può facilmente dedurre che il PP conosceva bene le sue opinioni e gli sembravano buone, e che proprio per queste sue opinioni lo ha invitato a parlare al Senato e solo dopo la polemica ha deciso di fare marcia indietro.
Colleghe e colleghi, nella società e nel paese che vogliamo, ci sono alcune cose che oggi non possono più essere permesse. Come nel caso di Buttiglione, candidato a commissario europeo per le libertà, quando ha pronunciato quelle sgradevoli dichiarazioni contro le donne e gli omosessuali, non si può permettere che con un invito e con la complicità prima e con i complimenti in Senato poi, si dichiari che l’omosessualità è una patologia da curare, causata da genitori ostili e alcolizzati, per non citare che alcune di quelle affermazioni destituite di ogni fondamento. Avete avuto l’opportunità di portare al Senato qualcuno che dimostrasse o avallasse le vostre tesi in modo serio, credibile e scientifico, e non ne avete trovato nessuno. Gli altri esperti hanno mostrato chiaramente che non esistono effetti negativi nello sviluppo dei minori che convivono con coppie omosessuali, che non ci sono problemi per i bambini. Perché, signore e signori, è pura ipocrisia parlare di adozione o di figli come se fosse un’ipotesi. Gli omosessuali hanno figli, e questi figli non sono protetti e sono discriminati proprio per il fatto di non essere riconosciuti. Volete mantenere anche questa discriminazione? Parlate dell’interesse del minore. Noi stiamo dalla parte del Tribunale Europeo dei Diritti Umani, dalla parte della sua sentenza del 26 febbraio 2002, la stessa che ogni volta avete citato per giustificare la vostra tesi. In quella sentenza, come tutti già sappiamo, si riconosce che l’adozione serve a dare una famiglia a un bambino, non a dare un bambino a una famiglia. Siamo d’accordo, ma non saremo mai d’accordo sul fatto che voi possiate imporre la vostra morale rispetto al modello familiare. Dirò di più. È inutile che continuiate a suscitare timori, ditelo apertamente: proverete ad abrogare questa legge sull’uguaglianza? Voi sapete bene che ciò è impossibile.
Signore e signori, per concludere, benché potremmo continuare, oltre a tutte queste posizioni contro il diritto delle persone omosessuali c'è anche il veto posto dal Senato alla legge. Oggi ci riuniamo qui, alla Camera; avete la vostra ultima opportunità. Oggi si mette un punto finale a questa riprovevole vicenda. Come desiderate passare alla storia? Colleghe e colleghi, voi avete detto e fatto molte cose, ma non tratterrò nella memoria nessuna di esse, perché il più grande risultato è quello che otterremo noi, che è infinitamente più grande di tutto ciò che voi avete fatto e detto. Ricorderò quello che oggi otterremo, cioè che la nostra democrazia si rafforzerà, che tutti i cittadini e tutte le cittadine godranno degli stessi diritti. E, per quanti sforzi facciate per affermare il contrario, questo non sarà mai un male. Come potrebbe esserlo il fatto che noi spagnoli saremo uguali per quanto riguarda i diritti civili e le libertà pubbliche? Non mi stancherò di dire che è ingiusto essere cittadino di seconda categoria per amore, che questa norma non va contro nessuno, che è a favore dell’uguaglianza, della tolleranza e del pluralismo, che non porterà pregiudizio a nessuno. Ricordate: non volevate il divorzio e adesso ne fate uso; non volevate il matrimonio tra persone dello stesso sesso e sicuramente vi sposerete (Commenti), sarete testimoni di nozze e brinderete alla salute e alla felicità degli sposi o delle spose. Sì, perché questa legge parla anche di felicità, della felicità di molte persone, di molte famiglie, e credo che nessuno abbia il diritto di negarla.
Infine, a proposito di diritto comparato, un mio amico dice: chi non vorrebbe che la Spagna fosse stata tra i primi paesi ad abolire la schiavitù o a riconoscere i diritti delle donne? Eppure siamo stati fra gli ultimi. Peccato! Bene, adesso abbiamo l’opportunità di essere fra i primi nel riconoscimento dei diritti degli omosessuali. Il matrimonio fra persone dello stesso sesso esiste già in Olanda e in Belgio, l’altroieri è stato il Canada ad ampliare questo diritto. È l’inizio di un nuovo periodo di uguaglianza. Io sono nata nel 1976 e in una generazione siamo passati da una legge sui fannulloni e i malviventi, che considerava l’omosessuale come pericoloso di per sé, lo privava della libertà e lo sottoponeva a vigilanza per tenerlo lontano dai suoi istinti degenerati, alla piena equiparazione dei diritti di gay e lesbiche con la riforma del Codice Civile che oggi approveremo. Per questo mi sento orgogliosa di vivere in questo paese oggi (Applausi). Oggi dimostriamo la maturità della nostra società e dimostriamo che siamo in molti a non essere disposti a sopportare e a permettere ancora l’ingiustizia. Oggi guarderemo avanti perché indietro abbiamo guardato già abbastanza. Guardiamo avanti perché adesso ci resta un grande lavoro per eliminare la discriminazione quotidiana e questo è un compito per il quale sono necessari tutti i partiti politici, i governi, i collettivi e ognuno di noi, perché la più grande rivoluzione che possiamo fare è cambiare noi stessi.
Termino con un ringraziamento alle organizzazioni gay, lesbiche e transessuali per il loro lavoro costante, paziente ed esemplare. Congratulazioni! Oggi, più che mai, è il vostro giorno (Prolungati applausi. Molte congratulazioni).

Fonti: Diario de sesiones del Congreso de los Diputados (30 giugno 2005, traduzione mia), El Mundo, knorpel26Woman.

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05 febbraio 2008

9 febbraio a Roma: NO VAT!

Nel corso del 2007 i movimenti di liberazione delle donne, delle lesbiche, di gay e trans hanno costruito grandi mobilitazioni di piazza – il Pride e la manifestazione contro la violenza maschile sulle donne – in cui sono emerse con forza la volontà di autodeterminarsi, la denuncia delle mistificazioni familiste e dell'invadenza vaticana nella sfera pubblica.
L’alleanza strategica tra politica istituzionale e Vaticano, che utilizza la violenza di genere, dentro e fuori la sfera domestica, come strumento di controllo sociale su donne, lesbiche, gay, trans è strumentale alla progressiva sostituzione del welfare con modelli familisti e politiche securitarie che negano i diritti di cittadinanza legittimando campagne persecutorie e razziste.
In modo sinergico sistema neoliberista e gerarchie vaticane - attraverso un processo di revisionismo storico e una costruzione normativa spacciata per naturale - sdoganano fascismi vecchi e nuovi e riattivano violenza e oppressione sui soggetti non conformi.
Autodeterminazione, laicità, antifascismo sono le nostre pratiche di r/esistenza e di liberazione.

DENUNCIAMO:
- le politiche familiste, securitarie e proibizioniste che impongono una visione morale predeterminata nelle politiche sociali, negando l’autodeterminazione dei corpi e degli stili di vita e mercificando i diritti di cittadinanza;
- il disconoscimento della resistenza e dell’antifascismo, la rilettura ideologica della storia resa evidente dall’ultima enciclica e dalla trasformazione degli aguzzini franchisti e fascisti in martiri;
- gli attacchi all’autodeterminazione e ai percorsi di liberazione di donne, gay, lesbiche, trans, migranti e di tutti i soggetti non conformi attraverso un progetto politico di istigazione all’odio che determina discriminazioni e alimenta squadrismi;
- le connivenze tra la casta politica e quella ecclesiastica nella difesa dei privilegi e nell’arretramento sul piano dei diritti individuali;
- il crescente restringimento degli spazi di laicità e la criminalizzazione dei non credenti e dei movimenti che si oppongono allo strapotere vaticano;
- il progetto di egemonia vaticana alleato col sistema neoliberista e con il dominio patriarcale.


MANIFESTIAMO:
- contro ogni integralismo e fondamentalismo,
- contro gli scambi politici sui corpi e sui diritti,
- per l’autodeterminazione delle donne,
- per i diritti e la piena cittadinanza di lesbiche, trans e gay,
- per l’eliminazione delle leggi ideologiche dettate dal Vaticano e la cancellazione della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, per una materità libera e consapevole,
- per l’attivazione di un dispositivo anti-omofobico e anti-discriminatorio slegato dalle logiche securitarie,
- per la libertà di scelta responsabile in ogni aspetto e fase della vita,
- per l'istruzione pubblica e laica, per l'abolizione dell'ora di religione e la cancellazione del sostegno pubblico alla scuola confessionale,
- per un sistema sanitario veramente pubblico e laico,
- per la difesa di uno stato sociale che risponda alle necessità reali dei soggetti,
- per l'abolizione del Concordato e dei privilegi derivanti (esenzione ICI, otto per mille), difesi a oltranza da governo e opposizione, a vantaggio di un potentato economico.


NO VAT! AUTODETERMINAZIONE, LAICITA', ANTIFASCISMO, LIBERAZIONE


ROMA 9 FEBBRAIO 2008


Coordinamento Facciamo Breccia (info, adesioni)

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Au cours de l’année 2007, en Italie, les mouvements de libération des femmes, des lesbiennes, des gays et des trans ont mobilisé de grands rassemblements – en juin avec la Fierté de Rome (1 000 000 de manifestant-e-s), et en novembre avec la manifestation contre la violence masculine sur les femmes (près de 200 000 participantes) - au cours desquels se sont exprimées avec force la volonté d’autodétermination, la dénonciation des délires familialistes et l’ingérence du Vatican dans la sphère publique italienne.
L’alliance entre institutions et Vatican, qui utilise la violence de genre, au-dedans comme au-dehors du domaine privé, comme instrument de contrôle social sur les femmes, les lesbiennes, les gays et les trans, favorise en effet le remplacement progressif du welfare citoyen par des schémas idéologiques familialistes et des politiques sécuritaires hostiles aux droits de citoyenneté et légitimant les campagnes de persécution homophobes et racistes.
Au travers des processus de négationnisme historique et la construction d’une norme soi-disant naturelle, les hiérarques du Vatican et les institutions néolibérales italiennes s’associent pour dédouaner les fascismes – anciens et nouveaux – et réactiver la violence et l’oppression contre les individu-e-s non conformes à cette norme.
Autodétermination, laïcité et antifascisme définissent nos pratiques de résistance, d’existence et de libération.


NOUS DÉNONÇONS:
- les politiques familialistes, sécuritaires et prohibitionnistes qui imposent une vision morale prédéterminée, refusent l’autodétermination des corps et des styles de vie et bradent les droits de citoyenneté ;
- le désaveu de la Résistance et de l’antifascisme, la relecture idéologique de l’histoire, évidente dans la dernière encyclique papale et dans la transformation des kapos fascistes et franquistes en martyrs;
- les attaques menées contre l’autodétermination et les mouvements de libération des femmes, gay, lesbiennes, trans, migrant-e-s et de tou-te-s les sujet-e-s non conformes à travers un projet politique d’incitation à la haine qui alimente les discriminations et les violences fascistes;
- la connivence entre la classe politique et la classe ecclésiastique dans la défense des privilèges et dans la régression des droits individuels;
- le rétrécissement croissant des espaces de laïcité et la criminalisation des non-croyant-e-s et des mouvements qui s’opposent à la surpuissance du Vatican;
- le projet hégémonique du Vatican allié au système néolibéral et à la domination patriarcale.


NOUS MANIFESTERONS:
- contre tous les intégrismes et tous les fondamentalismes ;
- contre les ententes politiques sur les corps et sur les droits ;
- pour l’autodétermination des femmes;
- pour les droits et la pleine citoyenneté des lesbiennes, des trans et des gays ;
- pour l’élimination de lois idéologiques dictées par le Vatican et l’abolition de la loi 40 sur la procréation médicalement assistée (qui interdit à toute femme non hétérosexuelle et non mariée d’y recourir), pour une maternité libre et consciente;
- pour la mise en oeuvre d’un dispositif anti-homophobie et anti-discriminations qui exclue toute logique sécuritaire;
- pour la liberté de choisir en toute responsabilité, en toute circonstance et toute phase de la vie ;
- pour une instruction publique et laïque; pour l’abolition de l’heure obligatoire de religion à l’école et la suppression des subventions d’État aux écoles confessionnelles ;
- pour un système de santé vraiment public et laïque;
- pour la défense d’un État social qui réponde aux besoins réels des individu-e-s ;
- pour l’abolition du Concordat et des privilèges qui en découlent (exemption de la taxe foncière, reversement auVatican de 0,8% des impôts perçus par l’État italien) défendus de manière outrancière par le gouvernement et l’opposition, au bénéfice d’un potentat économique.

NO VAT ! AUTODÉTERMINATION, LAÏCITÉ, ANTIFASCISME, LIBÉRATION.

ROME 9 FÉVRIER 2008


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04 febbraio 2008

Matrimonio gay all'Eliseo?

“La telenovela è finita”, annunciano i giornali italiani, e non si riferiscono al tira e molla elezioni subito-governino tanto pe’ campa’, ma al matrimonio, finalmente celebrato sabato scorso all’Eliseo, tra Sarkozy e Carla Bruni. Già si rincorrono nuove voci: “Carla Bruni è al terzo mese?”, che figurerebbe bene nella rubrica Chi se ne frega del vecchio Cuore.
L’associazione francese SOS Homophobie si è prontamente aggregata alle congratulazioni formulate al Presidente della Repubblica. A modo suo“Nicolas Sarkozy e Carla Bruni si sono sposati sabato. È il terzo matrimonio per il Presidente della Repubblica. Dal canto loro, Clara e Natascia, Abdel e Giuliano, Massimo e Antonio, Isabella e Carolina... vorrebbero anche loro sposarsi, anche una sola volta. Ma in Francia non ne hanno diritto. SOS Homophobie augura tanta felicità ai novelli sposi, e rinnova la sua richiesta di apertura del matrimonio alle coppie omosessuali”.

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